La recensione

Al San Carlo di Napoli Lo Schiaccianoci di Alessandra Panzavolta

Tutto esaurito alla prima di Schiaccianoci al San Carlo di Napoli lo scorso 30 dicembre. Jurgita Dronina, étoile ospite, è una Clara ora frizzante, ora etera, impeccabile nella tecnica. Giuseppe Picone, regale nel portamento, è un partner rassicurante e forte, generoso e garbato. Grande feeling nella coppia che ha donato prestigio ad uno spettacolo nel quale si sono distinti Carlo De Martino, Salvatore Manzo, Annalisa Nuzzo e Sara Sancamillo. Convincente il Corpo di ballo. Elegante l’allestimento.

Al Teatro San Carlo di Napoli per la prima de Lo Schiaccianoci con le coreografie di Alessandra Panzavolta la platea ha fatto il tutto esaurito e come ogni anno autoctoni e stranieri hanno rispettato la tradizione del Massimo salutando l’anno che si chiude con il balletto natalizio per eccellenza.

L’allestimento del Lirico è stato impeccabile: una cornice luccicante impreziosiva il palcoscenico e preannunciava le atmosfere magiche e surreali che di lì a poco si sarebbero palesate; le scenografie di Nicola Rubertelli insieme alle luci di Giuseppe Perrella hanno ricreato ambientazioni maestose e convincenti tanto nei momenti di vita quotidiana e reale come la festa di Natale, quanto in quelli di sogno e magia. I costumi di Giusi Giustino lasciavano rivivere l’eleganza ottocentesca tra colori sgargianti e tessuti pregiati in tutto il primo atto, mentre nel secondo la raffinatezza sobria dell’alta sartoria partenopea ha contribuito all’esaltazione e valorizzazione di tutti i ruoli.
Ancor prima dell’apertura del sipario, tra le prove dell’orchestra diretta dal maestro David Coleman e il chiacchiericcio degli spettatori, la sovrintendente Rosanna Purchia si aggirava soddisfatta e orgogliosa tra le file delle poltrone gremite.

Fin da subito Jurgita Dronina, étoile ospite, ha proposto una Clara particolarmente frizzante e spiritosa affiancata da Carlo De Martino nel ruolo del fratello che pure ha sfoggiato un’ottima dimestichezza nella mimica e nell’interpretazione oltre ad una tecnica pulita. Punta di diamante del primo atto è stata l’entrata in scena di un Arlecchino ormai noto al pubblico partenopeo, Salvatore Manzo applaudito e apprezzato per la tecnica impeccabile, le doti fisiche e un’esecuzione brillante e precisa. Sul finire del primo atto è finalmente entrato in scena l’atteso Giuseppe Picone nel ruolo del principe Schiaccianoci. Solitamente i grandi artisti sono accolti da applausi a scena aperta nella prima apparizione; questa volta però il pubblico ha preferito un sacro silenzio nell’attesa di valutare una performance che di certo non ha deluso. Il primo pas des deux tra Clara e il Principe ha rivelato grande feeling: la sintonia tra i due interpreti era tangibile e gambe e braccia eseguivano con simmetria, equilibrio e medesima qualità di movimento le variazioni che così risultavano armoniose e fluide.

Jurgita Dronina ha svelato una natura felina nei serratissimi giri sur le cou de pied dalla tecnica impeccabile e brillante – la stessa che ha caratterizzato il celebre manège – e una natura invece angelica ed etera in diverse variazioni caratterizzate da una leggiadria inverosimile che si è fatta più volte beffa della forza di gravità. La ballerina russa possiede una capacità di sospensione del gesto e dilatazione della musica da lasciare basiti.

Giuseppe Picone, imponente nella figura e regale nel portamento, ha dato il massimo nelle batterie così come nei respiri dei grandi salti. Maestoso e agile ha dimostrato tutta la sua esperienza nell’essere partner rassicurante e forte, generoso e garbato. Una classe senza arroganza che, unitamente alla bellezza delle linee della Dronina, ha donato splendore e prestigio alla rappresentazione.

Il Corpo di Ballo del San Carlo ha lavorato sodo e lo ha fatto soprattutto per ciò che concerne il sincrono e l’armonia. I fiocchi di neve hanno convinto con una sinergia e una cura minuziosa del particolare che a mio dire l’anno scorso lasciava a desiderare e la regina della neve interpretata da Annalisa Nuzzo ha racchiuso in sé grazia e superbia in un connubio perfetto. Qualche sbavatura invece c’è stata nella danza cinese in cui la buona prestazione delle ballerine prese singolarmente veniva inficiata da piccole differenze nei tempi e nelle forme come coppia. Bella la danza spagnola che ha visto soprattutto in Sara Sancamillo una superba interprete del carattere ispanico. Tra le soliste compare anche Candida Sorrentino, composta e gentile nel suo Valzer dei Fiori, gestisce la variazione con controllo tecnico e compostezza.

Lienz Chang, da poco il nuovo maître de ballet, che per questa occasione ha affiancato Alessandra Panzavolta nelle prove dello spettacolo, aveva fatto una promessa in conferenza stampa e pare proprio che l’abbia mantenuta: lavorare bene, lavorare sodo e lasciar parlare il palcoscenico. Risulta un corpo di ballo convincente, più pulito tecnicamente e più esigente nei confronti delle proprie prestazioni.

Manuela Barbato

2/1/2015

Foto di Luciano Romano

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