L'intervista

Apneista, ballerina, filmaker, Julie Gautier ci racconta la sua meravigliosa danza sott’acqua

Julie Gautier, apneista, ballerina, filmaker ci presenta la sua storia più intima in AMA, un video di delicata bellezza girato nella piscina più profonda del mondo in cui lei stessa appare protagonista. Una danza sott’acqua per raccontare il dolore e la necessità di affrontarlo. Un video, dedicato alle donne, che vuole essere messaggio di speranza per tutti coloro si trovano costretti a affrontare il dolore. Nell’articolo l’intervista a questa donna straordinaria che ha fatto dell’apnea un’arte.

Affrontare il dolore, il più grande, quello che ti toglie il fiato. Chiedere alla bellezza e all’arte di cingerti tra le braccia, cullarti, asciugarti le lacrime. E se non è possibile dimenticare o sciogliere quella tenaglia che lacera lo stomaco, è comunque possibile smettere di trattenere il respiro e confidare nella propria forza per emergere dal buio dentro.

Julie Gautier affida questo messaggio di speranza alla danza sott’acqua di AMA, un cortometraggio di assoluta poesia e delicatezza. Campionessa di apnea, modella subacquea, regista, cameraman, ballerina, Julie Gautier è originaria dell’Isola della Réunion ma risiede a Nizza dall’età di 26 anni. Qui inizia a realizzare video artistici subacquei con il suo compagno, il campione del mondo d’apnea Guillaume Néry, contribuendo a portare un nuovo sguardo al mondo marino. La loro forza si basa null’usare l’apnea per mostrare entrambi i punti di vista della macchina da presa, in una combinazione perfetta di performance, esplorazione ed estetica. Completamente autodidatta, la Julie Gautier ha fatto della sua disciplina un’arte che dichiara di essere ispirata dalla danza, dai cartoni animati e dal cinema. Tra le esperienze annovera la collaborazione con Beyoncé e Naughty Boy per il noto video Runnin’ (Lose It All) di cui è interprete e co-regista.

AMA è un progetto senza scopo di lucro. Unico obiettivo è quello di poter essere condiviso con il maggior numero di persone. Consiste in un cortometraggio di 6 minuti, girato nella piscina più profonda del mondo, quella di Montegrotto Terme: Y-40.  Accompagnato dallo splendido brano di Ezio Bosso, Rain in your black eyes, il film intende raccontare una storia che ognuno può interpretare a modo suo, in base alla propria esperienza; nulla è imposto, tutto suggerito. E poiché si racconta una storia di dolore, Julie Gautier ha voluto rivestire la sofferenza con la grazia perché non apparisse troppo grezza. E per non rendere questa sofferenza troppo pesante l’ha immersa nell’acqua. Ne risulta un film esteticamente incantevole, delicato, che tocca i cuori di coloro che sanno leggere tra le righe. Il titolo AMA deriva dal giapponese “donna del mare”, un termine usato per raffigurare le tradizionali pescatrici subacquee alla ricerca di perle, donne molto forti e unite tra loro. Ed è a tutte le donne del mondo che viene dedicato il film.

L’esordio del video presenta una donna attraversata da dirompenti lacrime di pioggia, alle quali sembra non volersi sottrarre, con fermezza e salda consapevolezza. Nel successivo cambio scena la donna è quasi una figura eterea: appare ora completamente immersa nell’acqua. Distesa sul fondo di una immersa vasca inizia a muoversi con lentezza e delicatezza; una toccante e meravigliosa danza la porterà pian piano ad emergere in superficie per, infine, tornare (finalmente) a respirare.

Abbiamo contattato la disponibilissima Julie Gautier per saperne di più di questo affascinante progetto, e per conoscere il suo percorso personale.

Julie, apnea e danza: quando viene fuori questo connubio?

«Si realizza molto semplicemente: mia madre è un’insegnante di danza e mio padre un pescatore subacqueo. Fin da piccolissima ho fatto entrambe le cose. Poi, quando ho scoperto la possibilità di filmare sott’acqua ho voluto subito combinare insieme questi universi, portando le coreografie e i movimenti di danza nel mondo del sommerso».

Quale la difficoltà più grande nel realizzare AMA? E riguardo la coreografia che interpreti: hai dovuto fare attenzione particolarmente agli effetti dovuti all’acqua? Hai dovuto preventivamente provare le sequenze al di fuori della piscina?

«In realtà, la maggiore difficoltà è stata trovare dei movimenti giusti che raccontassero in modo opportuno la mia intima storia. È molto difficile narrare qualcosa senza usare le parole e ancor più farlo con movimenti che si eseguono sott’acqua, per esprimere i sentimenti attraverso i gesti che si eseguono. Invece, per quanto riguarda la coreografia, mentre la mancanza di gravità sott’acqua risultava fantastica per eseguire movimenti in sospensione, allo stesso modo le sequenze in cui volevo risultare ancorata al pavimento si presentavano molto difficili da realizzare. In acqua, mi sono basata molto sull’improvvisazione, così come ho dovuto fare molte prove al di fuori della piscina per trovare i movimenti giusti in linea con quelle che erano le intenzioni del mio progetto. Devo dire che la coreografa Ophélie Longuet, mia insegnante di danza, mi ha sicuramente aiutato tantissimo in questo.»

Hai spiegato che AMA racconta il tuo dolore più grande, che tu presenti in maniera gentile. Molto spesso non abbiamo le capacità o la forza di volontà per affrontare la nostra pena. In che modo credi si possa rispondere alla sofferenza? Quanto l’arte e la bellezza possono supportarci in questi momenti devastanti?

«C’è bisogno di condividere il dolore! Credo che esprimerlo in qualsiasi modo sia molto liberatorio. Il più delle volte ce ne vergogniamo o pensiamo di tormentare gli altri comunicandolo. Ma in effetti aprirsi al dolore è liberatorio per ciascuno, mentre per chi ascolta diventa un segno di fiducia. Noi tutti abbiamo un proprio modo per farlo: scrivere, parlarne, dipingere, fare un film… tutti i comportamenti che possono essere in qualche modo espressione del dolore possono contestualmente aiutarci tantissimo.»

Hai dedicato AMA a tutte le donne del mondo. Vuoi incoraggiarle a sviluppare la loro forza? Qual è il principale messaggio che intendi trasmettere?

«Voi tutte, donne del mondo, siete forti e meravigliose. Ma la vostra forza è anche mostrarvi fragili con tutta la vostra sensibilità; è perciò importante che vi accettiate per quello che siete, senza vedere questo come un segno di debolezza. Abbiate fiducia in voi, amatevi e lasciate che gli altri si occupino di voi e vi aiutino. Non siete sole.»

Hai usato l’affascinante musica di Ezio Bosso per il tuo film. Una scelta che appare molto appropriata. Da dove viene l’idea?

«Ophélie Longuet mi ha introdotto alla musica di Ezio in maniera approfondita. Ho ascoltato tutte le sue canzoni, lasciandomi ispirare da ciascuna di esse. Quando poi ho sentito per la prima volta Rain in your black eyes ho saputo subito che era quella la canzone giusta per AMA. E questo brano mi ha accompagnato durante tutto il processo creativo del lavoro. Per questo l’introduzione del film è completamente dedicata alla canzone. E la pioggia cade su di me come tutte quelle lacrime che non posso più piangere.»

Grazie infinite, Julie. Per la condivisione così sentita della tua storia. E grazie per averci regalato quest’opera di rara bellezza.

Giannarita Martino

Twitter @giannarita

18/06/2018

 

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