In Emilia Romagna

La Compagnia Xe con Erodiade – Fame di vento di Julie Ann Anzilotti apre a Modena VIE Festival

14 . 10 . 2017

19.00

Modena - Teatro Storchi, Largo Garibaldi 15

Da sabato 14 a domenica 22 ottobre 2017, tra le città di Modena, Bologna, Carpi e Vignola, si svolgerà la tredicesima edizione di VIE Festival. Pensato e organizzato da ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Nazionale, il Festival è realizzato in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e la Regione Emilia-Romagna.

Nove giorni densi di appuntamenti, tra cui molti spettacoli presentati al loro debutto assoluto o in prima visione per l’Italia; un cartellone teso ad esplorare le creazioni più significative della scena contemporanea italiana ed internazionale.

Ad aprire la rassegna di quest’anno sabato 14 ottobre 2017  al Teatro Storchi di Modena, è il debutto del riallestimento di Erodiade – Fame di vento della Compagnia Xe diretta dalla coreografa Julie Ann Anzilotti, lavoro che debuttò al Teatro Ponchielli di Cremona nel 1993 e si rivelò capace di esprimere uno slancio unico di gesto, danza, parola, musica e tratto visivo.

Spettacolo controcorrente, Erodiade – Fame di vento è segnato dall’incontro tra la Anzilotti e il grande artista visivo Alighiero e Boetti, alla sua prima creazione per la scena, e purtroppo anche ultima perché l’artista è scomparso prematuramente pochi mesi dopo questa collaborazione.

Lo spettacolo è l’ottava ricostruzione di RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90, un progetto della studiosa e critica Marinella Guatterini, nato nel 2011 e dedicato alla memoria storica della nostra danza contemporanea.

Ispirato al poema incompiuto Hérodiade del simbolista francese Stéphane Mallarmé, di cui restano frammenti e appunti, lo spettacolo di Julie Ann Anzilotti è basato sulla figura di una Salomè che però viene nominata come la madre, Erodiade, in una sintesi oscura, dettata forse dall’esigenza di differenziarla dagli stereotipi che l’hanno vincolata. Vista nella sua immensa inquietudine e amarezza piuttosto che nel mito della bellezza, questa Salomé-Erodiade (cui la coreografa attinge dopo la versione di Martha Graham nel 1944) è colta nella sua disperata ricerca di assoluto, nel suo desiderio di vento.

La fermezza nel volere e ottenere tutto (anche il sacrificio del Battista) non ne risolve la solitudine, condizione che Anzillotti amplifica ponendo la figura al centro di un intrigo di personaggi: lo Spirito del Male, lo Spirito del Bene, la Nutrice oltre allo stesso Giovanni Battista intervengono intorno allo svelarsi dell’Angelo Custode, figura chiave del poema, che irrompe come entità interiore luminescente, la cui irradiazione indica la strada della catarsi, squarcio di beatitudine dopo l’orrore.

Nel corso di una narrazione coreografica che si dispiega sulle musiche di Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer e Walter Fahndrich, il componimento racconta di una donna che, contemplando la testa tagliata di San Giovanni, viene toccata dalla grazia, come battezzata dal sangue del martire.

In scena, al connubio tra una danza espressionista e una recitazione affidata ai suoni ricercati della voce fuori campo di Gabriella Bartolomei, si unisce il segno dell’importante scenografia che l’artista concettuale Alighiero e Boetti – esponente di punta del Novecento italiano – creò appositamente. Il fondale-sipario e i segni geometrici (scenografia d’arte che dona all’intero spettacolo particolare autorevolezza e unicità) allestiscono uno spazio suggestivo e metafisico, sorta di tempio della metamorfosi, dove le forme di un’astratta perfezione sono destinate a frantumarsi.

“Nell’ambito del mio repertorio coreografico – afferma Julie Ann AnzilottiErodiade. Fame di vento è stato uno spettacolo particolarmente importante: ha segnato l’inizio di un rapporto con i temi sacri che si è sviluppato negli anni focalizzandosi prima su figure femminili storiche come Giovanna d’Arco e Giuditta poi sui travagli interiori di persone qualsiasi che avvertono il peso e la vacuità del mondo terreno e si dispongono alla ricerca di qualcosa di superiore. La ricostruzione dello spettacolo sarà il più possibile fedele all’originale, grazie anche alla collaborazione delle danzatrici storiche della Compagnia XE, che mi aiuteranno a trasmettere il lavoro ai nuovi interpreti, e di quasi tutti i professionisti che presero parte alla sua creazione. L’auspicio è quello di una rinascita, ancora una volta, dalla valenza spirituale e interiore”.

Scrive Marinella Guatterini: “La scelta di inserire lo spettacolo Erodiade – Fame di Vento nell’ambito del Progetto RIC.CI. Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni 80/90, nasce da almeno due considerazioni importanti. La prima è la forza espressiva della fonte ispiratrice, la seconda impatta con le componenti concrete che hanno reso possibile l’allestimento. Lo spettacolo si ispira al poema incompiuto Hérodiade di Stéphane Mallarmé di cui restano tre frammenti e una serie di appunti. La figura centrale è Erodiade (o Salomè ma Mallarmé preferisce chiamarla con il nome della madre per differenziarla dalla Salomè moderna con i suoi stereotipi: i sette veli ecc.) vista nella sua immensa solitudine e amarezza; il mito della bellezza non è più il centro intorno a cui ruotano gli avvenimenti. Erodiade vuole ed ottiene tutto nella sua ricerca di calore, anche la testa del Battista, che d’altra parte con il suo martirio, le aprirà la strada alla catarsi.
Ma l’inquietudine continua a divorarla: Erodiade è sempre più sola, sempre più disperata nella sua ricerca di assoluto, di qualcosa che va oltre. Ed è proprio in questo stato interiore proiettato verso l’estremo, e con l’aiuto di “spiriti benigni”, che qualcosa si rompe dentro di lei, che le permette di avere fiducia. Può finalmente vedere una figura che pure era sempre stata presente ma non aveva potuto vedere: il suo Angelo.
Entità luminescente la cui luce indica intrichi di percorsi possibili e la cui presenza esorta alla loro ricerca: essere che testimonia il mistero. Il fatto che lo spettacolo termini, dunque, con uno squarcio di beatitudine, dopo l’orrore, avverte, a nostro avviso, su come la tensione ideale della generazione di creatori di coreografia italiana anni’80/’90 non si fosse sopita, e fosse in grado di sostenere un dialogo culturale al di là delle tematiche proposte dalla danza o anche a partire dalle stesse, ma con un respiro molto più universale.
La scenografia, concepita dal famoso artista visivo contemporaneo Alighiero e Boetti (poi scomparso prematuramente nel 1994) è un altro segno distintivo di quell’epoca ancora segnata da collaborazioni molto attive, a teatro, tra creatori d’arte di varie discipline, in specie pittori o artisti visivi in generale. Tra l’altro Alighiero e Boetti non aveva mai collaborato, prima dell’incontro con la coreografa Julie Ann Anzilotti, ad una creazione teatrale. Lo fece poco tempo prima di morire e con fervore tale da incoraggiare la stessa coreografa, da fugare i suoi dubbi. Il fondale rosso con siparietto di Alighiero e Boetti e i vari componenti della scena creano uno spazio suggestivo come luogo della metamorfosi, un recinto “sacrale” di geometrica lucidità e di suggestive invenzioni visive. Questa scenografia d’arte porta con sé un segno di grande bellezza e dona all’intero spettacolo quel tono autorevole tipico di molte produzioni dell’epoca. La narrazione coreografica ha il proprio doppio nella musicalità originaria della parola affidata alla voce fuori campo di Gabriella Bartolomei e naturalmente al trasporto dell’incantevole musica soprattutto di Paul Hindemith.”

www.viefestivalmodena.com

Foto: Compagnia Xe, Erodiade – Fame di vento di Julie Ann Anzilotti, ph. Marco Caselli.

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