In Trentino Alto Adige

La Compagnie La Baraka apre Oriente Occidente con il debutto di Wonderful one di Abou Lagraa. A seguire Wreck di Pietro Marullo

30 . 08 . 2017

Rovereto (TN)

Dal 30 agosto al 10 settembre 2017 torna a Rovereto, in Trentino, Oriente Occidente uno dei principali festival della scena internazionale della danza. Diretto da Lanfranco Cis e Paolo Manfrini, da 37 anni mette in scena il rapporto tra mondi sempre meno distanti nell’era globale, ma portatori di una propria tradizione e concezione del tempo.

Ad aprire il festival il 30 agosto 2017, alle 20.30, al Teatro Zandonai, Abou Lagraa che con la Compagnie La Baraka torna a Rovereto con una prima mondiale, Wonderful one.

Nato in Francia da genitori algerini, Abou Lagraa è coreografo contemporaneo intento a interrogarsi sull’uomo e sul suo ruolo nella società. “Le mie origini algerine – confessa – sono incise nella mia filosofia di vita e soprattutto nel mio corpo. Ridondante e ‘chiacchierona’ la mia gestualità delle braccia; l’origine dei movimenti è nel bacino. Per mia fortuna, i miei genitori non avevano alcun tabù nell’espressione dei sentimenti, nonostante mi sia nutrito di cultura del Maghreb”.

Da questo assunto muove la parabola compositiva di Abou Lagraa, cominciata nel 1997 con la fondazione della sua compagnia La Baraka. Ma la sua attività va oltre la compagnia: ha costruito un ponte Francia-Algeria con la moglie Nawal, intensa danzatrice di origine marocchina, per dare speranza e formazione a giovani algerini.
Con il Ballet Contemporain d’Alger sono nati ad esempio Nya e El Djoudour, due lavori in cui ribadisce il desiderio di andare alla fonte, sociale e intima, lottando con i rituali della cultura arabo-musulmana riguardo al tema del corpo: oggetto di desiderio, sacralizzazione ma anche di totale rifiuto. Nel raccontare le sue radici, Abou Lagraa analizza in profondità il rapporto (complesso, nella cultura musulmana) tra maschile e femminile, la necessità del contatto e la spontaneità dei sentimenti. Il movimento per lui esemplifica la tolleranza, inneggia alla libertà, rivendica.

Così anche nella sua ultima creazione Wonderful one, in prima mondiale a Oriente Occidente. Un duetto maschile e un trio femminile attraverso i quali l’autore cerca, come ricorda il titolo, “la meraviglia custodita dall’essere umano”.

“Essere meravigliosi – spiega Lagraa – è per me la capacità di non definirsi come uomo o come donna, ma affermare di completarsi a vicenda”. Il duetto maschile si dispiega sul Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi: un piccolo poema di gesti sospesi, in cui i danzatori trasformano l’energia che li attraversa, con ambiguità e dubbi, fino al limite fisico e alla trance. Il trio femminile, invece, porta in scena tre interpreti di straordinaria ricchezza fisica che si impongono singolarmente sostenute da voci emblematiche di celebri cantanti del mondo arabo come l’egiziana Uum Kalthum e la libanese, di origine cristiana, Soeur Marie Keyrouz. “In questo spettacolo – chiosa Abou Lagraa – ho voluto donare a ogni interprete il tempo e lo spazio di essere meravigliosamente in vita”.

A seguire, alle 22, in Piazza del Mart debutta Wreck, creazione site specific di Pietro Marullo, autore napoletano classe 1985, ha fondato a Bruxelles la sua compagnia Insiemi Irreali, un gruppo di numero variabile che si espande e contrae a progetto.
Artista eclettico come del resto la sua formazione testimonia – dopo gli studi in Lettere Moderne, frequenta corsi di movimento con Wim Vandekeybus e Davide Zambrano, si interessa al teatro e allascultura –, Pietro Marullo ama mixare i linguaggi e le discipline.

Così anche il lavoro che debutta al Festival, coprodotto da Oriente Occidente e dal Théâtre Varia di Bruxelles. Si intitola WRECK – List of extinct species ed è un progetto che unisce movimento e arti plastiche.

Indagando il tema del naufragio, Marullo ci presenta una soft sculpture, una bolla d’aria fluttuante nello spazio che assume forme polimorfe. Agli occhi dello spettatore potrà sembrare un gigantesco cuscino, un mostro marino, un relitto di nave affondata, un polmone nero che respira.

L’evocazione e la visione sono il punto nevralgico di questa performance che spinge la materia fisica ad animarsi. Fagocita e sputa corpi il grande mostro nero amplificando l’immaginario e le associazioni libere a diversi livelli concettuali di chi guarda.

www.orienteoccidente.it  

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