In Umbria

Simona Atzori al Festival di Spoleto con Una stanza viola

03 . 07 . 2017

Spoleto - Teatro Romano

Il Festival di Spoleto propone il 3 luglio 2017 al Teatro Romano lo spettacolo Una stanza viola di e con Simona Atzori e con i danzatori Marco Messina, Salvatore Perdichizzi del Teatro alla Scala di Milano e Mariacristina Paolini e Beatrice Mazzola della SimonArte Dance Company.

Una stanza viola rappresenta quel luogo dove tutto può accadere. Un palco, non è che una “stanza” all’interno del quale si danzano le sfumature della vita e lo si fa usando il proprio corpo e le emozioni che nascono dai movimenti.
Cinque danzatori e le loro storie, che possono essere le storie di chiunque, di ogni spettatore che in questa stanza diventa testimone di ciò che accade proprio davanti ai suoi occhi.
Ci sono quelle domande che non riceveranno mai risposta. Quelle emozioni che spesso non hanno voce ma che esistono e sono reali in tutte le loro meravigliose sfaccettature. C’è l’amore, che non ha un volto solo, che non ha un colore solo, ma si sfuma in base alle emozioni che lo fanno nascere ed esistere.
C’è l’amicizia, quella che rende tutto più bello e che si tinge di sorrisi ed allegria ad ogni movimento.
C’è anche quella violenza che si nasconde dietro alla parola “amore”. Su un palco si può danzare la speranza, l’inquietudine e la disperazione profonda che provano tutte quelle donne a cui viene tolta la dignità di essere umano e il diritto di essere amate davvero. Tutto questo succede proprio in una stanza, quella che dovrebbe invece proteggere, accogliere e donare serenità. Troppo spesso tutto questo viene “violato”.
Viola è un colore che nasce dall’unione di altri colori, che nasce dal rosso e dal bianco, che formano il colore simbolo dell’universo femminile: il rosa, ma al quale basta aggiungere un po’ di blu e si trasforma, diventa altro, diventa un colore proprio, con il suo nome e la sua caratteristica.
Una stanza viola è uno spettacolo dove si danzano le sfumature della vita, e dove si danzano le emozioni senza paura. Perché si può e si deve essere semplicemente ciò che si è.

www.festivaldispoleto.com

 

 

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