La recensione

Il debutto di Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko ne La Dame aux Camélias di John Neumeier al Teatro alla Scala

Dopo la prima con Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, il direttore del ballo Frédéric Olivieri affida a Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko i ruoli di Marguerite e Armand ne La Dame aux Camélias di John Neumeier. Andrijashenko è un Armand, affascinante e tragico, sempre credibile nel ruolo e sorprende con la sua bellissima tecnica sublimata da un fisico lungo, morbido, dalle linee purissime. Manni entra nel personaggio poco per volta, in un crescendo che diventa bellezza assoluta per la perfezione dell’interpretazione e l’afflato dei protagonisti nel pas de deux del terzo atto. Da segnalare nei diversi ruoli Martina Arduino, Vanessa Vestita, Monica Vaglietti, Denise Gazzo, Nicola Del Freo, Antonino Sutera e Riccardo Massimi. Impeccabile il corpo di ballo.

Intelligente volontà, quella di Frédéric Olivieri direttore del corpo di ballo del Teatro alla Scala, di distribuire i ruoli principali de La Dame aux Camélias di John Neumeier anche tra i giovani della compagnia per creare una continuità nella crescita tecnica, artistica e interpretativa dei danzatori, concedendo loro la possibilità di diventare i nuovi protagonisti del repertorio scaligero.

Dopo le coppie Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, Emanuela Montanari e Claudio Coviello, quest’ultimo al suo debutto nel ruolo, è stata la volta della coppia Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko interpreti, entrambi per la prima volta, dei ruoli di Marguerite e Armand, i due innamorati amanti, vittime del perbenismo della società borghese del tempo.

La Dame aux Camélias è un’opera di grande bellezza in cui la vicenda si dipana evidenziando le percezioni emotive dei personaggi espresse con la magnificenza della scrittura gestuale del grande coreografo americano.

John Neumeier, artista poliedrico, crea molti balletti narrativi che sono certamente una tendenza controcorrente rispetto a ciò che negli anni ‘70 veniva creato nel mondo internazionale della danza. Era il periodo delle creazioni astratte di Balanchine, di Robbins e di Kylian, composte come ricerca dinamica sulla partitura musicale. Per il coreografo è stimolante invece scoprire le emozioni dell’animo umano, approfondendone la ricerca e incarnandole nel movimento. Questa sua indagine è sostenuta dallo spessore di un suo linguaggio rivelato attraverso l’uso di uno straordinario virtuosismo tecnico e arricchito da una mirabile gestualità espressiva che svela così, complice un istinto drammaturgico, maturo e profondo, il temperamento dei personaggi.

Per la sua Dame aux Camélias, creata per Marcia Haydée a Stoccarda nel 1978, il coreografo si ispira al romanzo di Alexandre Dumas figlio che, nato da un legame del padre con una sarta, soffrì molto della sua illegittimità. Altri elementi della vita del giovane Dumas fornirono ugualmente materia per i suoi scritti, improntati su una pungente critica sociale. Con lo scopo di poter regolare i suoi debiti, derivati dal periodo passato in compagnia di Marie Duplessis, lo scrittore porta sulla carta le sue esperienze di vita, pubblicando La Dame aux Camélias sotto forma di romanzo nel 1848.

Neumeier dichiara che il romanzo fu la fonte primaria degli stimoli per creare la sua Dame aux Camélias e che adattò la tecnica del flashback del libro al suo proprio lavoro. Grazie a ciò e all’utilizzazione di una visione cinematografica a campo panoramico, che si focalizza sui primi piani, in dissolvenza tra loro a ogni nuovo avvenimento, il coreografo crea gli intrighi e le emozioni vissute, descrivendole con la sua consueta precisione.

Aggiunge alla sua rilettura del romanzo un terzo piano di intrigo, relativo agli avvenimenti del presente  (i Duval, padre e figlio al momento dell’asta degli oggetti appartenuti a Marguerite) e del passato (i ricordi di Armand per Marguerite). Questo terzo piano è l’introduzione della recita a teatro delle vicende di Des Grieux e Manon Lescaut, inizialmente quale piéce di teatro nel teatro, ma poi ugualmente presenti in seno all’immaginario dei personaggi principali. Grazie al loro destino similare, l’effetto speculare è esplicito e alla fine del balletto i personaggi arriveranno a identificarsi tra loro.

A parte questi dettagli aggiunti, Neumeier segue fedelmente il romanzo anche nei particolari degli abiti e degli accessori, arricchendo così il repertorio di balletto con un titolo profondamente coinvolgente.

Per la prima volta egli sceglie per una sua creazione la musica di Chopin, convinto che le passioni e le sofferenze umane siano descritte con magnifica eloquenza dalla sua musica, a quel tempo eseguita e ascoltata sovente nei salotti mondani. Nella coreografia risalta soprattutto il tema che ricorre più volte – il largo della Sonata per Piano in si bemolle minore Opera 58 – a sottolineare i momenti di grande amore e passione tra i due amanti. Lo si ascolta nel prologo, in due riprese dell’atto secondo e alla fine del terzo.

Ed ecco che, a inizio spettacolo, quando i proiettori cominciano a illuminare il palcoscenico che svela l’interno dell’abitazione di Marguerite, morta da poco, con i mobili e suoi oggetti personali in vendita per pagare i creditori, le malinconiche note di Chopin pervadono il silenzio.

Tra la gente, incuriosita dalle cose lasciate in mostra, compare  Armand, il bellissimo Timofej Andrijashenko, che comincia a rivivere la triste vicenda con colei che adorava, dopo essere venuto a conoscenza della verità leggendo il diario di Marguerite. E il ricordo prende vita tra le danze e i corteggiamenti in voga nella società parigina di metà Ottocento. Compare Marguerite, interpretata da Nicoletta Manni, e per Armand è subito estasi e innamoramento.

Attraverso le splendide coreografie delle danze di insieme, molto ben interpretate da un corpo di ballo impeccabile e perfetto negli assieme, cominciano le schermaglie amorose dei due protagonisti e compaiono anche i meravigliosi pas de deux colmi di respiri emotivi attraverso un linguaggio, quello del corpo, che si rivela ancora più esplicito di quello della parola.

Timofej Andrijashenko sorprende con la sua bellissima tecnica sublimata da un fisico lungo, morbido, dalle linee purissime, arricchito da una naturale presenza romantica. È un partner generoso, innamorato, e conduce con braccia capaci e sensibili Nicoletta Manni, ballerina anch’essa dalla tecnica forte ed elegante che un po’ per volta gli si abbandona dopo aver allontanato da sé la civetteria della cortigiana per essere definitivamente sua.

Ma se Timofej Andrijashenko riesce ad essere sempre credibile nell’interpretazione di Armand, affascinante e tragico, proprio in virtù della spontaneità del suo innamoramento e dell’onestà della sua schiettezza, per Nicoletta Manni esiste inizialmente una difficoltà di concentrazione sul suo personaggio. La drammaturgia coreografica, meravigliosa ma vasta e complessa, necessita sicuramente di essere danzata molte volte prima che si domini, in maniera interpretativamente esauriente, il personaggio. Inoltre è anche certo che non tutti i ruoli possono essere confacenti a uno stesso danzatore.

Nicoletta Manni inizialmente risulta essere un po’ troppo controllata, con un’espressività stereotipata e troppo manierata, cominciando invece a sciogliersi e a ritrovare il piacere del suo personaggio quando Marguerite comprende chi è Armand e quali sono le emozioni che sa suscitare in lei.

Lo splendido pas de deux in bianco del secondo atto, interpretativamente molto difficile perché esige un’analisi elevata degli stati dell’animo, diventa allora, pur se ancora con qualche reticenza, quell’incantevole momento in cui i due innamorati si perdono uno nell’altro nella sublimazione della loro felicità.

Ma sarà con il pas de deux finale, quando la giovane donna si presenta ad Armand malata e dolente che la loro danza diventa di una bellezza assoluta per la perfezione dell’interpretazione e l’afflato dei due protagonisti.

Accanto a loro si stagliano i personaggi minori, perfettamente caratterizzati da Neumeier: Prudence, la bella Martina Arduino dalle linee raffinate e dalla tecnica virtuosa, la squisitezza dell’Olympia di Vanessa Vestita, Nanine interpretata con dolcezza e sensibilità da Monica Vaglietti, la Manon di Denise Gazzo in coppia con il Des Grieux di Nicola Del Freo, entrambi validi e promettenti danzatori, le Compte de N. di un accurato e preciso Antonino Sutera.

Monsieur Duval, il padre di Armand, che ha una parte molto rilevate nell’opera di Dumas, è interpretato da un signorile ed eccellente Riccardo Massimi che con considerevoli capacità introspettive e con grande intelligenza descrive e proietta, attraverso i gesti impostati nell’assoluta precisione del personaggio disegnato da Neumeier, l’idea del suo ruolo in una coscienza salda e consapevole della propria gestualità.

Alla conclusione dello spettacolo, nell’animo di chi guarda resta la magnifica sensazione di aver vissuto accanto ai personaggi del romanzo dai quali Neumeier, indagandone le sensazioni e gli stati d’animo, ha saputo ricavare una sua opera d’arte.

Quando il sipario si chiude l’emozione permane fortissima nella certezza di come la danza possa essere l’espressione più compiuta e profonda di tutto ciò che con le sole parole non può essere detto.

Mariolina Giaretta

06/01/2017

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