La recensione

Non è un paese per Veggy? No, ma è teatro musicale per tutti i gusti.

Promossa dal Festival di Nuova Consonanza Non è un paese per Veggy è la prima opera panettone della storia. Nell’atto unico del musicista Domenico Turi e del librettista Federico Capitoni si ride, si mescolano stili musicali, si tracciano i tic della collettività. Piacevolissimo e stimolante teatro musicale per tutti i tipi di pubblico con motivazioni diverse.

Non è un paese per Veggy è la prima opera panettone della storia. Andata in scena al Teatro Palladium il 2 e il 3 dicembre 2017 nell’ambito del 54° Festival di Nuova Consonanza (trasposizioni illimitate) è un atto unico di Domenico Turi e Federico Capitoni, rispettivamente musicista e librettista. Non è un paese per Veggy è un’opera contemporanea che fa ridere, mostra senza ritegno stili musicali alti e bassi, traccia in modo semiserio i tic della collettività. Piacevolissimo e stimolante questo modo di realizzare il teatro musicale.

Di cosa tratta? Della frustrazione di un regista vegano, Veggy appunto, che vede sfumare la propria urgenza espressiva di realizzare un dramma nutrizionista. A posto del melologo vegano, verrà rappresentato Così fan rutti sponsorizzato dal sindaco produttore di salami. Le vicende erotico-opportunistiche faranno da contrappunto ai patemi di Veggy, che soccomberà nei pressi di un banchetto con porchetta (vera!).

Già il titolo Non è un paese per Veggy mostra una snobberia simpatica. Evoca il film dei fratelli Coen Non è un paese per vecchi dal romanzo di Cormac McCarthy e strizza l’occhiolino: a chi riconosce le citazioni musicali, a chi ride delle fobie contemporanee, a chi individua elementi narrativi stereotipati.

Molto apprezzato lo sforzo produttivo del Festival Nuova Consonanza e dei partner, ma occorre dare la possibilità a Turi e Capitoni di rodare l’opera e di proporla il più possibile. Si tratta di teatro musicale per tutti i tipi di pubblico. A molti di questi mi rivolgo per lanciare un appello: promuovi Un paese per Veggy!

Ecco le motivazioni caso per caso.

Per i melomani e gli appassionati di teatro musicale.
La musica di Domenico Turi è un insieme di citazioni operistiche e di materiali originali. Si mescolano forme classiche con elementi musicali tratti dal rap o dalla canzone sanremese, ma il melomane può scatenarsi nella caccia al frammento: il ciauscolo sta chiamando in causa Parsifal di Wagner? Quel concertato è di Mozart o di Rossini? L’altro frammento è di Sciarrino o lo imita?
Anche i cantanti danno una buona prova. Si può cantare un’opera scritta nel 2017 utilizzando gli esercizi vocali classici, esibendo salti melodici ed effetti alla Berio, mescolando pop e rap. Così si sono espressi i protagonisti Gianluca Bocchino, Giorgio Celenza, Damiana Mizzi, Luca Cervoni, Chiara Osella, Mauro Borgioni. Momenti lirici con arie e concertati, ma pure modalità appartenenti all’estetica pop sono realizzati con delicatezza e precisione da Imago Sonora Ensemble, giovane formazione in residenza presso la Filarmonica Romana diretta da Andrea Ceraso. Sembra quasi che le sonorità dell’indovinato impasto timbrico smorzino il tono caricaturale impresso dal regista Ivano Capocciama durante i recitativi.
Per chi frequenta corsi di scrittura creativa e per i critici musicali.
Federico Capitoni ha scritto un libretto denso di tic contemporanei, di stereotipi presi in giro o sublimati da contigue chicche umoristiche. Per non parlare di tutto quanto deve essere suo nutrimento, citato a raffica in modo spregiudicato: film, aforismi filosofici, parafrasi di titoli di opere, slang da Vanity Fair. Inoltre, un’occasione di rivalsa appare all’orizzonte: “L’opera spara su tutti”, dichiara Federico Capitoni che su La Repubblica a sua volta si cimenta in recensioni… Insomma, voi che scrivete sui giornali, eventualmente datevi da fare.
Per i modaioli.
Non c’è bisogno di dirlo: parliamo della prima opera panettone della storia (io l’ho vista in prima mondiale!).
Per i nostalgici del Grande Fratello appena terminato, in attesa del vero cinepanettone.
La bustina di zucchero distribuita all’ingresso con il logo di Veggy non tragga in inganno: al termine si potrà gustare la porchetta aromatizzata con aglio e odori, vista poco prima in scena. E poi c’è Chiara Osella, mezzosoprano che recita e canta intonata ed espressiva, ma anche travestita da bonazza che ammicca, fa una specie di burlesque, mima amplessi. Il denaro come motore di tutto, poi, aleggia ovunque.
Per i direttori artistici dei teatri lirici.
Sarebbe davvero un peccato escludere dalla programmazione dei teatri Non è un paese per Veggy. Ha tutte le caratteristiche del teatro musicale intelligente e moderno, senza esasperazioni pseudo contemporanee cacofone che allontanano il pubblico. Senza scomodare l’asteroide del buondì, l’opera è una proposta apparentemente leggera ma decisamente invitante, che coniuga la voglia di divertimento e di impegno.

Ippolita Papale

@salottopapale

11/12/2017

NON È UN PAESE PER VEGGY, opera-panettone in un atto, musica di Domenico Turi,drammaturgia e libretto di Federico Capitoni
Ivano Capocciama regia
Andrea Ceraso direttore
Interpreti:
Gianluca Bocchino Claudio Diotallevi, detto Veggy
Giorgio Celenza Orfeo
Damiana Mizzi Cecilia Farnese
Luca Cervoni Santi Netto
Chiara Osella Sofia Riccardi Rossi Farnese
Mauro Borgioni Cav. Zampetti
Imago Sonora Ensemble: Alice Cortegiani (clarinetti), Misia Iannoni Sebastianini (Violino), Simone Chiominto (viooncello), Samuele Telari (fsarmonica), Mario Germani (pianoforte), Luca Pomponi (percussioni).
Foto: 1.-6. Non è un paese per Veggy?; 7. Federico Capitoni e Domenico Turi; 8. Imago Sonora Ensemble; 9. locandina Veggy.

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