La recensione

Oriente al Macerata Opera Festival. Turandot di Ricci Forte e Aida di Francesco Micheli

Dal 21 luglio al 14 agosto 2017, il Macerata Opera Festival è in scena con Oriente diretto da Francesco Micheli. Madama Butterfly e Turandot di Giacomo Puccini, Aida di Giuseppe Verdi: classici riletti con occhi contemporanei. I registi Ricci/Forte raccontano l’immaginario di Turandot in un incantevole gelo che fa rabbrividire, con la direzione musicale di Pier Giorgio Morandi. Francesco Micheli trasforma la scena di Aida in un laptop gigante mentre il direttore Riccardo Frizza cura a meraviglia l’esecuzione. La rassegna OFF completa l’offerta maceratese con proposte di intrattenimento.

Estate è esplosione di festival all’aperto, vetrine dei “turismi” italiani tra cibo, territorio, arte, musica e oltre. Dal 21 luglio al 14 agosto 2017, il Macerata Opera Festival è in scena con Oriente allo Sferisterio e in altri luoghi cittadini. Ecco il trailer.

Ideato dal direttore artistico Francesco Micheli, Oriente regala titoli popolarissimi agli appassionati: Madama Butterfly e Turandot di Giacomo Puccini, Aida di Giuseppe Verdi.  E poi c’è SHI, teatro musicale commissionato a Carlo Boccadoro su libretto di Cecilia Liguori per ricordare padre Matteo Ricci, il gesuita che fece un ponte culturale tra Cina e Occidente. Più o meno solita storia? Impossibile con Francesco Micheli che valorizza sempre i racconti delle opere  con occhi contemporanei.

A proposito di lui, potete leggere una nostra chiacchierata cliccando QUI.

Il 29 luglio 2017 ho visto Turandot per la regia di Stefano Ricci e Gianni Forte con la direzione musicale di Pier Giorgio Morandi. Il giorno successivo Aida con la regia dello stesso Francesco Micheli e la direzione musicale di Riccardo Frizza. Due riletture che ci danno un’informazione importante: i compositori vivevano un presente artistico rivoluzionario che anche noi possiamo (dobbiamo?) provare a elaborare.

Turandot è una perfida principessa che non vuole accasarsi per vendicare un’antenata. Per questo, propone 3 enigmi ai pretendenti che, in caso di fallimento, vengono giustiziati. L’audacia di un principe ignoto, Calaf, le scioglierà il gelo dal cuore dopo aver risolto gli enigmi. I registi Gianni Forte e Stefano Ricci hanno scelto di rappresentare l’immaginario della protagonista, che manovra i personaggi e le situazioni a suo piacimento.
Già entrando nell’arena, il pubblico è accolto da un paesaggio di gelo, con strane creature che catalogano oggetti e personaggi in scena, accompagnati da un mix di rumori e scale pentatoniche. La scena di Nicolas Bovery è un insieme di vetrine che contengono il principe Calaf, o suo padre Timur con la fidata schiava Liù, oppure piante e un orso polare gigantesco. I personaggi si animano grazie all’intervento di mimi/attori che sono il vero motore della messa in scena. Bravissimi, danno credibilità ai movimenti di ogni personaggio, rendono verosimile il passaggio dall’immobilità senz’anima di questi all’interazione con la principessa. Sono: Paolo Andrenucci, Orazio Caputo, Mauro Cardinali, Thomas Couppey, Gabriel Da Costa, Francesco Martino, Pierre Etienne Morille, Daniele Profeta, Giuseppe Sartori, Simon Waldvogel. Marta Bevilacqua dirige i movimenti scenici. Qui un assaggio dalle prove.

 

Bella regia, senza nessun esotismo anche nei costumi misurati di Gianluca Sbicca che, in altre produzioni, talvolta profuma di saggio scolastico di fine anno. France Dariz è una principessa Turandot tormentata, Rudy Park interpreta il principe ignoto (Calaf) più attento alle altezze dei suoni che all’espressività, Davinia Rodriguez è convincente come dolce Liù nel timbro e nel fraseggio. Il trio costituito da  Andrea Porta (Ping), Gregory Bonfatti (Pang), Marcello Nardis (Pong) regala leggerezza all’insieme e ben si destreggia nei dialoghi musicali con movimenti scenici curati da Marta Bevilacqua.Una regia così coinvolgente avrebbe meritato una interpretazione musicale più affine. Forse la direzione di Pier Giorgio Morandi doveva essere più incisiva nel cogliere la drammaticità tra i colori orchestrali, oltre a evitare di rompere l’incanto con qualche terrestre imprecisione nel rapporto tra buca e palco. Il Coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini diretto da Carlo Morganti mi dà l’assist perfetto per passare da questa Turandot ad Aida della sera successiva. Nella prima opera ho ascoltato incertezze negli attacchi e nell’intonazione del coro. Nella seconda, lo stesso coro ha regalato una prova di grande godimento, con variazioni dinamiche dal pianissimo al fortissimo gestite con grande sicurezza. E qui, entra in campo il direttore Riccardo Frizza che ho molto apprezzato nella cura dei particolari. Ha eseguito frasi musicali – sì, lui, perché la Fondazione Orchestra Regionale delle Marche sembrava uno strumento musicale suonato da una sola persona – connotando la “parola scenica” verdiana di significato, grazie a colori, sfumature, apertura e chiusura della frasi musicali, cura delle voci. Grande equilibrio anche  tra palco e retropalco, un “dentro” e “fuori” scena che è importante nella drammaturgia verdiana. In tutto questo, complice l’acustica efficace del neoclassico Sferisterio, con il muraglione che riflette i suoni verso il pubblico e le dimensioni contenute: spazio bellissimo – “una splendida cornice” per usare il luogo comune di quando si parla di location all’aperto.

Aida è una principessa etiope al momento schiava innamorata del capitano egizio Radamès, a sua volta amato dalla figlia del faraone Amneris. Un classico triangolo tra papiri e geroglifici che mette in moto emozioni amorose in varie accezioni (la coppia, il padre, la patria), visto che Aida dovrà fare una scelta estrema per riscattarsi dal tradimento della patria.

Francesco Micheli ha basato la sua regia su un’idea totalizzante. Ha  trasformato una classica  tavoletta egizia degli scriba in un laptop che, gigantesco, monopolizza la scena disegnata da Edoardo Sanchi. Molto efficaci le scritte e i disegni raffinatissimi di Francesca Ballarini proiettati per rinforzare il significato delle parole o delle vicende, in contrappunto con le luci appropriate di Fabio Barettin. Insomma, fatevi un’idea qui, con la versione andata in scena nel 2014, sempre allo Sferisterio di Macerata.

 

Trio affiatato quello dei protagonisti, con i costumi essenziali con dettagli ricercati di Silvia Aymonino. Anna Maria Chiuri è Amneris, un concentrato di ira e amore espressi vocalmente, Liana Aleksanyan è una misurata Aida, Stefano La Colla un convincente Radamès con le sfumature dal pianissimo al fortissimo del suo fraseggiare. A tratti eccessivamente semplici, altre volte costruite con un’efficace geometria sul laptop inclinato le coreografie di  Monica Casadei con la Compagnia Artemis Danza.

Dicevo dei “turismi” che si esprimono grazie ai festival. Oriente si completa con la rassegna OFF:  concerti da camera, appuntamenti divulgativi per i più piccoli, Notte dell’Opera fra draghi e lanterne per Macerata, “Concerti in Cantina” nei vigneti delle aziende IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini), esperienze sensoriali in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero, Aperitivi Culturali. In uno di questi dedicato ad Aida, mi è sembrato gradevole e utile alla divulgazione l’intrattenimento colto offerto dai partecipanti: Carla Moreni tratteggia una similitudine tra Aida  e Amneris, come fossero le donne di Verdi, la Stoltz e la Strepponi; Riccardo Frizza testimonia la difficoltà di creare il giusto balance tra orchestra e cantanti, che lavorano duramente con il direttore d’orchestra per costruire un personaggio; Francesco Micheli e la sua chiave dell’ironia che guida le reinterpretazioni. Tutto questo in una Macerata accogliente e organizzata su tutto, cosa da non trascurare. Viaggiate in Italia? Approfittate delle repliche fino al 14 agosto.

Ippolita Papale

09/08/2017

@salottopapale

 

Foto: 1.-9. Turandot di Giacomo Puccini, regia di Stefano Ricci e Gianni Forte, Sferisterio Macerata, Macerata Opera Festival; 10. Stefano Ricci e Gianni Forte; 11.-15. Aida di Giuseppe Verdi, regia di Francesco Micheli, Sferisterio Macerata, Macerata Opera Festival; 16. Francesco Micheli, ph. Gianfranco Rota Bergamo.

Scrivi il tuo commento

design THE CLOCKSMITHS . development DEHLIC . cookie policy