La recensione

Eleonora Abbagnato e il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma conquistano Modena nel segno di Roland Petit

Eleonora Abbagnato e il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma hanno dato vita al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena ad una splendida serata interamente dedicata a Roland Petit. Un trittico (La rose malade, L'Arlésienne e Le jeune homme et la mort) ben riuscito che ancora una volta dà prova dell’ascesa del Balletto della capitale. Da segnalare le ottime le prove di Eleonora Abbagnato e Stephane Bullion in Le jeune homme et la mort e di Alessio Rezza ne L'Arlésienne.

Quello che sta accadendo in questi giorni in alcuni teatri è un piccolo miracolo, uno di quei miracoli “all’italiana” che capitano quando tutto sembra perduto: due corpi di ballo italiani sono in tournée. Potrà sembrare strano incominciare una recensione con queste parole ma è un fatto che ci sembra doveroso segnalare in apertura, soprattutto per un sito come il nostro che da sempre parla, sostiene e incoraggia la sopravvivenza della danza italiana. Dopo anni di ristagno (perché la danza proveniente dagli enti lirici moriva dove nasceva senza calcare altri palcoscenici) ora incomincia un’incoraggiante fenomeno di circuitazione. È il caso del Balletto del Teatro di San Carlo, di cui riferiremo in seguito, e del Balletto del Teatro dell’Opera di Roma ospite il 28 aprile 2016 al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena per una serata nel nome di Roland Petit coprodotta con Daniele Cipriani Entertainment.

Il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma, si sa, sta vivendo un momento di rilancio notevolissimo sia per quanto riguarda le scelte di repertorio che la qualità dei propri elementi interni: Eleonora Abbagnato, étoile all’Opéra di Parigi e alla guida del Balletto della capitale dall’aprile del 2015, sembra avere le idee chiarissime in merito. Innanzitutto il repertorio si sta allargando a titoli di autori impegnativi quanto prestigiosi (basti solo pensare alla serata Grandi coreografi) ma anche contemporanei pur sempre di base classica, come nel caso dello Schiaccianoci di Giuliano Peparini che ha letteralmente sbancato il botteghino in concomitanza delle festività natalizie, di Le Parc di Angelin Preljocaj che vedremo a maggio al Teatro dell’Opera e del Lago dei cigni di Christopher Wheeldon che andrà in scena tra settembre e ottobre. Sarà forse utile osservare che mentre Milano sembra quasi definitivamente abbandonare l’eredità coreografica di Rudolf Nureyev, Roma è pronta ad accoglierla in pompa magna: la Serata Nureyev che si  terrà a giugno alle Terme di Caracalla si preannuncia già come appuntamento immancabile.

Ma veniamo al Corpo di Ballo che nella serata modenese si è esibito all’interno de L’Arlésienne (1974), coreografia di grande sintesi narrativa e che guarda spesso e volentieri al retaggio dei Ballets Russes (si veda, ad esempio, l’impiego delle teste dei danzatori usate come se fossero ‘mattoni’ per costruire continue architetture nello spazio così come ne Les Noces di Bronislava Nijinska). L’Arlésienne ha nel personaggio di Frédéri un grandissimo momento di teatro: l’unico personaggio vero e sfaccettato all’interno di una società che sembra irreale e cristallizzata. E Alessio Rezza, Solista del Balletto dell’Opera di Roma, è stato molto bravo nel rendere tutta la gamma di sentimenti che affastellano la mente del giovane follemente invaghito dell’Arlesiana. Innanzitutto bravo da un punto di vista tecnico, soprattutto nell’utilizzo del salto. E poi convincente da un punto di vista interpretativo, dal sommesso duetto di nozze fino alla pazzia che lo porta al suicidio gettandosi dalla finestra. Non a caso è stato tra i più applauditi della serata. Lo affiancava Rebecca Bianchi, Prima ballerina di recente nomina, Vivette freschissima e tutta palpiti virginali. Ballerina interessante, di tipo petite, che si è imposta come Giselle nella passata stagione (interpretazione che le è valsa la nomination al Prix Benois de la Danse 2016) e da seguire col massimo interesse. Buona la prova del Corpo di ballo nelle continue sincronie sollecitate dalla partitura.

Eleonora Abbagnato ha invece aperto la serata con La rose malade, duetto creato nel 1973 per la divina Maya Plisetskaya sull’Adagietto della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Coreografia irripetibile e leggendaria proprio perché modellata sul port de bras della grande diva russa. Eleonora Abbagnato, affiancata da un convincente Giuseppe Schiavone, si è ben disimpegnata nel gioco languido di braccia e gambe ben restituendo l’ineluttabile destino di questa creatura permeata di decadenza e sensualità prossima a sfiorire.

Chiusura in grande stile con Le jeune homme et la mort (1946), coreografia che nonostante gli anni non ha perso in freschezza e forza impattante. Nel vederla si resta sempre avvinti dal continuo gioco di rincorse e seduzione tra la Morte e il ragazzo déraciné, chiuso in una soffitta e con la sola compagnia di una sigaretta. Stephane Bullion, étoile dell’Opéra di Parigi, è un ottimo protagonista, davvero splendido nei salti vorticosi quanto nel rendersi inerme di fronte al potere soggiogante della Morte. E molto brava è ancora una volta Eleonora Abbagnato, una Morte tutto fascino e personalità schiacciante.

E mentre la Morte cede al ragazzo la propria maschera sui tetti di Parigi, il pubblico saluta gli interpreti con molto calore. Una bella serata, non scontata e ben danzata: quello che si vorrebbe vedere più spesso sulle scene dei teatri italiani.

Matteo Iemmi

2/05/2016

Foto: 1.-2. Eleonora Abbagnato e Stephane Bullion, Le jeune homme et la mort di Roland Petit, ph. Rolando Paolo Guerzoni; 3. Eleonora Abbagnato e Giuseppe Schiavone, La Rose Malade di Roland Petit, ph. Rolando Paolo Guerzoni; 4. Alessio Rezza e Rebecca Bianchi, L’Arlesienne di Roland Petit, ph. Rolando Paolo Guerzoni.

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