La recensione

Estasi di Enzo Cosimi. Debutta al Teatro India di Roma l’ultima e ipnotica creazione sul tema del desiderio.

È andato in scena al Teatro India di Roma, il 23 e 24 giugno 2016, l’ultima produzione del coreografo Enzo Cosimi dal titolo Estasi. Secondo capitolo della trilogia Sulle passioni dell’anima, inaugurata nel 2015 da Fear Party sul tema della Paura, Estasi esplora il desiderio procedendo a ritroso, dalla ricerca del godimento estremo all’ambiguità di mistiche aspirazioni. Uno spettacolo ipnotico che scuote la scena e le menti, grazie anche ad un eccellente gruppo di interpreti. Buona l’accoglienza del Teatro India, che conferma il proprio impegno in acute programmazioni di danza contemporanea.

Candido e corrotto, mistico e carnale, il mondo di Enzo Cosimi continua a ruotare a favore di nuove esposizioni, rivelando i poli e i lati oscuri di una personalità incontenibilmente creativa. Il debutto di Estasi, ultima produzione del coreografo, andata in scena al Teatro India di Roma il 23 e il 24 giugno 2016, ne dichiara le ossessioni e le rivelazioni, in una prospettiva che non smette di essere antropocentrica tra gli squarci di una spiritualità ingannevole.

All’ingresso del pubblico, lo spettacolo è già in corso: un’umanità nuda e dipinta, generazione molle, preda di istinti voraci. Fauni stanchi in attesa di pomeriggi già vissuti e statue riflesse da sfere di specchi ormai spenti, uomini e donne rivestono le proprie identità di volumi deformanti, tra i profili eccentrici di glutei oltremisura, seni colorati di rosso, maschere in omologante e ringiovanente plexiglass. Il ralenti gestuale, assecondato da ossessivi accordi di pianoforte in sottofondo, contiene e nello stesso tempo amplifica, per contrasto, la licenziosità di un orgiastico agglomerato, il cui erotismo implode tra le bolle di sapone di un irraggiungibile visibilio.

Nella compulsiva e reiterata espressione del Feeling Good (brevi estratti dal brano composto nel 1965 da Anthony Newley e Leslie Bricusse), tra i versi di un’eccitazione dagli insaziabili eccessi e i colori disfatti di una felicità apparente, gli uomini di Cosimi si scopriranno nudi e improvvisamente terrorizzati. E intanto, Veneri inquiete cadranno mute in un turbine di stracci (riferimento all’opera di Michelangelo Pistoletto), memoria dolente di identità già indossate, sgualcite e gettate via. In preda al panico, i superstiti del diluvio sembreranno individuare i novelli Adamo ed Eva, giovani e innocenti alle soglie del peccato, genitori possibili di umanità purificate. Maldestramente intrecciati e manovrati dal gruppo, i fanciulli si riveleranno i fantocci di una generazione in disfacimento, ormai in ritardo su ogni possibile redenzione.

È all’estremo opposto dell’eros, nella morte di anime e corpi, che Enzo Cosimi sembra infine prefigurare gli spiragli di una nuova era, lasciando il finale e la scena ad una donna (similmente, ma con differenti esiti, alla creazione del 2014 Sopra di me il diluvio): un’immagine ambigua ed inquietante, dagli occhi sgranati e dalle sovrabbondanti (artificiali) forme, a metà strada tra la vittima sacrificale di una nuova religione e la possibile madre di una seconda umanità niente affatto purificata.

Non smette, Enzo Cosimi, di esporre innocentemente se stesso, in un sistema filosofico inconsapevolmente universale, che ne esorcizza gli apocalittici assilli. Seconda parte del percorso creativo Sulle passioni dell’anima (trilogia inaugurata nel 2015 da Fear Party, indagine sulla ‘paura’, e in via di chiusura con un prossimo lavoro sul ‘dolore’), Estasi svela le proprie intenzioni in un titolo che punta dritto all’estremo esito del sentimento di piacere, e nell’eluderne le originarie pulsioni, sembra procedere a ritroso, dagli apici manifesti del godimento erotico ad un ambiguo desiderio di ascetiche beatitudini.

Troviamo nella creazione il felice precipitato coreografico della recente produzione di Enzo Cosimi, e vi scopriamo, tra autocitazioni e nuovi esiti rappresentativi, il profilo di un autore dal doppio volto, leggibile nei suoi lati più oscuri e imperscrutabile nei suoi istinti divinatori. Caratteristiche di duplicità che si riflettono su un pubblico parallelamente diviso tra appassionati ‘cosimiani’ e spettatori ‘infedeli’ e che ci sembrano sottolineare l’impossibilità di restare indifferenti ad una creatività traboccante e ad un’inedita mescolanza di popolarità e avanguardia, speranza e cinismo, bellezza e degrado.

Estasi probabilmente non raggiunge, o volutamente non aspira, alle altezze compiute di Sopra di me il diluvio, e sfiora appena la poesia di La bellezza ti stupirà (2015), ma resta uno spettacolo ipnotico che scuote la scena e le menti, come è tipico delle intenzioni di Enzo Cosimi e nelle attese del suo pubblico. Da parte nostra, pensiamo che conoscere l’intera produzione dell’autore possa accompagnare ed esaltare la godibilità dell’ultima opera, i cui pieni e vuoti appartengono ad un’architettura e ad un codice estetico prettamente e genuinamente cosimiani. Sentiamo pertanto di consigliare la visione del nuovo spettacolo, ma anche dei diversi titoli della compagnia oggi in circolazione.

Eccellenti i sei interpreti, non solo Paola Lattanzi, straordinaria musa e strumento di un Cosimi senza freni (si deve anche a lei il successo di molte produzioni, favorite da un rapporto di evidente simbiosi tra creatore e interprete), ma anche Alice Raffaeli, innocente ed irrequieta Eva, già apprezzata interprete del nuovo Calore (prima produzione di Enzo Cosimi, creata nel 1982 e riportata in scena con grande successo, a partire dal 2012, grazie al progetto RIC.CI a cura di Marinella Guatterini), Giulio Santolini, Pablo Tapia Leyton, Elisabetta Di Terlizzi, Daniele Albanese, perfetti abitanti dell’universo di Cosimi.

Buona l’accoglienza del pubblico dell’India, teatro che conferma, grazie alla vetrina Il Teatro che Danza a cura del Teatro di Roma, il proprio ammirevole impegno in acute programmazioni di danza contemporanea.

Lula Abicca

01/07/2016

Foto: Estasi di Enzo Cosimi, ph. Lorenzo Castore.

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