La recensione

Fra tinte noir e ironia, grande successo per Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio

Una ripresa felicissima de Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio quella che partita dal Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena vedrà i palcoscenici di molti teatri italiani grazie a Daniele Cipriani Entertainment. Creato nel 1989 per Aterballetto, questo Schiaccianoci non potrebbe esistere senza l’immaginifico appartato visivo di Emanuele Luzzati che si muove perfettamente in consonanza con la coreografia sempre in bilico tra danza contemporanea e rigore accademico. Viene inoltre enfatizzato il lato sinistro e gotico del balletto tramite un insistito ricorso al teatro d’ombre. Alla premiere modenese del 6 novembre 2016 si sono messi in luce Rebecca Bianchi e Alessio Rezza nei panni rispettivamente di Clara e del Principe Schiaccinoci. Un appuntamento da non perdere.

Meritava davvero una ripresa ad ampio raggio questo Schiaccianoci di Amedeo Amodio creato nel 1989 per Aterballetto ed ora in tournée in diversi teatri italiani grazie a Daniele Cipriani Entertainment. In primo luogo, bisogna riconoscere che è una pagina bellissima della danza italiana, quella vera e che ha saputo farsi valere. Lo Schiaccianoci purtroppo soffre in questi anni, come se ci fosse una certa incomunicabilità di fondo e la storia faticasse ad essere nuovamente tradotta in gesti e movimenti. Ce l’hanno dimostrato gli Schiaccianoci rappresentati in prestigiosi teatri d’opera italiani e esteri. E a maggior ragione questa ripresa appare come una vera e propria boccata d’aria.

È una rivisitazione del balletto che cade letteralmente a fagiolo anche da un punto vista strettamente temporale (è trascorsa da pochi giorni la notte del 31 ottobre mentre il Natale si avvicina) tanto che in più punti verrebbe da chiedersi: «È un balletto dedicato al Natale o a Halloween?». Amodio, infatti, in questo ripensamento del titolo enfatizza enormemente il lato gotico e noir della vicenda prendendo come referente principale la novella di E.T.A. Hoffmann e non l’adattamento di Alexandre Dumas. Le distanze tra la vita e la morte, l’incubo e il sogno, lo spavento e la speranza sembrano in questo modo avvicinate anziché distanziate.

Scendiamo nel dettaglio. Questo Schiaccianoci non potrebbe esistere senza l’immaginifico appartato visivo creato da  Emanuele Luzzati che si muove perfettamente in consonanza con la coreografia. Siamo alla vigilia di Natale, lo sappiamo, ma… la festa a casa dei genitori di Clara è diversa da tutte le altre a cui ci ha abituato la tradizione: gli invitati indossano parrucche sgargianti, dai colori verde, bianco e fucsia. Troneggia un enorme fondale dove campeggiano scatole accatastate e carte da gioco: si intravedono alcune facce, quasi ad inserire una ‘dimensione altra’, un qualcosa che sfugge alla nostra realtà ma che la osserva sorniona. Anche i vegliardi di casa, che nelle rappresentazioni provenienti dall’ex blocco sovietico vengono solitamente rappresentati come acciaccati e tremebondi, sono quanto mai eccentrici: richiamano infatti alla memoria più il celebre Cugino Itt della famiglia Addams che una serena coppia di anziani. Gli invitati alla festa, la famiglia di Clara, l’atmosfera che strizza l’occhio più al Rocky Horror Picture Show che al balletto propriamente inteso sarebbero già un fortissimo campanello d’allarme a dirci che non è il canonico Schiaccianoci ma c’è di più.

La tinta noir del balletto viene enfatizzata da un continuo gioco di ‘ombre cinesi’ (il teatro d’ombre si deve alla compagnia L’Asina sull’Isola): come la battaglia dei topi, per esempio, che sembra anticipare di qualche anno le atmosfere gotiche così care a Tim Burton. La scenografia pensata per l’atto ambientato nel paese dei dolciumi è ancora una volta straniante: su due tele che scorrono fino a intersecarsi viene rappresentata una serie di palchi teatrali dove siedono alcuni topi come se coreografo e scenografo volessero dare un’ulteriore occasione ai ratti, eterni nemici in questo balletto, i quali possono finalmente assistere alle avventure di Clara e del Principe Schiaccianoci.

Parliamo dunque della danza di questo Schiaccianoci, perché Amodio crea un vero e proprio gioiello, in bilico tra rigore accademico e danza contemporanea. Il personaggio di Drosselmeier viene connotato dal moonwalk, il celebre passo utilizzato molte volte da Michael Jackson, a sottolinearne la natura un po’ sfuggente e magica. Clara bambina e Clara adulta trovano due diverse interpreti (alla prima del 6 novembre 2016 al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, rispettivamente Giulia Neri e Rebecca Bianchi). Anche il dispettoso fratellino di Clara, Fritz (Emilio Barone), ha qui una parte maggiormente danzata: ed era ora! D’altronde Fritz è bambino, vivace e incline alla marachella, ed è giustissimo che venga connotato da un’insistita serie di salti. Il divertissement del secondo atto è ben riuscito e spiritoso. Due i numeri che ci piace ricordare: la danza cinese che viene pensata come un duetto tra una tazza da tè ed una teiera che sembrano rincorrersi per tutta la durata del numero. La danza dei flauti invece è un terzetto che richiama subito alla memoria il passo a due dell’Uccello Azzurro della Bella Addormentata, giocata sui piccoli passi e le braccia dei ballerini che imitano un sinuoso battere d’ali.

In mezzo a tutte queste chicche e ghiottonerie c’è altro, ovviamente: c’è una forte impronta accademica, come nel walzer dei fiocchi di neve e nel passo a due tra Clara e il Principe Schiaccianoci. E non poteva essere diversamente considerato il repertorio dell’Aterballetto di allora (Balanchine, Petit, MacMillan tra i tantissimi…), la formazione scaligera di Amedeo Amodio e i due interpreti su cui fu costruito il balletto: Elisabetta Terabust e Vladimir Derevinanko.

Rebecca Bianchi, Prima ballerina del Teatro dell’Opera di Roma, e Alessio Rezza, solista del Teatro dell’Opera di Roma, hanno ballato molto bene. Rebecca Bianchi è l’interprete ideali per questi titoli, perché oltre al viso dolcissimo può dar risalto alla sua tecnica, bella, sicura e di tipo sostanzialmente romantico. Una Clara sognante ma convinta del potere della propria determinazione: infatti, nella versione di Amodio, lo Schiaccianoci alla fine potrà abbracciare Clara anche al di fuori del paese dei dolciumi. Alessio Rezza è stato un Principe Schiaccianoci elegante e sicuro nell’utilizzo dei salti e dei giri. Enigmatico e sinistro il Drosselmeier di Valerio Polverari. Molto buona la prova dei solisti e del corpo di ballo Daniele Cipriani Entertainment.

Come già anticipato in apertura, moltissime saranno le tappe della tournée di questo Schiaccianoci con diversi e prestigiosi interpreti: nei panni di Clara, oltre a Rebecca Bianchi, si esibiranno Ashley Bouder del New York City Ballet e Anbeta Toromani. Come Principe Schiaccianoci Vito Mazzeo (Het Nationale Ballet), Andrew Veyette (New York City Ballet) e Alessandro Macario (Teatro San Carlo di Napoli) e il già ricordato Alessio Rezza. L’appuntamento è veramente da non mancare.

Matteo Iemmi

08/11/2016

Foto: Rebecca Bianchi e Alessio Rezza ne Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio a Modena. Scene e costumi di Emanuele Luzzati, produzione Daniele Cipriani Entertainment. Foto di Massimo Danza.

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