La recensione

Le Corsaire di Anna-Marie Holmes al Teatro alla Scala. Quando il balletto è un kolossal di successo

Successo al calor bianco per Le Corsaire che entra per la prima volta in tempi moderni nel repertorio scaligero. La versione proposta da Anna-Marie Holmes (da Petipa e Sergeyev) si rivela da subito molto danzante, sfarzosa, improntata tanto all’esaltazione del virtuosismo quanto al lavoro maggiormente di cesello. La parte coreografica è stata ottimamente supportata dalla parte visiva a cura di Luisa Spinatelli e dalla conduzione di Patrick Fournillier. Ottime tutte le prime parti a partire da Mattia Semperboni, Alì caratterizzato da un virtuosismo elegante e leggero, Martina Arduino, Gulnare dagli aplomb sfarzosi e dal fraseggio curatissimo, Nicoletta Manni, Medora lirica ed elegante e Timofej Andrijashenko, Conrad eroico. Altrettanto meritevole di elogio il Corpo di ballo del Teatro alla Scala guidato da Frédéric Olivieri. Repliche fino al 17 maggio 2018.

Era uno dei appuntamenti ballettistici più attesi della stagione e alla fine il vascello dei corsari è approdato sul palcoscenico del Piermarini portando con sé un carico preziosissimo. Un carico composto da un titolo magnifico, frizzante ed elegante al contempo, un corpo di ballo in splendida forma, tutte le prime parti interpretate ottimamente ed un allestimento da mille e una notte. Le Corsaire nella versione di Anna-Marie Holmes (da Marius Petipa e Konstantin Sergeyev) è così entrato nel repertorio del Teatro alla Scala di Milano.

Partiamo subito con qualche riflessione sul titolo. Le Corsaire è uno di quei balletti che solleticano molte direzioni artistiche ma allo stesso tempo è un titolo che solo poche compagnie possono permettersi di avere in repertorio. Presto detti i motivi che vanno ricercati nella necessità di avere a disposizione non solo solisti e un corpo di ballo al massimo delle proprie possibilità ma anche un allestimento (si pensi solo alla scena del naufragio) in grado di valorizzare una coreografia molto impegnativa. Certo, si tratta di un titolo molto noto ma più in forza del celebre Pas de deux danzato in numerosissime serate di gala che per la sua esecuzione integrale.

Negli ultimi anni in Italia solo il Balletto del Teatro San Carlo ha tentato di portare in scena il titolo, nella coreografia di Aleksej Fadeečev, mentre la situazione nel resto del mondo appare piuttosto frastagliata. Il caso più emblematico è senz’altro quello dell’English National Ballet che dal 2013 ha fatto del titolo una sorta di portabandiera, spesso portato in tournée con grandi riscontri di pubblico e critica. La versione proposta dalla compagnia inglese è stata curata da Anna-Marie Holmes, così come oggi per il Teatro alla Scala. Il Wiener Staatsballett, in un periodo particolarmente florido dal punto di vista del repertorio e della qualità della danza, dal 2016 ha acquisito il titolo: a curarne la coreografia è stato Manuel Legris, attuale direttore della Compagnia.

La nostra, si sa, è un’epoca improntata ad un’ottica retrospettiva, quindi interessata a investigare come fossero danzati i grandi balletti ottocenteschi. Anche Le Corsaire è stato oggetto di ricostruzioni ‘filologiche’ a poca distanza l’una dall’altra: nel 2006 per il Bayerisches Staatsballett, ad opera di Doug Fullington, e nel 2007 per il Balletto del Teatro Bolshoi ad opera di Alexei Ratmansky e Yuri Burlaka.

La storia di questo balletto è molto articolata perché frutto ininterrotto di riallestimenti e interpolazioni durati fino all’epoca sovietica. Cosa tenere presente quindi in questo affastellarsi di riprese? Pochi fatti ma fondamentali. Il primo è che ci troviamo di fronte ad un balletto con due anime: una francese ed una russa. La Francia gli diede i natali mentre la Russia ne perpetrò e ne accrebbe la fortuna. Le Corsaire nacque infatti in Francia nel 1856: Joseph Mazilier ne curò la parte coreografica mentre la musica si deve ad Adolphe Adam. Il balletto si ispirava alla novella in versi del 1814 di Lord Byron, The Corsair: uno dei manifesti della letteratura romantica preso a pretesto per la sua versione ballettistica in forza degli orientalismi di maniera che tanto affascinavano il pubblico di metà Ottocento. La seconda anima è quella russa, dicevamo: il titolo arrivò a San Pietroburgo allestito nella versione di Jules Perrot nel 1858. Il ruolo di Conrad era danzato da Marius Petipa che a sua volta fu autore di celebri revival del titolo, l’ultimo dei quali nel 1899 finì per conferire al balletto quella cifra forte e distintiva alla base di tutte successive versioni.

Lasciando quindi da parte la altre versioni del balletto che qui poco importa investigare, come si presenta la versione di Anna-Marie Holmes vista al Teatro alla Scala? Per ammissione della stessa Holmes, la sua è una versione del titolo – nata nel 1997 per il Boston Ballet e pochi anni dopo entrata anche nel repertorio dell’American Ballet Theatre – che muta a seconda dei corpi di ballo con cui si trova a dover lavorare. È innanzitutto una versione molto danzata: basti solo pensare che il Pas delle tre odalische e il Pas d’esclave vengono messi l’uno di seguito all’altro durante l’atto ambientato nel bazar, dando così da subito un’impronta molto forte, quasi una sferzata, alla dimensione danzata. È un Corsaire sfarzoso, improntato tanto all’esaltazione del virtuosismo (soprattutto quello maschile) quanto ad un lavoro che potremmo definire maggiormente di cesello. Bene anche la cura della pantomima che risulta subito comprensibile, divertente e gustosa ma mai troppo ingombrante.

Parole di elogio merita anche il lavoro di Luisa Spinatelli, autrice di scene e costumi. Le magnifiche scene dipinte sono quanto di più elegante, caldo e suggestivo si possa immaginare. Soprattutto oggi, in cui la tecnologia vorrebbe avere la meglio anche per quanto riguarda l’apparto visivo. Le brevi scene ambientate sulla nave (la partenza per la Turchia e il naufragio), la solarità e il chiasso del mercato degli schiavi contrapposti all’atmosfera sospesa tra il sogno e la realtà della grotta, così come l’opulenza del serraglio del Pascià trovano nell’opera di Spinatelli la connotazione ideale. Altrettanto belli e sfarzosamente ricamati i costumi, soprattutto quelli femminili.

Tutti scaligeri i cast per questo Corsaire. Ottimo, quindi: quale occasione migliore per vedere il Corpo di ballo recentemente rimpolpato da fresche nomine? È balzato agli onori delle cronache e dei social network il nome di Mattia Semperboni nei panni dello schiavo Alì, previsto originariamente in altro cast e giunto in sostituzione del Primo ballerino Claudio Coviello, infortunato alle prime due recite. Una splendida prova: un ottimo uso del salto, alto ed saettante, unito ad giro davvero sbalorditivo. Ciò che colpisce del virtuosismo di Mattia Semperboni è come appaia sempre ammantato da una patina elegante e leggera, cosa piuttosto rara oggigiorno.

Martina Arduino, recentemente nominata Prima ballerina e reduce dal successo personale ottenuto in Boléro, ha colto nel segno tratteggiando una Gulnare perfetta. Aplomb sfarzosi, fraseggio curato anche nei dettagli (cosa non scontata per una ballerina molto giovane), linee nitide e regali.

Ottime anche le prove dei due Primi ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, lei Medora liricissima, raggiante e dalle linee squisite, lui Conrad eroico e dotato di uno splendido salto. Il grande duetto d’amore all’interno della grotta è stato connotato da una dolcezza e una sintonia palpabili.

Molto bene Marco Agostino nei panni di Lankedem, untuoso e trafficone quanto basta e tecnicamente supportato da un salto davvero scoppiettante. Lodevoli il Birbanto di Antonino Sutera, la Zulmea di Antonella Albano e le tre odalische di Virna Toppi, Maria Celeste Losa e Alessandra Vassalo.

Il Corpo di ballo guidato da Frédéric Olivieri ha fatto come sempre bella mostra di sé: merita una menzione particolare il Corpo di ballo femminile che ha fatto del Grand pas d’ensemble nella celeberrima scena del Jardin Animé un autentico ricamo. Altrettanto degni di elogio gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala.

Alla guida dell’Orchestra del Teatro alla Scala ritroviamo Patrick Fournillier che ha dato una lettura della partitura musicale in linea con la partitura coreografica: incalzante e frizzante ma capace anche di stemperarsi in sonorità più distese e sognanti.

Il successo è stato molto caloroso per tutti gli interpreti, con picchi di meritatissimo entusiasmo per Mattia Semperboni. L’appuntamento è di quelli immancabili quindi. Le repliche del Corsaire proseguono fino al 17 maggio 2018 ma per chi non potrà recarsi al Teatro alla Scala, ricordiamo che la recita del giorno 16 maggio 2018 verrà videotrasmessa da Rai 5 in data da definire mentre sarà trasmessa in diretta dal circuito cinematografico All’Opera.

Gli appuntamenti della stagione danza al Teatro alla Scala proseguiranno con Serata Nureyev in programma dal 24 al 29 maggio 2018, protagonisti Svetlana Zakharova, Roberto Bolle, Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov e Germain Louvet.

Matteo Iemmi

04/05/2018

Foto: 1. Mattia Semperboni; 2.-3. Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e Mattia Semperboni; 4. Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko; 5. Timofej Andrijashenko; 6 Martina Arduino; 7. Antonino Sutera; 8. Le Corsaire; 9.-10. Timofej Andrijashenko; 11. Timofej Andrijashenko e Marco Agostino; 12. Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Maria Celeste Losa; 13. Nicoletta Manni; 14. Nicoletta Manni, Marco Agostino, Alessandro Grillo; 15. Nicoletta Manni e Alessandro Grillo; 16. Nicoletta Manni, Martina Arduino e Alessandro Grillo; 17. Martina Arduino; 18. Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko; 19. Le Corsaire.Tutte le foto si riferiscono a Le Corsaire, di Anne-Marie Holmes da Petipa e Sergeyev,  ph. Brescia e Amisano, Teatro alla Scala.

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