La recensione

Mahler 10, Petite Mort e Boléro. Nuovo trittico di balletti al Teatro alla Scala. Entusiasmo per Roberto Bolle apollineo anche nel Boléro di Maurice Béjart

È in scena fino a 7 aprile 2018 al Teatro alla Scala di Milano un nuovo trittico di balletti all’insegna della danza contemporanea. Mahler 10, nuova creazione di Aszure Barton pensata per gli artisti scaligeri, è caratterizzata da una danza morbida, pacata e cadenzata in cui si sono distinti Virna Toppi e Antonino Sutera. Ottima la prova di tutti gli artisti scaligeri in Petite Mort di Jiří Kylián, coreografia immediatamente riconoscibile, dal segno robusto, in cui viene investigato il rapporto uomo-donna con pungente ironia. Picchi di entusiasmo per Roberto Bolle al suo debutto nel Boléro di Maurice Béjart. Bolle propone un’interpretazione in chiave quasi esclusivamente apollinea: un essere sacrificale bellissimo e lontano, un dio che lascia sbriciolare il proprio distacco e si trasforma in vittima solo sul finire della coreografia.

Come terzo titolo della corrente stagione di balletto il Teatro alla Scala torna ancora una volta ad un trittico. È la danza contemporanea ad essere protagonista: una nuova creazione appositamente pensata per gli artisti scaligeri (Mahler 10 di Aszure Barton) e due celeberrimi brani della danza del Novecento (Petite Mort di Jiří Kylián e Boléro di Maurice Béjart).

Aszure Barton ha già alle spalle creazioni per compagnie molto prestigiose (fra le tante  ricordiamo l’English National Ballet, l’Alvin Ailey American Dance Theater e la Martha Graham Dance Company). Per Mahler 10 Aszure Barton afferma di aver voluto un contatto diretto con i ballerini scaligeri prima di creare e di aver tratto ispirazione dalle loro esperienze di vita e dalla loro arte. La danza di Aszure Barton, creata sull’Adagio della Decima Sinfonia di Mahler, è sempre molto morbida, pacata, cadenzata; non ha nulla di nuovo a livello di vocabolario ma questa cifra di morbidezza e rotondità si mantiene costante per tutta la coreografia. E tutto quello che la circonda asseconda e amplifica quest’atmosfera, dalla scena semicircolare di Burke Brown ai costumi di Susanne Stehle, pensati come semplici canotte, gonne e pantaloni vaporosi. Il tutto è dominato da una sorta di color bianco-ghiaccio, allo stesso tempo rasserenante ma mai troppo trascinante. Inframezzato a corse giocose e al frequente ricorso alla forma del cerchio, Mahler 10 ci presenta una Weltanschauung placida e distesa. Tutti gli artisti scaligeri hanno fatto mostra di sapersi misurare con lo stile sereno di Aszure Barton, primi fra tutti Virna Toppi e Antonino Sutera.

Con il secondo brano, Petite Mort di Jiří Kylián, si arriva ad una coreografia cult del Novecento. Una di quelle coreografie facilmente riconoscibili, dal segno immediato e robusto. Creato nel 1991 per il Nederlands Dans Theater, Petite Mort è un balletto sincero e mai ruffiano. Petite mort, si sa, in francese è l’orgasmo: come viene trattato in questo balletto? Sei uomini, sei donne e sei fioretti ballano (e sono fatti ballare) su musica di Mozart. Kylián ama gli squarci lirici e repentini in modo che risultino vibranti e accesi: si pensi solo al velo portato velocemente in scena dai danzatori e alle prese plastiche e sbalzate in una luce quasi caravaggesca. Il rapporto fra uomo e donna è raccontato in modo egualitario e schietto, puntellato da un’ironia leggera e mai ingombrante. Non a caso la coreografia si chiude con l’ingresso in scena degli abiti-corazza indossati dalle danzatrici quasi a farci venire la curiosità di sapere dove siano finiti tutti… Davvero una coreografia pungente e che non ha perso un briciolo di giovinezza, danzata dalle compagnie più prestigiose del mondo. Cos’altro aggiungere? Che la compagnia scaligera ha danzato molto bene: ricordiamo le coppie formate da Vittoria Valerio e Matteo Gavazzi, Chiara Fiandra e Eugenio Lepera, Francesca Podini e Nicola Del Freo, Nicoletta Manni e Mick Zeni, Martina Arduino e Christian Fagetti, Alessandra Vassallo e Marco Agostino.

Ha chiuso la serata Boléro di Maurice Béjart. Esatto, proprio la coreografia danzata su «quel tavolo». Quel tavolo che attira, ha attirato e continuerà ad attrarre tantissimi artisti. Già la struttura circolare della musica di Murice Ravel indica un’idea di inesorabilità. Un’inesorabilità che in Béjart è prodromo ad un sacrificio. Tutto lo suggerisce: dal danzatore centrale fino al corpo di ballo maschile che al termine della coreografia si avventa sul danzatore posto sul tavolo. È insieme dionisiaco e apollineo questo brano che nel tempo ha avuto interpreti celeberrimi di entrambi i sessi. Ricordiamo solo l’androginia Sylvie Guillem, il fascino spigoloso e enigmatico di Luciana Savignano, lo charme ambiguo e sensualissimo di Jorge Donn. Ora è la volta dell’étoile scaligera Roberto Bolle, al debutto nel ruolo, che in questa fase della propria carriera predilige ruoli moderni e contemporanei, sia che si tratti dei grandi coreodrammi del Novecento o ruoli non narrativi come nel caso di Boléro. Se è vero che il tutto è innestato sulla commistione di dionisiaco e apollineo, Roberto Bolle propende per un’interpretazione in chiave quasi esclusivamente apollinea: un essere sacrificale bellissimo e lontano, un dio che lascia sbriciolare il proprio distacco e si trasforma in vittima solo sul finire della coreografia.

Ricordiamo che altri sono gli artisti scaligeri che debuttano nel ruolo centrale di Boléro: Virna Toppi e Martina Arduino, recentemente nominate prime ballerine, e Gioacchino Starace, giovane e più che promettente danzatore che si sta distinguendo nel corpo di ballo scaligero. Elisabet Ros e Julien Favreau del Béjart Ballet Lausanne si esibiranno rispettivamente nelle recite del 29 e 30 marzo 2018.

Come sempre ottima la parte musicale guidata da David Coleman a capo dell’Orchestra del Teatro alla Scala.

L’accoglienza è stata calorosissima per tutti gli artisti, con picchi di entusiasmo per Roberto Bolle.

La repliche del trittico composto da Mahler 10, Petite Mort e Boléro continuano fino al 7 aprile 2018 inframmezzate da due repliche (il 21 e 22 marzo 2018) di Goldberg-Variationen di Heinz Spoerli,  mentre Le Corsaire, nella versione di Anna-Marie Holmes e al suo debutto scaligero, celebrerà dal 20 aprile 2018 i duecento anni dalla nascita di Marius Petipa.

Matteo Iemmi

18/03/2018

Foto: 1.-12. Roberto Bolle, Boléro di Maurice Béjart, Teatro alla Scala; 13.-16. Mahler 10 di Aszure Barton, Teatro alla Scala; 17. Virna Toppi, Mahler 10 di Aszure Barton, Teatro alla Scala; 18.- 20. Virna Toppi Antonino Sutera, Mahler 10 di Aszure Barton, Teatro alla Scala; 21.-25. Petite Mort di Jiří Kylián, Teatro alla Scala;  26. Nicoletta Manni e Mick Zeni, Petite Mort di Jiří Kylián, Teatro alla Scala; 27. Martina Arduino e Christian Fagetti, Petite Mort di Jiří Kylián, Teatro alla Scala.

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