L'intervista

Michele Merola. Dopo il successo della sua versione del Bolero di Ravel, nel futuro del coreografo c’è Pulcinella di Igor Stravinskij

Michele Merola è direttore artistico e coreografo principale di MM Contemporary Dance Company. Matteo Iemmi lo ha incontrato nella sede della sua compagnia, a Reggio Emilia. Nell’intervista, Michele Merola racconta la sua versione del Bolero, la sua attività di coreografo, di insegnante e di divulgatore della danza. Nei suoi progetti futuri una nuova creazione del Pulcinella di Igor Stravinskij.

Michele Merola è direttore artistico e coreografo principale di MM Contemporary Dance Company, compagnia di danza contemporanea fondata nel 1999. Lo incontro a Reggio Emilia, nella sua sala prove, al termine di una lezione. Inevitabilmente cominciamo a parlare della sua versione del Bolero di Ravel, una versione che ha debuttato a gennaio 2015, che ha ottenuto unanimi consensi di critica e pubblico e che andrà in scena al Teatro Verdi di Pisa il prossimo 20 aprile.

Bolero, una partitura musicale leggendaria: come ti sei sentito ad affrontarla?

Ci ho pensato per anni: da quando ho cominciato a fare coreografia è stata sempre un mio ‘chiodo fisso’. L’idea risale davvero a molti anni fa, quando con mia mamma il sabato guardavo in TV Maratona d’estate: vedevo Luciana Savignano (alla quale sono molto legato e che verrà anche a vedere lo spettacolo a Milano) che eseguiva la versione di Maurice Béjart. Mi ci sono avvicinato negli anni, aspettando un’idea giusta sia per quanto riguarda la parte coreografica che quella scenica. Ma non solo: ho aspettato anche che la compagnia avesse un maturità tale da affrontare la sfida, perché è una musica che ti può letteralmente schiacciare rischiando di non lasciare spazio all’interpretazione.

Mi sembra che la tua sia una versione basata sui rapporti…

Certo. Ho rivisitato il tema della passione e dell’amore che ha sempre connotato questa partitura verso una gamma di rapporti più ampia: è una coreografia che parla dei rapporti di coppia, dell’amicizia, dello scontro fra persone, del trovarsi e dell’abbandonarsi…

Nei tuoi danzatori, soprattutto nella sezione femminile, ho trovato delle linee molto particolari: come lavori con la tua compagnia?

Sono innanzitutto molto selettivo. La mia attuale compagnia è composta da artisti che conosco da molto tempo, come Enrico Morelli, Giovanni Napoli e Paolo Lauri, o che sono usciti da Agora Coaching Project (il progetto di perfezionamento nella danza rivolto a ragazzi fra i 17 e i 25 anni che vede la direzione artistica di Michele Merola e Enrico Morelli, ndr); quindi persone che ho avuto modo nel corso degli anni di seguire da vicino personalmente e che conosco sia dal punto di vista caratteriale che artistico. Nonostante nella partitura coreografica d’insieme i passi siano gli stessi, sia per gli uomini che per le donne, prediligo ancora un allungamento delle linee per le mie danzatrici: un retaggio che mi viene sicuramente dal balletto classico e che certo non rinnego.

Ti sei formato alla Scuola di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu: un tuo ricordo di quegli anni.

È stata una formazione molto dura e selettiva. Di questo però li ringrazio ancora oggi: quando sei giovane nemmeno puoi renderti conto del perché di alcuni atteggiamenti o comportamenti, che all’epoca magari giudicavo eccessivamente severi. Col senno di poi, sono stati insegnamenti validissimi per il lavoro: non solo per la mia formazione di ballerino ma anche nel costruire e portare avanti una compagnia. Questa forza è un retaggio della mia formazione. La danza doveva essere il centro della nostra vita per farla diventare un lavoro: questo è quello che loro hanno insegnato a tutti gli allievi della scuola.

L’idea per una coreografia come nasce?

Spesso nasce dalla musica, come nel caso del Bolero: quindi ascoltando la musica è nata l’idea per la drammaturgia del pezzo. E lo stesso è capitato con Pulcinella di Igor Stravinskij che debutterà a novembre.

Prediligi sempre partiture musicali impegnative…

Alcuni dicono che sia più semplice per la fruibilità dello spettacolo avere come base una musica già conosciuta. E sicuramente il pubblico si è riavvicinato alla danza anche grazie a titoli che hanno musiche famose o comunque importanti. Ma posso dirti che non è affatto più semplice creare su questo tipo di musiche, soprattutto se hanno alle spalle dei trascorsi coreografici che hanno segnato la storia. Io credo che comunque, anche in forza della mia età e della mia esperienza, sia questo il momento adatto per affrontare questi titoli.

Sei il coreografo principale della tua compagnia, la MM Contemporary Dance Company. Quanto ritieni utile che i tuoi danzatori si confrontino con altri coreografi?

È senz’altro utilissimo. Subito dopo la Scuola Cosi-Stefanescu il mio primo contratto di lavoro come ballerino è stato con Aterballetto. Quindi anche il ricordo di Amedeo Amodio che ha dato vita ad una compagnia che aveva un repertorio molto vasto ed eterogeneo è stato per me una grande scuola. Io sono convinto della scelta che sto facendo, cioè affiancare al nostro programma lavori di coreografi ospiti. È un arricchimento sia per i danzatori che per il pubblico perché in fondo dai la possibilità di vedere la compagnia in colori completamente diversi.

C’è un coreografo che vorresti lavorasse con la tua compagnia?

Ce ne sono troppi, moltissimi! Pian piano spero di riuscire a chiamarli tutti: ci saranno prossimamente due coreografi importanti a cui tengo molto ma al momento preferisco non svelarne i nomi… fra un mesetto li renderemo noti!

Ti faccio fare un passo indietro a qualche anno fa, quando fu inserita in una vostra serata una coreografia di Mats Ek…

Un’emozione fantastica! Abbiamo conosciuto Pompea Santoro, che è stata una delle sue grandi danzatrici, che si è innamorata della compagnia e chiese a Mats Ek la possibilità di farci eseguire questo passo a tre. Mats Ek accettò e Pompea col marito Veli-Pekka Peltokallio, anch’esso danzatore del Cullberg Ballet, vennero a rimontare il passo a tre. Fu veramente un grandissimo regalo.

Sei sempre impegnatissimo anche sul fronte dell’insegnamento: che insegnante sei?

A me la formazione piace tantissimo e la curo ancora oggi perché ci tengo molto. Credo anche nella formazione del pubblico; quindi attraverso i workshop che teniamo nei teatri che ci ospitano, facciamo anche formazione per il pubblico giovane che impara a conoscerci e impara come lavora la compagnia.

Non mi resta che chiederti qualche progetto per il futuro…

Da luglio cominceremo a lavorare a due nuove creazioni, la mia versione di Pulcinella di Igor Stravinskij, e un nuovo lavoro di un prestigioso coreografo ospite di cui, come ti ho detto, ancora non voglio svelare il nome. Questi due nuovi lavori costituiranno un dittico che debutterà a novembre 2016 al Teatro Asioli di Correggio. Stiamo anche lavorando alla prossima tournée che toccherà tappe molto importanti. Saremo inoltre tra le pochissime compagnie italiane selezionate per andare in scena con un proprio spettacolo alla Tanzmesse di Düsseldorf, una celebre fiera internazionale della danza in Germania. Siamo molto orgogliosi di questo perché su circa 680 compagnie che hanno inviato la candidatura solo 60 sono state scelte. Sono felice perché la coreografia selezionata per la Tanzmesse è la mia versione del Bolero di Ravel.

Matteo Iemmi

19/04/2016

 

Foto: 1. Michele Merola, ph. Cristiano Castaldi; 2. Bolero di Michele Merola, MM Contemporary Dance Company, ph. Stefano Corrias; 3.-4. Bolero di Michele Merola, MM Contemporary Dance Company, ph. Luca Vantusso; 5.-8. Bolero di Michele Merola, MM Contemporary Dance Company, ph. Maurizio De Nisi; 9. Michele Merola.

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