La recensione

Nuovo successo per l’Opéra di Parigi con il Lago dei cigni di Nureyev all’Opéra Bastille

Tutte sold out le recite de Le Lac des cygnes di Rudolf Nureyev in scena fino al 31 dicembre 2016 all’Opéra Bastille. Protagonisti l’aristocratica Amandine Albisson, lirico e disperato cigno bianco e seducente e provocante cigno nero, e l’elegante Mathieu Ganio romantico principe dalle eccellenti doti virtuosistiche. Intenso François Alu nel doppio ruolo di Wolfgang/Rothbart. Sfavillante il Corpo di ballo dell’Opéra di Parigi nelle scene corali.

Dalla mitologia greca al romanticismo, dalle tradizioni celtiche ai racconti russi e persiani, le leggende hanno sempre descritto il cigno quale creatura immacolata, simbolo di purezza inaccessibile e di erotismo ambiguo.

La prima idea che mosse Čajkovskij a fantasticare sul Lago dei cigni risale al 1871 quando, in villeggiatura, ospite dell’amatissima sorella Aleksandra, volle scrivere per i bambini un balletto in un atto dove il fratello Modest interpretava la parte del principe Siegfried. La traccia originaria del canovaccio nascondeva tali profondità di introspezione da trasformare il divertimento estivo in un balletto di quattro atti. La prima rappresentazione del balletto, nel 1877 al Teatro Bolshoi di Mosca firmata dal coreografo Julius Reisinger, fu tuttavia un fiasco per la coreografia ordinaria eseguita da danzatori mediocri.

Successivamente, nel 1893, Ivan Alexandrovich  Vsevolojvski, direttore dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, progettò di rimontare Il Lago dei Cigni al Teatro Mariinskij con la coreografia dei maîtres de ballet Marius Petipa e Lev Ivanov già creatori con Čajkovskij di Bella Addormentata e Schiaccianoci. Questa versione de Il Lago dei Cigni ebbe un successo enorme tanto da essere ancor oggi emblema del balletto accademico.

Nel tempo numerosi altri coreografi si sono cimentati con l’argomento. Tra loro, per citare i più apprezzati e conosciuti, Alexandre Gorski, Michel Fokine, Nicolas Sergueiev, e in tempi più recenti, Alexei Ratmansky (di cui a Parigi si è appena vista la versione coreografica, messa in scena dal Teatro alla Scala di Milano), John Neumeier, John Cranko, Mats Ek e Matthew Bourne.

Il Lago dei Cigni che l’Opéra de Paris rappresenta in questi giorni fino al 31 dicembre 2016 a Parigi all’Opéra Bastille è la magnifica versione di Rudolf Nureyev, creata per la Compagnia francese nel 1984.

Seguendo il tracciato tradizionale di Petipa e Ivanov, il grande danzatore russo lo ha arricchito di una sua lettura psicoanalitica che concede profondità al manifestarsi dei personaggi, rivalutando inoltre le variazioni maschili con l’aggiunta di splendide e complesse legazioni per i ruoli di Siegfried e Wolfgang/Rothbart che nella stesura iniziale avevano per lo più parti di porteur o mimate.

Le magnifiche scenografie di Ezio Frigerio, in magica sintonia con i bellissimi costumi di Franca Squarciapino e le luci di Vinicio Cheli, sono ispirate, per gli atti bianchi, alla sensibilità pittorica delle tele di Monet mentre, per le vicende svolte al castello, possiedono la purezza essenziale della descrizione di un’epoca, quella medievale, risolta però in una dimensione spoglia e rigorosa che sottolinea lo stato di intimità interiore del principe Siegfried, totalmente immerso nei propri spazi di sogno.

Quando Siegfried, non sapendo sormontare le barriere che separano i sogni dalla realtà, incontra la principessa Odette, tramutata in cigno dal perfido Rothbart, subito se ne innamora e giura di salvarla.

Scriveva Nureyev: “Il Lago dei cigni è per me la grande chimera del principe Siegfried. Nutrito di letture romantiche che hanno esaltato un suo desiderio senza confini, rifiuta la realtà del potere e del matrimonio che gli impongono il precettore e sua madre. E’ lui stesso che per sfuggire al malinconico destino che gli è stato preparato, fa entrare nella sua vita la visione del lago incantato ed è a quello che egli si ispira. Un amore idealizzato nasce nella sua mente insieme alla lotta per la proibizione che lo accompagna. Odette, Il cigno bianco è la donna candida e inattingibile. Odile, Il cigno nero è il suo riflesso negativo così come il perfido Rothbart è la trasposizione pervertita di Wolfgang, il precettore. Ma quando il sogno si dissolve, la ragione del Principe non saprà sopravvivergli”.

Il centro focale drammaturgico de Il Lago dei cigni di Nureyev è Siegfried e per lui sono state create variazioni complesse di luminosa bellezza e di possente esecuzione che lo conducono, in un crescente vortice di dolore, verso il dramma finale.

Ciò che sulla scena si manifesta, congegnato sulla base delle preziose coreografie di Petipa e di Ivanov, è un’opera di una purezza e di un’eleganza ineguagliabili.

All’Opéra Bastille protagonista nel ruolo di Odette /Odile è l’aristocratica Amandine Albisson, lirico e disperato cigno bianco dalle linee meravigliose ma anche seducente e provocante cigno nero dalla luminosa tecnica.

Accanto a lei, nel ruolo di Siegfried, l’elegante Mathieu Ganio, degno figlio d’arte (i genitori Dominique Khalfouni e Denis Ganio indimenticabili étoile di Roland Petit) interpreta un romantico principe dalle eccellenti doti virtuosistiche, morbido e ben sostenuto nei grands tours e nei legati.

François Alu, con intense capacità interpretative e notevoli qualità di elevazione, ricopre il doppio ruolo di Wolfgang/Rothbart.

Molto belle le scene corali tra cui, maestoso e brillante, il valzer del primo atto rivela una Compagnia sfavillante in un’alternarsi di legazioni di assoluta piacevolezza. Altrettanto belle le altre piéces all’interno del castello di Siegfried, sia per quanto riguarda le danze di carattere che per le danze di corte.

Nell’esecuzione degli atti bianchi il corpo di ballo femminile evidenzia la perfezione luminosa delle linee di una grande Scuola. L’ottima esecuzione dell’assieme e la toccante interpretazione delle timide e struggenti fanciulle-cigno, nel loro stato di creature imprigionate e ferite nell’anima dal perfido Rothbarth, evocano il candore immacolato di ali bianche che, come braccia aperte, animano tensioni emotive.

Il quarto atto è un capolavoro di estetica e di pathos. La struggente partitura di Čaikowskij, diretta da Vello Pähn, accompagna le fanciulle cigno nella loro danza di dolore perché Odette, rimasta prigioniera del sortilegio, non potrà più riavere la sua parvenza umana. La coreografia è magnifica: ordinata a canone principalmente sulle diagonali, con movimenti rotondi che evocano sui corpi l’agitarsi delle acque del lago, è successivamente sorretta da disperati fremiti di volo impressi nella tipica formazione a triangolo degli stormi di cigni selvatici. Il balletto si conclude con la straziante fine di un sogno che è l’emanazione stessa dell’anima di Siegfried.

Applausi senza fine per uno spettacolo che ha visto sulla scena una Compagnia di grandissima qualità artistica e tecnica.

Mariolina Giaretta

15/12/2016

 

La recensione si riferisce alla recita del 8 dicembre 2016.

Foto: Amandine Albisson e Mathieu Ganio ne Le Lac des cygnes, Opéra de Paris, ph. Svetlana Loboff – OnP.

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