La recensione

Successo per Martina Arduino e Virna Toppi nel Boléro di Béjart. Intensi gli scaligeri ne La Petite Mort di Kylián e in Mahler 10 di Aszure Barton.

Nelle repliche del Trittico al Teatro alla Scala, il Direttore Frédéric Olivieri ha fatto debuttare nel Bolero di Maurice Béjart due neo prime ballerine scaligere: Martina Arduino e Virna Toppi. Bella e selvaggia la Arduino magnetizza con il movimento lancinante e fremente delle sue anche, la fluidità delle braccia sinuose e la sicurezza morbida delle gambe. La sua danza è possente e la sua passione coinvolge. Elegante anche la prova di Virna Toppi, che spicca in Mahler 10 con Antonino Sutera, Antonella Albano e Stefania Ballone. Pregevoli le interpretazioni delle coppie Nicoletta Manni e Mick Zeni, Francesca Podini e Nicola Del Freo, Giulia Lunardi e Massimo Garon ne La Petite Mort.

Il 10 gennaio 1960 Maurice Béjart crea il suo Bolero su musica di Ravel e, in quello stesso anno, Maurice Huisman lo scrittura, affidandogli quaranta danzatori, al Teatro la Monnaie di Bruxelles. Nasceva così il Ballet du XXeme Siècle. La danza avrebbe ritrovato l’apoteosi tra le arti maggiori grazie alla genialità di un coreografo le cui affinità elettive abbracciavano la filosofia, la spiritualità e la danza concepita come “rito per il tempo presente” e a cui si ispirò con la sua Messe pour le Temps Présente, titolo di una sua pièce creata per il Festival di Avignone.

In una concezione dionisiaca ed erotica della danza, concepita però con la consueta apollinea bellezza, il Bolero di Béjart ha sempre profondamente emozionato i ballerini che lo interpretano e ha infervorato lo slancio emotivo del pubblico che alla fine, nell’estasi del pathos crescente, immancabilmente reagisce con applausi scroscianti.

Quanto descritto è avvenuto al Teatro alla Scala, nelle repliche di Trittico, dove cast diversi si sono avvicendati in un interessante programma che si concludeva con il Bolero di Béjart.

Frédéric Olivieri, direttore del corpo di ballo scaligero, ha scelto di alternare artisti diversi nella parte della o del protagonista (nel 1979 Béjart aveva voluto il grande Jorge Donn nel ruolo inizialmente creato per una danzatrice).

A cominciare con Roberto Bolle, nostra grande étoile, per concludere le repliche con Elisabeth Ross e Julien Favreau, eccellenti ballerini del Béjart Ballet Lausanne, Olivieri, con l’intelligente volontà di metterle in luce e concedendo loro una grande opportunità, ha voluto porre sul rosso tavolo circolare anche tre giovanissimi interpreti del ballo scaligero: Gioacchino StaraceMartina Arduino e Virna Toppi, queste ultime appena nominate prime ballerine. Sono loro due che ho seguito in due diverse recite.

Ed è stato un vero piacere vedere premiata dai lunghissimi applausi del pubblico la rappresentazione luminosa della danza di entrambe, pur nelle loro diverse valenze. Virna Toppi è apparsa infervorata, precisa, elegante nelle linee pulite e belle del suo valore tecnico ma, forse un po’ spaventata dal ruolo immenso che si apprestava a interpretare, è in parte mancata di estasi e di pathos nel crescere ossessivo del rito che, strappando gli uomini alla loro indifferenza, li attira verso sé in un clima di rovente sensualità. Probabilmente con ripetute esperienze la danzatrice conquisterà più confidenza con il ruolo, maggiore seduttività e il giusto “abbandono”.

Di altra forza incisiva è stata invece l’interpretazione di Martina Arduino. Bella e selvaggia, così come Béjart aveva visto uscire dal mare Duška Sifnios che lo aveva folgorato e ispirato a comporre su di lei il suo Bolero, l’Arduino magnetizza con il movimento lancinante e fremente delle sue anche, la fluidità delle braccia sinuose e la sicurezza morbida delle gambe. Nell’estasi di un’iniziazione sacra a Eros perpetrata nella forza di una danza possente, la passione che traspare dalla danzatrice è di grande coinvolgimento e promette una carriera che avrà percorsi di luce.

Altre coloriture e sensazioni più lievi per Mahler 10, prima pièce nel programma del Trittico scaligero, una nuova creazione per ventisei ballerini di Aszure Barton, conosciuta e apprezzata come coreografa dalla scrittura poliedrica e versatile.

Composta sull’Adagio tratto dalla Decima Sinfonia di Mahler, una musica complessa, ricca di straordinarie suggestioni e intuizioni ma che rimase incompiuta per la morte del compositore, Mahler 10 consiste in un rivivere emozionalmente le note per tracciare un percorso dialettico con la morte e con la vita. Mortalità e immortalità risuonano, senza filtri intellettuali, nelle profondità dell’animo, sollecitate e rievocate dai percorsi nello spazio disegnati dai corpi dei danzatori.

Ciò che risulta non è del tutto originale né particolarmente toccante, ma l’effetto di insieme è gradevole. I danzatori, tra cui spiccano per il talento e l’efficacia tecnica, Antonino Sutera, Virna Toppi, Antonella Albano e Stefania Ballone, sono apparsi a loro agio in questo brano contemporaneo che è sembrato essere tuttavia una lettura piuttosto americana della musica del grande Mahler.

Di grande genialità, sorprendentemente esemplare nel forgiare il movimento e in sublime armonia con la partitura dei due Adagi per pianoforte e orchestra dei concerti 23 e 21 di Mozart, La Petite Mort di Jiří Kylián è un piacere assoluto che dona brividi sulla pelle per l’intensità che la pervade.

In un equilibrio perfetto e nell’armonia del manifestarsi dell’elemento maschile e di quello femminile, attraverso la compenetrazione degli intenti razionali e dell’istintualità fisica, il coreografo dedica al tripudio dell’unione (petit mort in francese è l’orgasmo) l’eleganza innata e la grazia della sua sublime qualità di creazione.

Nei ballerini, inebriati da tanta bellezza, traspare la consapevolezza di danzare un capolavoro e si assiste, nei differenti cast, a interpretazioni di pregevole e intensa qualità soprattutto nelle coppie formate da Nicoletta Manni e Mick Zeni, Francesca Podini e Nicola Del Freo, Giulia Lunardi e Massimo Garon.

Gli appuntamenti della stagione danza al Teatro alla Scala proseguono con un’altra nuova produzione, Le Corsaire, un classico del balletto ottocentesco nella acclamata versione coreografica firmata da Anna-Marie Holmes, in scena al Piermarini dal 20 aprile al 17 maggio 2018 e con la Serata Nureyev con Svetlana Zakharova, Roberto Bolle, Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov, Germain Louvet in programma dal 24 al 29 maggio 2018.

Mariolina Giaretta

14/04/2018

Foto : 1.-9. Martina Arduino, Bolero di Maurice Béjart, Teatro alla Scala, ph. Brescia e Amisano; 10. Virna Toppi, Bolero di Maurice Béjart, Teatro alla Scala, ph. Brescia e Amisano; 13.-16. Virna Toppi e Antonino Sutera, Mahler 10 di Aszure Barton, Teatro alla Scala; 17.-23. Mahler 10 di Aszure Barton, Teatro alla Scala, ph. Brescia e Amisano; 24.-32. Petite Mort di Jiří Kylián, Teatro alla Scala.

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