La recensione

Zorba il Greco di Lorca Massine al Teatro San Carlo di Napoli: applausi instancabili e tris del finale.

Accolto con grande successo al Teatro San Carlo di Napoli Zorba il Greco di Lorca Massine. David Khozashvili nel ruolo di Zorba trasuda un entusiasmo contagioso, incarnando lo spirito ottimista e gioioso degli elleni. Alessandro Staiano mostra le sue ottime capacità attoriali calandosi perfettamente nel ruolo di John. Anna Chiara Amirante sfodera tutta la sua elegante danza nei panni di Marina. Virile e sicuro è Stanislao Capissi nel ruolo del geloso Manolios. Struggente è Candida Sorrentino nella scena della follia di Madame Hortense. Nel finale Khozashvili e Staiano suscitano il plauso degli spettatori con i loro virtuosismi e la compagnia regala al pubblico un acclamatissimo “tris” del finale.

Si è chiusa a Napoli la quarta edizione del San Carlo Opera Festival con l’allestimento di uno dei balletti più noti e rappresentati della fine del Novecento, Zorba il Greco, andato in scena al Teatro San Carlo già tre anni fa in occasione della prima edizione dello stesso festival.

Le colossali coreografie di questo titolo sono state create nel 1988 all’Arena di Verona da Lorca Massine, progenie del grande Léonide Massine protagonista dei Ballet Russes di Diaghilev.

Dopo il successo del dittico Parade – Pulcinella al Teatro Grande di Pompei con il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, l’estrosa firma di famiglia Massine torna in territorio campano ad allietare i ballettomani con uno spettacolo frizzante e poetico al tempo stesso interpretato dal Corpo di ballo del Teatro San Carlo. L’aspetto esotico e narrativo della coreografia non può del resto che far innamorare il pubblico partenopeo, il quale nutre da sempre un debole per tutto ciò che è autentico e remoto.

Zorba il Greco, geniale trasposizione coreutica del film di Michael Cacoyannis del 1965 e basato sull’omonimo romanzo di Nikos Kazantzakis, rappresenta una sorta di mito contemporaneo frutto dell’unione tra folklore mediterraneo e suggestioni romantiche.

A differenza della versione cinematografica di Zorba the Greek, il registro teatrale messo a punto da Lorca Massine si sofferma sui rapporti umani più che sulla trama e sui luoghi. L’ambientazione non sembra essere l’isola di Creta così come vuole la storia, ma un luogo solenne e indefinito della regione ellenica. Gli alti gradoni sistemati in scena richiamano le rovine di un tempio antico, forse di un’agorà, e le videoproiezioni rimandano ad un paesaggio arido e desertico, mutevole nel tempo grazie all’alternanza continua tra giorno e notte, nel quale si inseriscono i personaggi principali della pièce.

Alexis Zorba è interpretato da un sorridente David Khozashvili, danzatore ospite dell’Opera di Stato di Samsun, il quale volteggiando e saltellando trasuda un entusiasmo contagioso, incarnando lo spirito ottimista e gioioso degli elleni.

Alessandro Staiano veste i panni del giovane John, l’intellettuale americano erede di una miniera, che giunto in Grecia si lascia trascinare dai ritmi e dalle usanze del luogo, innamorandosi della seducente Marina interpretata da Anna Chiara Amirante. Alessandro Staiano, danzatore di tecnica forte e pulita, mostra le sue ottime capacità attoriali calandosi perfettamente nel ruolo del turista occidentale affascinato dall’imprevedibilità della vita. Anna Chiara Amirante indossa un ammaliante abito rosso e sfodera tutta la sua elegante danza, sui tacchi come in mezza punta, risultando una partner leggiadra specialmente nei momenti di passo a due posti a chiusura del primo atto.

Il personaggio di Zorba è strettamente legato a quello di John all’interno di questa vicenda amorosa: confidente ed incitatore, è una guida spirituale oltre che turistica il cui obiettivo è quello di insegnare all’amico a vivere i propri sentimenti senza riserve, godendo di ogni singolo istante e ignorando i giudizi della comunità locale, uomini e donne interpretati dal Corpo di ballo del Teatro San Carlo diretto da Giuseppe Picone.

Zorba del resto è un perfetto esempio di Rebetis, un uomo che nonostante si identifichi con la tradizione e col suo gruppo, si pone in modo provocatorio a discapito delle conformità sociali poiché aperto all’interscambio culturale ed al confronto.

Possessivo e geloso invece il Manolios interpretato da Stanislao Capissi, anch’egli innamorato di Marina. La sua danza è virile e sicura, denuncia ed osteggia il sentimento nascente tra il viaggiatore americano e la donna greca, un’infatuazione ritenuta sacrilega agli occhi di tutti.

Altro personaggio principale del balletto è quello di Madame Hortense, una prostituta ex cantante di cabaret che innamoratasi di Zorba lo sposerà in una finta ma suggestiva cerimonia posta ad apertura del secondo atto. A ricoprirne brillantemente il ruolo (per lo più pantomimico) è Candida Sorrentino che si  fa notare  per la sua struggente e personale interpretazione della follia. In questa scena Hortense si lascia divorare fino alla morte dal dolore di un amore forse non corrisposto. I suoi dubbi e le sue paure, rappresentate da danzatrici col volto velato, aleggiano intorno a lei fino a rubarne l’essenza, trasformandola in una bambola senz’anima.

Aneddoti drammatici di questo genere, come anche la morte di Marina linciata dalla folla perché “colpevole” di essersi invaghita di uno straniero, sono quelli che definiscono il substrato dell’azione scenica intorno al quale Lorca Massine sviluppa il suo lavoro coreografico.

Come in una tragedia greca, il dramma della morte e del fallimento pesa sulla vita di tutti i personaggi ma ad esorcizzarlo è la danza, accompagnata dalle celebri note (purtroppo registrate a causa del tour dell’orchestra a Dubai) di Mikis Theodorakis.

Massine, insieme ai codici del balletto classico, utilizza il sillabario delle danze popolari per comunicare attraverso il movimento prima un senso di repulsione ed indignazione − come nella danza della tempesta − poi di uguaglianza e di pace, come suggeriscono le colombe videoproiettate alla fine dello spettacolo.

L’ensemble del San Carlo, diviso nei due gruppi, quello degli Uomini e quello delle Donne, nel corso di tutta la rappresentazione danza sempre separato. Questa scelta coreografica enfatizza non solo il distacco emotivo della comunità da tutto ciò che accade ma sottolinea anche i contrasti interni tra il genere maschile e quello femminile.

Il personaggio di Marina in questo senso diviene un elemento destabilizzante all’interno del suo gruppo, poiché instaura un contatto con tutto ciò che è proibito o diverso. Vessata e condannata a morte come l’eletta di una Sagra della Primavera, il suo sacrificio è il movente che ispira a Massine la composizione finale dell’opera.

Il sirtaki di chiusura − danzato sul componimento più celebre di Theodorakis che grazie al successo del film è diventato un ballo popolare − emana una forte energia ed è metafora di coesione e fratellanza, un rito per affrontare la vita in maniera disillusa senza farsi schiacciare dai drammi.

I danzatori del Teatro San Carlo, nonostante pochi attimi di incertezza, si stringono in un abbraccio a formazione lineare, precisi e sincroni nell’esecuzione corale e giocano col ritmo incalzante della musica fra balzi e saltelli. Spiccano fra gli uomini Salvatore Manzo, Carlo de Martino, Danilo Notaro.  Si fanno notare fra le donne Giovanna Sorrentino, Luisa Ieluzzi, Francesca Riccardi.

Davi Khozashvili e Alessandro Staiano al centro della scena suscitano il plauso degli spettatori con i loro instancabili virtuosismi e tutta la compagnia si abbandona ai festeggiamenti regalando un acclamatissimo “tris” del finale.

La giovane età, la spontaneità ed il carisma dei tersicorei del Real Teatro, si adattano perfettamente alle allegre atmosfere del capolavoro di Lorca Massine e non a caso il coreografo ha affermato, durante la conferenza stampa della 45esima edizione di Positano Premia la Danza – Léonide Massine, che la danza deve puntare sui giovani e sul loro talento per crescere e rinnovarsi. Certamente si può dire che Napoli, con il suo storico teatro e la direzione di Giuseppe Picone, lo fa e continuerà a farlo.

Andrea Arionte

17/09/2017

Foto: 1. Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Luciano Romano; 2. David Khozashvili Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 3. Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 4. Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Luciano Romano; 5.-7. Anna Chiara Amirante e Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 8. Anna Chiara Amirante Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 9.-11. Candida Sorrentino Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 12. Stanislao Capissi Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Luciano Romano; 13. David Khozashvili e Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 14. Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Luciano Romano; 15. Anna Chiara Amirante Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squegli; 16. Anna Chiara Amirante e Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 17. Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 18. David Khozashvili e Alessandro Staiano Zorba il Greco di Lorca Massine Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia.

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