In Piemonte

Al Teatro Regio di Torino debutta La Giara con la coreografia di Roberto Zappalà e Cavalleria rusticana con la regia di Gabriele Lavia

Dal 12 al 22 giugno 2019 due novità assolute al Regio di Torino: La Giara di Alfredo Casella, creazione ispirata all’omonima novella di Luigi Pirandello, nell’originale interpretazione di Roberto Zappalà per gli undici danzatori uomini della Compagnia Zappalà Danza; Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni nel nuovo allestimento firmato da Gabriele Lavia. Con l’Orchestra e il Coro del Regio.

Dal 12 . 06 . 2019 al 22 . 06 . 2019

Torino - Teatro Regio

Al Teatro Regio di Torino debuttano mercoledì 12 giugno 2019, alle ore 20, con repliche fino al 22 giugno 2019, due novità assolute: La Giara di Alfredo Casella, creazione in atto unico liberamente ispirata all’omonima novella di Luigi Pirandello nell’interpretazione per undici danzatori uomini della Compagnia Zappalà Danza e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni nel nuovo allestimento firmato da Gabriele Lavia. Una serata dalla doppia suggestione e dai continui rimandi tra balletto e opera, Pirandello e Verga, tradizione e avanguardia con un comune denominatore: la Sicilia. L’Orchestra del Teatro Regio, presente in entrambi i titoli, è diretta dal maestro Andrea Battistoni. Il Coro, impegnato nel capolavoro di Mascagni, è istruito da Andrea Secchi.

LA GIARA

Il coreografo Roberto Zappalà si contraddistingue l’aver diffuso come nessun altro “un sud vivo e vibrante” nelle platee di tutto il mondo grazie alla sua danza di grande impatto visivo. L’amore per la sua terra e l’attività di formazione dei danzatori lo ha portato a fondare l’omonima Compagnia e nel 2002, a Catania, Scenario Pubblico, Centro di Produzione Nazionale del quale è Direttore artistico. Ha lavorato inoltre per importanti realtà come la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, la compagnia svedese Norrdans, quella olandese di ArtEZ e il Goteborg Ballet.

La Compagnia Zappalà Danza, fondata a Catania nel 1990, è oggi riconosciuta come elemento di spicco nel panorama della danza italiana contemporanea, distinguendosi per l’elaborazione di un linguaggio personale (MoDem, acronimo di Movimento Democratico), per le collaborazioni con importanti festival internazionali quali MilanOltre e i riconoscimenti ottenuti, tra cui quello di Centro Nazionale di Produzione della Danza da parte del MiBAC.

Nella commedia di Luigi Pirandello, la giara è una prigione, letterale per il riparatore di giare Zi’ Dima, chiuso al suo interno, e simbolica per Don Lollò, il padrone, prigioniero della “roba”. Alfredo Casella ne colse il carattere emblematico, in bilico tra ironia e grottesco, creandone nel 1924 una partitura musicale su richiesta dei Ballets Suédois, con coreografia di Jean Börlin e scene e costumi di Giorgio De Chirico. Una musica ricca di spunti ritmici e melodici del folklore siciliano, trasposti però in una dimensione ideale e fuori dal tempo, fatta di emozioni. Sono queste emozioni e questi spunti simbolici che Zappalà riprende, nella coreografia, nelle scene e nelle luci, suggerendo uno spazio in cui la giara è sia contenitore della danza sia dimensione narrativa; luogo chiuso, limitato ma protetto, nel quale scorre la vita – il movimento – e dal quale osservare ciò che sta al di fuori, suggestiva ambivalenza che coinvolge il pubblico nell’interpretazione.

«La Giara che Pirandello scrisse nel 1906 (pubblicata nel 1909 sul Corriere della Sera) e dalla quale successivamente nel 1916 trasse un atto unico, nasce in qualche modo con intenzioni d’avanguardia. Il balletto infatti è una commedia coreografica in un atto commissionata a Casella da Rolf de Maré per i suoi Ballets Suédois, una compagnia dalle scelte musicali e artistiche innovative – spiega Roberto Zappalà – Questo è il mio secondo viaggio insieme a Pirandello. 25 anni fa ho affrontato Il berretto a sonagli e oggi con La Giara ho avuto l’occasione di elaborare una visione personale delle vicende e dei temi cari allo scrittore agrigentino: il territorio siciliano, le sue contraddizioni, i conflitti interpersonali. E’ stato un viaggio affascinante attorno alla gestualità rurale dove tradizione e contemporaneità si sono incrociate e combinate per realizzare un affresco della Sicilia anche questo convintamente parte del mio progetto Re-mapping Sicily come quinta tappa. Abbiamo incontrato e abbracciato l’Etna, Pinocchio, la Balena, la donna, il suo ventre, e ancora una volta l’accoglienza».

Lo spettacolo vede protagonisti undici interpreti maschili: Adriano Coletta, Filippo Domini, Ruben Garcia Arabit, Alberto Gnola, Marco Mantovani, Gaetano Montecasino, David Pallant, Dario Rigaglia, Junghwi Park, Adriano Popolo Rubbio, Erik Zarcone. Una parte del cast è composto dai danzatori della Compagnia, gli altri sono stati scelti attraverso audizioni in tutta Europa: Londra, Milano, Roma, L’Aia, Barcellona, Berlino.

Regia, coreografia, scene e luci della creazione sono di Roberto Zappalà, la drammaturgia è di Nello Calabrò, i costumi sono di Veronica Cornacchini e Roberto Zappalà, assistente alla coreografia è Ilenia Romano. Il nuovo allestimento è di Scenario Pubblico/CZD.

CAVALLERIA RUSTICANA

Nella seconda parte della serata, va in scena Cavalleria rusticana, il capolavoro di Pietro Mascagni in un nuovo allestimento con la regia di Gabriele Lavia e scene e costumi di Paolo Ventura, il poliedrico artista milanese che ha rivoluzionato la fotografia contemporanea.

La novella di Giovanni Verga, dramma della gelosia che racconta anche di una cultura e di un territorio, fu messa in musica da Mascagni nel 1890, segnando la storia dell’opera e l’apertura di una nuova pagina del teatro musicale, quella verso un’espressione sonora della narrazione e delle passioni, che solo forzatamente possiamo limitare alla definizione di verismo.

Gabriele Lavia, punto di riferimento del teatro e del cinema italiano contemporaneo, da ormai una trentina d’anni affianca alla sua carriera di attore, regista e doppiatore anche la regia di opere liriche; torna al Regio con un altro titolo verista, con rimandi alle sue origini siciliane, dopo i suoi ammirati Pagliacci.

Nel cast troviamo Sonia Ganassi nel ruolo di Santuzza, Marco Berti in quello di Compare Turiddu i(l tenore ha cantato sotto la guida di direttori quali Antonio Pappano, James Levine, Daniel Oren; nella sua carriera internazionale ha interpretato tutti i principali ruoli operistici di Otto e Novecento, sulle principali scene italiane, oltre al Metropolitan di New York, Covent Garden di Londra, Opéra Bastille di Parigi, Staatsoper di Vienna e Berlino, Opernhaus di Zurigo e Liceu di Barcellona). Nel ruolo di Alfio è Marco Vratogna, baritono stimato per la bellezza del timbro e la presenza scenica. Specializzato nel repertorio verista e verdiano, ha inciso per importanti case discografiche  Completano il cast: Elisabetta Fiorillo (Lucia) e Clarissa Leonardi (Lola). Nel corso delle nove recite, si alternano nei ruoli principali: Cristina Melis (Santuzza), Francesco Anile (Turiddu) e Gëzim Myshketa (Alfio). Le luci sono di Andrea Anfossi.

Lo spettacolo è in scena mercoledì 12 giugno 2019, giovedì 13 giugno 2019, venerdì 14 giugno 2019 e sabato 15 giugno 2019 alle ore 20.00, domenica 16 giugno 2019 alle 15.00, martedì 18 giugno 2019 alle 20.00, mercoledì 19 giugno alle ore 15.00, venerdì 21 giugno alle 20.00 e sabato 22 giugno alle ore 15.00.

www.teatroregio.torino.it

Foto: La Compagnia Zappalà Danza durante le prove de La Giara di Alfredo Casella, coreografia Roberto Zappalà.

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