Scuole di danza

Vorrei iscrivere mio figlia a un corso di danza. Conversazioni tra genitori e insegnanti.

Cosa passa veramente per la testa agli insegnanti di danza quando un genitore non troppo addentrato nel mondo della danza chiede informazioni per iscrivere sua figlia a danza? Ecco tre diverse situation comedy di assoluta fantasia, volutamente esagerate per riderci su, senza offesa per nessuno.

Le scuole di danza hanno ormai riaperto i battenti. Se non forse ancora con le lezioni di danza, certamente per le iscrizioni. Ecco una piccola raccolta di conversazioni tipo che si “potrebbero” tenere al primo incontro conoscitivo tra nuovo genitore e direttore di scuola di danza.

Mi sta a cuore precisare che tali conversazioni sono assolutamente frutto di fantasia e sono state enfatizzate per renderle volutamente paradossali con lo scopo di strappare un sorriso al lettore. Tutti i riferimenti a persone non sono attribuibili pertanto ad alcuna realtà in particolare anche se alcune situazioni possono risultare verosimili. Il lettore potrà rivedersi personalmente in uno dei ruoli romanzati per l’occasione senza che per questo sia stato espressamente e volutamente fatto riferimento a lui.

La G. sta per genitore che chiede informazioni, la D. per direttore che risponde alle domande che gli vengono fatte e, tra parentesi nelle sue risposte, troverete il suo reale pensiero che per forza di cose resterà sempre inespresso.

 

Conversazione numero uno

G: Salve, vorrei chiedere delle informazioni sui corsi di danza classica per mia figlia, è possibile?

D: Buongiorno signora. Certo, mi dica pure.

G: Quanto costa? Perché so che è caro!

D: Signora lasci che le illustri prima la nostra organizzazione, poi le dirò riguardo le quote… (Giusto signora bella, deve costare poco, altrimenti come la sfoggi la borsa da un milione di dollari che indossi che è utile solo a contenere il tuo telefono di ultima generazione, dove a chiamarti è solo tuo marito impensierito sul tuo eccessivo uso della sua carta di credito? E poi … giusto, come ce la porti tua figlia a danza se non con una macchina da 60.000 euro come quella che hai appena parcheggiato?) Quanti anni ha sua figlia?

G: Ha otto anni. Quante volte alla settimana si fa lezione?

D: Sono tre volte alla settimana signora, lunedì, mercoledì e venerdì.

G: Ehhh nooo!! Il Lunedì mia figlia prende lezioni di nacchere, il mercoledì ha il corso di nuoto, perché il nuoto fa bene, e il venerdì ha il corso di giappocinese, sa è la lingua del futuro ed è indispensabile che la sappia parlare fluentemente.

D: Con faccia forzatamente sorridente Ah comprendo! (Comprendo? Ma che devo comprendere se non che quella povera creatura di tua figlia è stressata solo già ad avere una mamma come te. E poi mi vieni a fare storie perché il corso di danza è caro? Ma chi me l’ha mandata a me questa oggi?)

G: Però mi dica gli orari, magari riesco ad incastrare!

D: Alle 17.00 in tutti e tre i giorni.

G: Ehhh noooo!! Lei a quell’ora finisce le sue attività e non farebbe in tempo ad essere qui alle 17 per la lezione. Però potrebbe venire sempre con una mezz’ora di ritardo… calcolando che le devo anche lasciare il tempo della merenda.

D: Sorride per non piangere. Non riuscendo a parlare, il massimo dei suoni che riesce ad emettere sono simili ad un Uhm, ehm.. (certo come no? Quando andavi a scuola e dovevi essere lì per le 8 che facevi? Ti svegliavi con calma, facevi colazione ed entravi senza stress tutti i giorni alla terza ora?) Ad ogni modo prende coraggio ed esclama: Mi spiace Signora ma non è possibile entrare in ritardo alle lezioni!

G: Ma come? E non si può fare nulla per incastrarla? Non può spostare gli orari?

D: Il tono si fa perentorio. No Signora, le ripeto mi dispiace (Ma che sta dicendo? Devo cambiare l’orario perché la figlia deve per forza fare danza? Ma vai a chiedere al maestro di nuoto, di nacchere o al giappocinese se te lo spostano loro l’orario. Perché dovrei farlo io? Che c’ho scritto Gioconda in fronte?)

G: Ok va bene. Semmai ci penso e ripasso.

D: Signora faccia come meglio crede. Se riesce ad organizzare tutto saremo felici di poter avere sua figlia tra i nostri allievi. (sua figlia sì, poverina, ma tu signora mia sei simpatica quanto un unghia che gratta il muro).

 

Altra situazione frequente. Conversazione numero 2

G: Buongiorno, mia figlia credo debba fare danza perché vedo che le piace.

D. Buongiorno Signora, bene, è importante che alla bimba piaccia (uhmmm, so già cosa sta per dirmi)

G: Sì, sì! Questa estate ha ballato tutti i giorni la sigla del villaggio e non ha saltato mai una lezione di balli di gruppo nel pomeriggio. Era sempre in prima fila, è proprio portata!

D: Ohhhhhhhhhhh che carina (… lo sapevo io, LO SAPEVO che mi diceva questa cosa… e so anche cosa mi dirà ora).

G: E poi balla sempre davanti alla tv.

D: Ah davvero? (Sono un’indovina, ho sbagliato tutto nella vita. L’unica cosa che non indovino mai sono i sei numeri del superenalotto… porcaccialamiseriaccia!!)

G: Quindi mi dica lei.

D: Beh io inizierei a provare con qualche lezione di danza classica.

G: Nooooooo, la danza classica? Mia figlia è portata per la moderna!

D: Signora, comprendo, ma di fondo la preparazione deve essere di classico e poi semmai a corredo si può aggiungere un altro corso. (…ma non mi aveva detto “mi dica lei”?)

G: Ma a me la danza classica non piace!

D: Non proferisce parola alcuna! Non ce la fa! Il cervello sta cercando di elaborare una risposta educata, ma il caricamento è lento (signora cara, non hai più segreti per me, sapevo infatti mi avresti detto anche questo. Preferisci ti morda ora o più tardi?)

G: No, la danza classica è noiosa lenta, a lei piacciono le cose più movimentate.

D: Mentre continua il lento processo di elaborazione dati riesce a malapena a rispondere: Signora guardi, io le consiglierei di far provare la bimba per qualche lezione. Magari invece resta entusiasta ed anche lei potrà avere la possibilità di ricredersi nel vederla felice (Signora non puoi dire che non ti piace la parmigiana di melanzane se non l’hai mai mangiata).

G: Va bene proviamo, ma tanto già so che mi dirà di no!

D: Cerca di sdrammatizzare E fu così che si troverà una figlia affermata ballerina classica!

G: Magari!!!

D: Sorriso (…ti sparerei, ora!)

 

Conversazione tipo numero 3

G: Mia figlia ha già fatto 6 anni di danza.

D: Ah bene, che tipo di danza? (oh Dio ora mi tocca correggere errori che sono già stati assimilati dal suo corpo… un’altra sfida… ma una bimba normale no?)

G: Classica e moderna, ma abbiamo deciso di cambiare scuola perché….. bla bla bla….

D: Interrompe bruscamente la signora. Mi perdoni se la interrompo Signora, ma non trovo carino nel confronto dei colleghi, che lei mi dica per quale motivo ha deciso di cambiare scuola (per favore signora, non dire le cose che poi si vengono a sapere in giro che sono uscite dalla mia bocca invece che dalla tua, perché tu non lo sai, ma funziona così in questo ambiente!!!)

G: In che corso sarà inserita la ragazza?

D: Avrei bisogno di vederla per poterle rispondere.

G: La chiamo, è in auto, non è voluta scendere perché è timida.

D: Oh sarebbe fantastico poterla conoscere (andiamo bene! Questo vuol dire che tua figlia avrebbe voluto rimanere in quella scuola e tu invece vuoi che cambi perché ti deve essere andato qualcosa di traverso… e poi dovrei vederla a lezione… volevo intendere quello).

G: Con tono ed atteggiamento fiero. Eccola, ha già le punte da tre anni ed era sempre la protagonista dei balletti. Ha 11 anni.

D: Comincia ad avere le convulsioni… punte a 8 anni e balletti… non si possono sentire come affermazioni! Amore hai indossato le punte già ad otto anni? (Ok. Credo di aver capito da quale scuola venite… ed ora come glielo dico che deve iniziare da capo?)

G: Quindi a che corso pensa di poterla inserire?

D: Signora, le ripeto che ho bisogno di vederla A LEZIONE per fare una valutazione.

G: Ma mica farà parte del corso delle piccole! No, perché lei era abituata a fare lezioni con i grandi!

D: Signora innanzitutto dipende che età avevano i “grandi” nell’altra scuola. Ma la pregherei di lasciarmi qualche lezione di tempo per poter essere più precisa nel darle una risposta. (Signo’ sei de coccio?)

G: No, perché se deve andare con le piccole non va bene. Che fa? Invece di andare avanti va indietro?

D: Saprò essere più precisa fra un paio di lezioni. Ormai le sue risposte sono in loop (…la pazienza ha un limite signora ed io con te l’ho oltrepassato circa mezz’ora fa).

G: No, perché lei è brava, glielo dicono tutti.

D: Sorriso forzato(signora che lavoro fai? Il medico ok, domani prenditela di vacanza perché le diagnosi ai pazienti le vengo a fare io)

G: Ok. Quando deve venire a lezione?

D: Domani alle 19.00.

G: Grazie a domani allora.

D: A domani Signora… (non dormirò stanotte perché non vedo l’ora arrivi domani per poterti rivedere… intanto ti avverto che sono problemi tuoi se ti metti a spiare dal buco della serratura della sala… potrei aprire la porta all’improvviso e tu potresti farti male visto che la porta apre EN DEHOR..).

 

Questi sono solo alcuni esempi di conversazione, che ripeto, sono stati “coloriti” per  rendere il mio intervento simpatico e leggero. Ma sappiamo benissimo tutti che le casistiche sono davvero variegate.

Per fortuna poi ci sono i genitori che si affidano e si fanno guidare in un mondo, molte volte per loro, assolutamente nuovo. Sono in genere persone umili ed educate che si presentano al cospetto di direttori, insegnanti e segretarie in modo garbato e semplice. Lo si avverte subito, e con loro si riesce ad entrare in empatia riuscendo a regalargli un sorriso bello e sincero.

Insegnanti cari vi consiglio: E’ naturale che un genitore poco addentrato nella materia possa fare domande che a noi possono sembrare assurde, ma mettiamoci nei loro panni e proviamo ad immaginare per un attimo come potremmo comportarci noi al loro posto. Magari scopriremo che in altre occasioni abbiamo fatto di peggio.

Genitori cari vi consiglio invece: Se vi rivolgete ad un professionista, trattatelo come tale senza tentare di sostituirvi a lui.

A genitori e insegnanti invece: Non vi aspettate che vi venga risposto sempre ciò che vorreste sentirvi dire.

Consiglio ulteriore per i genitori: Guidate i vostri figli ma lasciate a loro la libertà di scegliere autonomamente cosa piace loro di più. Non deve essere per forza la danza, ma neanche per forza il nuoto. Non rispondete per loro quando hanno già una certa età. Non rinfacciate il sacrificio economico che sostenete: i ragazzi devono sì capire che le cose hanno un valore ma non devono vivere il vostro sacrificio con un senso di colpa. Non riversate su di loro quello che avreste voluto essere voi, ma soprattutto cercate di non caricarli di impegni: lasciate ai bimbi il tempo di giocare e di vivere la loro splendida età.

Teresita del Vecchio

5/09/2016

Foto di Pieluigi Abbondanza. Si ringrazia il Centro Studio Danza Cristina Trinchero per aver concesso l’utilizzo della foto.

Scrivi il tuo commento

design THE CLOCKSMITHS . development DEHLIC . cookie policy