La recensione

Balletto del Sud applaudito a Roma in Romeo e Giulietta di Fredy Franzutti. La storia di un amore senza tempo.

Convinti e meritati applausi per il Balletto del Sud con Romeo e Giulietta di Fredy Franzutti, andato in scena al Teatro Olimpico di Roma per il Festival Internazionale dell’Accademia Filarmonica. Creato nel 1998, conserva la propria efficacia rappresentativa grazie alla linearità narrativa, alla perfetta aderenza alla partitura di Prokof’ev, all’accuratezza dell’allestimento e agli ottimi danzatori dell’ensemble. Applausi per i protagonisti Marta Minniti (Giulietta), Alexander Yakovlev (Romeo), Stefano Sacco (Mercuzio), Alessandro De Ceglia (Tebaldo), Serena Ferri (La nutrice) e per l’intero corpo di ballo pugliese, tecnicamente saldo e interpretativamente versatile. Lo spettacolo sarà in scena a Lecce il 29 e 30 aprile 2017.

Trasferta romana per il Balletto del Sud, compagnia pugliese diretta da Fredy Franzutti, anche l’autore di tutte le produzioni in repertorio e promotore di un ampio progetto di formazione e promozione artistica nella sede di Lecce e sul territorio regionale. Dopo il successo dello scorso anno con Le Quattro Stagioni, l’ensemble è tornato al Teatro Olimpico di Roma, il 20 e il 21 aprile 2017, nuovamente ospite del Festival Internazionale della Danza dell’Accademia Filarmonica Romana. In scena, questa volta, la tragedia di un amore senza tempo: l’infelice vicenda dei giovani amanti di Verona Romeo e Giulietta.

Racconto di giovanile incoscienza e adulta crudeltà, cieca passione e irreparabile danno, la trama di William Shakespeare pare da sempre nata per il balletto: i dettagliati dialoghi tra i personaggi ne delineano gesti ed espressioni, in uno scambio acceso di temperamenti e arguzie, incertezze e follie. La coreografia nasce già in quelle pagine, scivolando tra le righe e superandole in sillabe di danza: linguaggio libero dalla parola e custode di ogni significato.

La versione di Fredy Franzutti vive di colori e contatti infuocati in contrasto feroce con l’immobile oscurità di una morte inaccettabile. Nel cerchio ristretto di quattro personaggi, il coreografo individua la catena fatale di una guerra fratricida, figlia di antiche ostilità tra famiglie nobili e nemiche: Mercuzio, cinico giullare, morirà tra i volti increduli di una corte insanguinata, mentre Tebaldo, il suo assassino, cadrà per mano di Romeo; una vendetta cieca e tortuosa che affonderà la propria lama nella giovinezza innocente degli sposi Capuleti e Montecchi.

Il nucleo drammaturgico legato ai quattro protagonisti esplode nell’arco di due atti e quattordici scene attraverso una regia minuziosa che non tralascia alcun dettaglio dell’intreccio (come la scena del ‘mancato messaggio’ a Romeo da cui scaturisce il finale fraintendimento sulla morte di Giulietta), alternando scontri di piazza e quadri di vita cittadina a scene di intimità familiare e amore clandestino.

Ci pare vincente la scelta di Franzutti di utilizzare i diversi piani in profondità e altezza del palcoscenico trasformandolo in un set cinematografico in movimento: ampi pannelli dipinti (tratti da Giotto, Piero della Francesca e Cimabue e realizzati da Francesco Palma), grandi teli semitrasparenti e una massiccia struttura al centro della scena (un pozzo, un altare, un letto d’amore e infine di morte) disegnano le strade e le stanze di un Medioevo furioso e spietato.

All’ambientazione scenografica si adattano costumi di raffinato disegno (dello stesso Fredy Franzutti), in un trionfo di tessuti, ricami, veli, tagli e copricapi adattati ai singoli personaggi e in perfetto accordo con luci e oggetti di scena (indimenticabile l’abito della giovane sposa Capuleti, tra il rosso e l’oro di una passione appena nata e già sconfitta). La cura dell’allestimento conferma la vocazione del coreografo per l’analisi approfondita di fonti letterarie e influenze artistiche, in linea con una costruzione estetica dalle molteplici letture e suggestioni.

La coreografia si espande e contrae senza interruzioni, ondeggiando tra le note di Sergej Prokof’ev e inseguendone le modulazioni legate a personaggi e snodi drammaturgici. La disciplinata aderenza alla partitura, frutto di analitico ascolto e metodica diversificazione delle reazioni coreografiche, potenzia la leggibilità del dramma accompagnando lo spettatore lungo un cammino di esplosioni amorose, soluzioni sfiorate e ineluttabili destini. Una chiarezza narrativa rimarcata dall’espressività dei danzatori, lontani da eccessi pantomimici, ma visibilmente allenati all’immersione interpretativa e alla coerenza recitativa.

Il linguaggio si impone come prettamente classico, in una coerenza stilistica che ben si accorda alla cornice musicale e soprattutto alla storia del Balletto del Sud, da sempre ferreo nel prediligere i codici accademici rinvigoriti dal frizzante spirito di giovani interpreti. Fredy Franzutti non rinuncia a virtuosismi individuali e di gruppo, con intrecci rischiosi e voli improvvisi che sublimano le terrene passioni dell’uomo. In felice contrasto con la sfarzosità della costruzione, la coreografia procede spedita accordandosi alla rapidità temporale delle vicende shakespeariane, con il risultato di trascinare lo spettatore in un turbine di sentimenti, efferatezze, equivoci e tragici esiti.

Creazione del 1998 di un Franzutti all’epoca ventisettenne, questo Romeo e Giulietta resiste al tempo grazie alla linearità narrativa, all’accuratezza dell’allestimento e agli ottimi danzatori del Balletto del Sud, strumenti ideali di creatività e ispirazione nelle mani del coreografo. La Giulietta di Martina Minniti è una fanciulla fremente di desiderio, rosea e ribelle come la giovinezza; la vedremo sorridere di spensieratezza, lottare contro i muri delle incomprensioni familiari, abbracciare d’amore Romeo addormentandosi per sempre al suo fianco. Alexander Yakovlev, abile ballerino di scuola russa, è un Romeo che si lascia travolgere dagli accadimenti, prima schivo e solitario, poi acceso dalle fiamme di un sentimento improvviso e infine vittima designata di un amore inammissibile. Forte di tecnica vigorosa e aspetto prestante, Yakovlev è bravo nell’accentuare il contrasto tra il potente virtuosismo e il volto appassionato d’amante sconfitto.

Segnaliamo il bravo Stefano Sacco nel ruolo di Mercuzio: tecnicamente ineccepibile, affronta con disinvoltura le complesse combinazioni di Franzutti (dense di tour, grandi salti e rapidi scambi); dotato di straordinario carisma scenico, lo troviamo perfetto nella straziante scena della morte, tra simulazione e verità, cinismo e tragedia. Sempre abile tecnicamente e maturo espressivamente Alessandro De Ceglia (storico interprete del Balletto del Sud) nei panni di un Tebaldo inclemente e furibondo: erede dell’intero bagaglio d’odio della nobile famiglia Capuleti, il giovane esplode d’ira impetuosa, vittima egli stesso di una mortale battaglia.

Ottima prova per Serena Ferri nelle vesti di una nutrice travolgente, abilissima nel modulare le espressioni di un personaggio chiave nelle curve del racconto, oltre che voce addolorata di una tragedia inattesa; e per l’attore Andrea Sirianni (già apprezzato nei panni di Wystan H. Auden ne Le Quattro Stagioni), qui Lord Capuleti dal piglio intransigente, prigioniero di obblighi e ostilità.

Con loro, i bravi danzatori del Balletto del Sud Federica Resta, Nuria Salado Fusté, Valerio Torelli, Lucio Mautone, Francesca Bruno, Francesca Raule, Francesco Rovea, Beatrice Bartolomei, Alice Leoncini, Elia Davolio, Federica Scolla, Fabiana Serrone: un corpo di ballo affiatato, puntuale e padrone della scena applaudito con entusiasmo dal pubblico romano.

Segnaliamo che il Balletto del Sud andrà in scena con Romeo e Giulietta di Fredy Franzutti il prossimo 29 e 30 aprile 2017 ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce nell’ambito della terza edizione della Settimana della Danza.

Lula Abicca e Francesca Bernabini

28/04/2017

 

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