La recensione

Roberto Bolle. L’arte della Danza. Successo al cinema per il film documentario di Francesca Pedroni.

Con una regia poeticamente documentaristica Francesca Pedroni ci fa scoprire grandi interpretazioni di Roberto Bolle attraverso immagini esclusive dal palcoscenico e dal dietro le quinte degli spettacoli Roberto Bolle and Friends realizzati nell’estate 2015 all’Arena di Verona, al Teatro Grande di Pompei e alle Terme di Caracalla a Roma. Il film alterna messa in scena, prove, interviste e stralci di breve quotidianità e racconta in modo meticoloso e minuzioso un Roberto Bolle icona d’elite e artista magnificamente pop, un uomo che generosamente si propone al mondo, con una spontaneità tenera e una bellezza magnetica.

L’eccellenza del corpo e dell’anima di Roberto Bolle dai teatri al cinema. Roberto Bolle. L’arte della Danza è un film di Francesca Pedroni al cinema il 21, 22, 23 novembre 2016 che ha raccolto nelle sale ben 7.000 spettatori la prima sera, classificandosi secondo al box office. Un evento di cui esser lieti.

Roberto Bolle. L’arte della Danza è il primo lungometraggio di danza prodotto da Classica e da Artedanza srl per il cinema è stato presentato in anteprima dal 34esimo Torino Film Festival, nella sezione Festa Mobile ed è stato distribuito nei cinema italiani come evento speciale da Nexo Digital.

Roberto Bolle. L’arte della Danza è un documentario che ci guida attraverso i gala Roberto Bolle and Friends realizzati nell’estate 2015 in tre luoghi simbolo del patrimonio culturale italiano: l’Arena di Verona con i suoi 14.000 posti, il Teatro Grande di Pompei per la prima volta come luogo che ospita la danza, le Terme di Caracalla a Roma con un’imponente e secolare scenografia unica. Un tour formidabile alla scoperta delle grandi interpretazioni di Roberto Bolle attraverso immagini esclusive dal palcoscenico e dal dietro le quinte degli spettacoli.

Grazie a Francesca Pedroni ed a una regia poeticamente documentaristica Roberto Bolle viene raccontato come personaggio e persona, come icona d’elite e artista magnificamente pop, nel senso di popolare. Le locations del suo tour in Italia spiegano già come, sulla scia di un Luciano Pavarotti nella lirica o nella danza di Rudolf Nureyev o – se vogliamo – di un Maurice Bejart, Roberto Bolle sia un geniale e consapevole imprenditore di se stesso, in grado di scegliere posti che rappresentano un vanto del patrimonio culturale del nostro paese ed esibirvisi proprio lui che, in fondo, è un vanto altrettanto grande.

Insieme a Roberto Bolle ci sono i suoi “Friends”, dieci eccezionali danzatori di tutto il mondo: Nicoletta Manni, del Teatro alla Scala, Melissa Hamilton, Eric Underwood, Matthew Golding del Royal Ballet di Londra, i gemelli Jiři e Otto Bubeníček, rispettivamente del Semperoper Ballet di Dresda e dell’Hamburg Ballett, Anna Tsygankova del Dutch National Ballet di Amsterdam, Maria Kochetkova e Joan Boada del San Francisco Ballet, Alexandre Riabko dell’Hamburg Ballett.

Come ogni documentario che si rispetti Roberto Bolle. L’Arte della Danza è meticoloso e minuzioso nella ricerca di quei dettagli che gli appassionati e gli addentrati conoscono bene ma che gli spettatori novelli e meno abituati posso reputare altrettanto straordinari: dalla preparazione atletica alle prove dello spettacolo, l’organizzazione generale del tour, il coordinamento tutti gli artisti coinvolti, la scelta dei brani e delle coreografie. L’energia della danza, a questi livelli, si muove su piani emozionali che rendono sul grande schermo con una potenza dirompete: lo spettatore si ritrova catapultato in un universo in cui tra l’uomo e la sua arte vi è un rapporto totale e totalizzante.

Nella danza manca – anche se non del tutto – uno degli aspetti fondamentali nell’arte recitativa che caratterizza il cinema: il volto. Nel racconto documentaristico su Roberto Bolle, però, viene dato ampio spazio e grande rilevanza alla tensione, alla soddisfazione, allo sforzo, a tutto il flusso emozionale che passa nel volto di tutti i ballerini coinvolti.

L’occasione del film Roberto Bolle. L’arte della danza è stata anche quella di poter spiare e seguire un dietro le quinte di uno spettacolo che in moltissimi abbiamo visto nelle locations prese in considerazione o nelle altre usate nel suo lungo tour, scoprire un uomo che generosamente si propone al mondo, con una spontaneità tenera e una bellezza probabilmente candida data la sua inquantificabilità.

La regia alterna messa in scena, prove, interviste e stralci di breve quotidianità, coinvolgendo lo spettatore e invitandolo ad essere motore fulgido dell’arte che si compie hic et nunc nella sala cinematografica ma che ben presto, ci si augura, possa compiersi sempre di più a teatro dove il vigore energetico ha un sapore forte e deciso e il vento provocato dai passi di Bolle e i suoi amici puoi sentirlo davvero.

I pregi di Roberto Bolle come artista lo rendono un personaggio compiutamente cinematografico: il suo essere magnetico, cultore di passione e apollineo risplendono di una luce diversamente bella sul grande e piccolo schermo – da non dimenticare infatti lo speciale, andato in onda su RaiUno lo scorso 8 ottobre La mia danza libera in cui ha unito egregiamente varietà e teatro.

Il fatto che Roberto Bolle con i suoi 41 sia così poco impegnato nell’autocompiacersi e al contrario sempre pronto a mettersi in prima linea per la promozione della cultura sia del balletto classico sia della danza contemporanea è un segnale di una necessità ancora presente in questo momento storico ma anche di una rifioritura positiva: la danza, dunque, in tv o sul grande schermo non rinuncia alla qualità e alle peculiarità di stile, tecnica e linguaggio. Pertanto, Roberto Bolle. L’Arte della danza funziona, conferendo al cinema l’armonia e l’equilibrio della danza e donando alla danza il ritmo e la praticabilità del cinema, in un vicendevole scambio di cui lo spettatore può essere rilassatamente partecipe.

Caterina Giangrasso

25/11/2016

 

Foto: 1.-4. Roberto Bolle. L’arte della Danza, ph. Classica; 5.-7. Roberto Bolle, Arena di Verona, ph. Francesco Squeglia e Laura Ferrari; 8.- 10. Roberto Bolle, Pompei, ph. Luciano Romano; 11.-13. Roberto Bolle, Terme di Caracalla, ph. Luciano Romano.

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