Pillole di storia della danza

Il Bolero di Ravel. Da Ida Rubinstain a Maurice Béjart

Creata per Ida Rubinstein, la partitura di Ravel ha trovato un’interpretazione coreografica magistrale con Béjart nella sua versione femminile come in quella maschile. Luciana Savignano, Maya Plisetskaya, Sylvie Guillem e Jorge Donn sono tra le étoile che vi proponiamo nell’interpretazione di questo balletto.

Se il Bolero di Ravel, con i suoi ritmi ripetuti e quasi ossessivi e il suo crescendo, è uno dei brani musicali più noti al grande pubblico, pochi sanno che la partitura nacque da un’idea della famosa danzatrice Ida Rubenstein, anche interprete di molti dei lavori portati in scena dai Balletti Russi di Diaghilev. Eccola qui in un video che comprende anche una sequenza del film La Nave (1922) basato su di una commedia di Gabriele D’Annunzio.

 

Ida Rubenstein chiese a Maurice Ravel di comporle una musica per una “danza spagnola”. Il balletto, con le coreografie di Bronislava Nijinska – sorella di Vaslav – debuttò all’Opéra di Parigi il 22 novembre del 1928 con la compagnia di Balletti Ida Rubinstein, scene e costumi di Alexandre Benois. Il balletto, ambientato in una taverna andalusa, aveva quale protagonista la stessa Rubinstein, qui nei panni di una gitana che, ballando in modo sensuale sopra un tavolo, suscitava l’ebbrezza dei gitani attorno a lei in un crescendo violento.

Questo balletto è stato ricostruito dalla Fondazione Maris Liepa nell’ambito del progetto Les Saison Russes. Di seguito un estratto.

Da allora una moltitudine di coreografi si sono cimentati con la partitura di Ravel.

Una delle versioni coreografiche più riuscite, e certamente la più rappresentata sui palcoscenici di tutto il mondo, è quella creata nel 1961 da Maurice Béjart per i Ballet du XXème Siècle.

Béjart riprende l’idea della Rubinstein per la protagonista che danza su un tavolo e per il crescendo violento e sensuale, ma spoglia la scena di qualsiasi rimando folclorico. La coreografia è essenziale, e ci regala un crescendo di eccitazione e di desiderio sessuale che culmina in un finale di violenza con gli uomini che sommergono la protagonista.

Il successo mondiale di questa versione si deve anche alla perfetta rispondenza tra la partitura musicale e quella coreografica. Scrive Béjart: “Una melodia, simbolo femminile morbido e caldo, di una inevitabile unicità si avvolge senza posa su se stessa, un ritmo maschile che pur restando lo stesso va aumentando di volume e intensità, divora lo spazio inghiottendo infine la melodia”.

La versione béjartiana nasce con un’interprete principale femminile, la ballerina Dufka Sifnios. Dopo di lei tantissime étoile si sono cimentate in questo ruolo in questi ultimi cinquant’anni: dalla nostra Luciana Savignano a Maya Plisetskaya, a Sylvie Guillem. Ve le propongo tutte e tre.

 

Béjart ha anche voluto che il ruolo principale fosse interpretato da uomini. Meravigliosa e ancora straordinaria è l’interpretazione di Jorge Donn, danzatore prediletto da Béjart  che è anche interprete della versione del balletto inserito nel bel film Bolero – Les une et les autres di Claude Lelouch (Francia 1981). Vi propongo anche la sua interpretazione sia in versione teatrale che nella bella versione inserita nel film di Lelouch.

Francesca Bernabini

9/12/2013

Nelle foto: Maurice Bèjart (ph. Philippe Pache)

 

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