Lutto nella danza

Addio a Maya Plisetskaya, ballerina assoluta.

E’ morta in Germania all’età di 89 anni, Maya Plisetskaya, una delle più grandi e longeve ballerine del XX secolo. Donna intelligente, affascinante, forte ed elegante, si è imposta fin dagli anni Quaranta per il suo carisma, la sua forte personalità, le sue straordinarie doti espressive e interpretative. Memorabile l’altezza dei suoi salti, la sua tecnica forte e brillante e la sua capacità di eccellere in registri tecnici e interpretativi molto distanti fra loro. Nell’articolo la sua storia e tanti video che ricordano agli interpreti di oggi che per diventare un divina della danza, una ballerina assoluta, non basta un fisico eccezionale e una tecnica prodigiosa. Serve una fortissima personalità, un carisma magnetico che solo pochi hanno.

Vladimir Ourine, direttore del Teatro Bolshoi, ha annunciato ieri, 2 maggio 2015, il decesso di Maya Plisetskaya. La grande ballerina aveva 89 anni. “E’ morta per una crisi cardiaca. I medici hanno fatto il possibile ma non c’è stato nulla da fare” ha sostenuto Ourine all’agenzia di stampa russa TASS precisando di essere stato informato dal marito della ballerina, il compositore russo Rodion Chtchedrine.

“I grandi personaggi del XX Secolo se ne vanno  – ha aggiunto M.Ourine – Maya Plisetskaya, una grande ballerina, una grande donna e una personalità eccezionale, occupa un posto a parte tra i più grandi. Lei è stata un simbolo per balletto russo del XX secolo”.

Cordoglio ai familiari è stato espresso anche dal Presidente Vladimir Putin tramite un comunicato stampa.

A ricordarla anche tanti grandi della danza, compreso Mikhail Baryshnikov che la definisce  “una delle più grandi ballerine del nostro tempo, musa di Yves Saint Laurent e Pierre Cardin” e invita a ricordare due sue interpretazioni de La morte del cingo, la prima del 1959 e la seconda del 1986, all’età di 61 anni. Eccole:

Nata a Mosca il 20 novembre 1925 da una famiglia di intellettuali ebrei, Maya Plisetskaya è stata una delle due ballerine dell’Unione Sovietica a ottenere il titolo di “Prima ballerina assoluta”. Un destino curioso, tenendo conto di quello dei suoi genitori. Il padre, ingegnere e console, è stato imprigionato e fucilato nel 1938 con l’accusa di “nemico del popolo” durante le grandi purghe del regime di Stalin. Sua madre, Rachel Messerer, attrice di cinema muto, anche lei di confessione ebraica, è stata deportata in un campo di concentramento in Kazakistan dal 1938 al 1941 in quanto “membro di una famiglia di un traditore della Patria”, assieme al figlio minore Azari, divenuto ballerino e maestro di danza.

Accudita dagli zii, in particolare dalla zia materna Sulamith Messerer, una delle migliori insegnanti della Scuola del Bolshoi, Maya Plisetskaya si appassiona alla danza. Entra nella Scuola del Bolshoi dove è subito notata per il suo talento. Nel 1943, appena diplomata, entra nel Corpo di ballo del Teatro Bolshoi dove diventa subito solista, imponendosi come una delle migliori della sua generazione. Nel 1945, dopo essersi perfezionata con Agrippina Vaganova, diviene prima ballerina. Interpreta i grandi classici: è Kitri in Don Chisciotte, Raymonda e nel 1947 debutta ne Il Lago dei cigni, che diviene presto uno dei suoi cavalli di battaglia: la morbidezza delle sue braccia è ineguagliabile. Il suo carisma nel ruolo nel cigno nero insuperabile. Eccola nel ruolo nel 1973:

Tra le sue magistrali interpretazioni anche titoli della tradizione russa come Spartacus, La fontana di Bachisarai, Il fiore di Pietra.

Maya è l’essenza della danza: memorabile l’altezza dei suoi salti, la sua tecnica forte e brillante, la sua capacità di essere eccezionale sia negli adagi che negli allegri. Difficile trovare un’étoile capace di eccellere in registri tecnici e interpretativi molto distanti fra loro. Tuttavia la sua unicità, quel che l’ha resa divina, è stato il suo carisma, la sua forte personalità, le sue straordinarie doti espressive e interpretative.

Nel 1958 si sposa con il compositore sovietico Rodion Shchedrin, con cui negli anni successivi ha collaborato per diversi balletti compreso Il Cavallino Gobbo e Carmen in una versione creata per lei da Alberto Alonso, balletti arrivati anche a Roma a metà degli anni Ottanta quando, per breve tempo, ha assunto la direzione del Teatro dell’Opera di Roma.

Nel 1959 ottiene il permesso per lasciare la Russia e ballare all’estero. La sua fama diventa mondiale. Nel 1960 torna al Bolshoi dove venne incoronata prima ballerina assoluta, onore spettato soltanto alla grande Galina Ulanova.

Tra il 1961 e il 1964 è prima ballerina ospite dell’Opéra di Parigi. Nel 1975 è ospite del Balletto del XX Secolo di Bèjart. Tra i coreografi che hanno creato Maurice Béjart (Isadora), Roland Petit (La rose malade), Yuri Grigorovich e il già citato Alberto Alonso.

Dagli anni Ottanta assieme al marito soggiorna lungamente all’estero dove lavora come direttrice artistica tra il 1984 e il 1985 all’Opera di Roma  e dal 1987 al 1989 al Balletto Nazionale di Spagna a Madrid. Come coreografa firma una sua versione di Anna Karenina su musica composta dal marito (1972).

In modo anomalo per le ballerine russe che interrompono di ballare a 40 anni, lei ha continuato a calcare le scene per tanti, tantissimi anni in tutto il mondo.  Memorabile la sua interpretazione dell’Ave Maia, balletto espressamente creato per lei da Maurice Béjart, per i suoi 70 anni.

Con la sua morte un altro pezzo della danza del XX secolo scompare. Quel che rimane sono i tanti video che ricordano agli interpreti di oggi che per diventare un divina della danza, una ballerina assoluta, non basta un fisico eccezionale e una tecnica prodigiosa. Serve una fortissima personalità, un carisma magnetico che solo pochi hanno.

Francesca Bernabini

3/05/2015

 

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