La recensione

Alessandra Ferri, Herman Cornejo e Bruce Levingston in Trio Concertdance

Andato in scena in prima assoluta al Teatro Regio di Parma, Trio Concertdance sancisce ancora una volta il sodalizio artistico tra Alessandra Ferri e Herman Cornejo accompagnati dal pianista Bruce Levingston. Uno spettacolo raffinato e ben realizzato, all’insegna della coreografia di qualità.

Lei, star internazionale del balletto ritornata da poco sulla scena dopo un “addio” durato pochi anni; lui, altrettanto celebre ballerino, stella di punta dell’American Ballet Theatre. Parliamo ovviamente di Alessandra Ferri e Herman Cornejo che, dopo il sodalizio iniziato con Chéri di Martha Clarke, proseguono sulla strada dell’intesa artistica con un nuovo spettacolo che ha visto la prima assoluta al Festival ParmaDanza: Trio ConcertDance. Già il titolo della serata fa presupporre la presenza di una terza persona, tutt’altro che accessoria all’economia dello spettacolo: il pianista Bruce Levingston ha infatti non solo accompagnato dal vivo le esibizioni dei due danzatori ma ha anche dato vita a veri e propri entr’acte tra un numero di danza e l’altro, in un continuo dialogo in cui musica e danza si sono rafforzate vicendevolmente.

La scelta delle coreografie è risultata tutt’altro che scontata, ovviamente. Più volte dopo il ritorno sulle scene Alessandra Ferri ha ribadito di volersi affrancare dal repertorio che l’ha resa celebre nel corso degli anni, sia per limiti di età sia per esplorare nuove forme e modi d’espressione. Niente più Giselle né tantomeno i coreodrammi che hanno contribuito alla sua fama al Royal Ballet come all’American Ballet Theatre e alla Scala. Un repertorio completamente nuovo, quindi. Unica deroga a questo nuovo percorso può essere considerato il debutto in Le jeune homme et la mort di Roland Petit da poco danzato all’Opera di Firenze: un omaggio, come lei stessa ha dichiarato, al Maestro con cui a lungo ha collaborato.

Per venire alla parte strettamente coreografica di Trio ConcertDance, è interessante notare che dei quattro duetti proposti l’ultimo possa essere considerato a tutti gli effetti un classico del repertorio e spesso proposto in serate di gala: il passo a due di Le Parc di Angelin Preljocaj su musica di Wolfgang Amadeus Mozart (l’Adagio dal Concerto in la maggiore K. 488). Si tratta dell’ultimo passo a due estrapolato dal balletto, quello che suggella con un lunghissimo bacio l’amore tra la dama e il libertino, in cui Ferri e Cornejo si sono rivelati interpreti intensi e vibranti. L’esecuzione musicale ha visto inoltre la partecipazione di alcuni Solisti dell’Opera Italiana (i violinisti Silvia Mazzon e Davide Gaspari; il violista Pietro Scalvini e il violoncellista Massimo Tannoia). Se da un lato il coreografo argentino dello Stuttgarter Ballett Demis Volpi con Flair  (sulla Musica Ricercata n. 2 di György Ligeti) ha giocato su un piano più formale esaltando la linea lirica di Alessandra Ferri e quella più dirompente di Hermen Cornejo, Russell Maliphant ha invece proposto un passo a due (Entwine ® sulla Metamorphosis n. 2 di Philip Glass) in cui ha dominato una dimensione più intima e raccolta: i corpi dei due danzatori, fondendosi in continui legati, sembrano cercare ulteriori vie nello spazio che li circonda, anche mediante un semplice rond de jambe. La coreografa taiwanese Fang-Yi Sheu, ex Principal della Martha Graham Dance Company, ha creato al contrario un duetto molto ironico (Run in To sulla Toccata in re maggiore BWV 912 di Johann Sebastian Bach) che occhieggia ed estremizza stilemi e modi della danza americana: una sorta di omaggio alla cultura e al mondo in cui Ferri e Cornejo hanno ricevuto la propria consacrazione artistica.

Due gli a soli. Sempre a Fang-Yi Sheu si deve Senza tempo (sul Gottes Zeit ist die Allerbeste Zeit di Bach nella trascrizione di Kurtag) interpretato da Alessandra Ferri messa in risalto nel fraseggio asciutto, nell’espressività marcata del volto e nelle proporzioni minute. Cornejo crea per se stesso Dentro sulla Gnossienne n.4 di Erik Satie, dove si impone per la bellezza e l’ampiezza del port de bras e la serie finale di giri alla seconda. Accompagnatore e ‘collante’ della serata Bruce Levingston, splendido esecutore. Uno spettacolo colto, ben studiato e altrettanto ben realizzato. Ça va sans dire… successo al calor bianco.

Matteo Iemmi

14/04/2015

Foto di Roberto Ricci.

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