La recensione

Amore, un nuovo trittico per Svetlana Zakharova

Svetlana Zakharova ha presentato in prima italiana al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena un nuovo spettacolo dal titolo Amore in compagnia di altri solisti del Teatro Bolshoi. Un trittico composto da Francesca da Rimini di Yuri Possokhov, Rain Before it Falls di Patrick De Bana e Strokes through the Tail di Marguerite Donlon. La sola Marguerite Donlon è però sembrata voler osare qualcosa di nuovo mostrando un ritratto di Zakharova meno diva e più spiritosa riuscendo perfettamente nell’intento. Amore andrà in scena anche al Ravenna Festival il 30 giugno e al Teatro Carlo Felice di Genova il 3 luglio 2016.

Svetlana Zakharova è indubbiamente una delle più grandi ballerine classiche attualmente in carriera. In Italia come in Russia è amatissima, addirittura idolatrata. L’étoile del Bolshoi e della Scala nel belpaese si è esibita un po’ ovunque: nei grandi teatri d’opera così come nei teatri di provincia. Rare invece le occasioni per vederla nelle ‘capitali del balletto’ oltralpe. Il Royal Ballet di Londra le ha sempre preferito altre ballerine, come Natalia Osipova subito incoronata Principal, mentre il Balletto dell’Opéra di Parigi (che continua in linea di massima a puntare sui propri elementi interni) guarda ad altri artisti in ascesa, come nel caso della recente Bayadère di Rudolf Nureyev dove sono stati chiamati per alcune recite Kristina Shapran e Kimin Kim del Balletto del Teatro Mariinsky.

All’interno dei propri programmi da concerto, Svetlana Zakarova ha quasi sempre prediletto le stesse coreografie: per quanto riguarda il contemporaneo ricordiamo ad esempio Tristano e Isotta di Kristof Pastor, Distant Cries di Edward Liang o Revelation di Motoko Hirayama, vero e proprio assolo-feticcio della diva ucraina. Immancabile la Morte del cigno di Fokine. Quando la serata si fa particolarmente lussuosa può scapparci anche il grande momento accademico che il più delle volte è il passo a due de Le Corsaire.

Con questo nuovo trittico dal titolo Amore, presentato in prima italiana al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena lo scorso 12 maggio 2016, Svetlana Zakharova sembra volersi affrancare dall’immagine quasi esclusivista di ballerina classica per concentrarsi su un programma contemporaneo e neoclassico. Nel complesso la serata ha funzionato e il successo è stato vivissimo ma anche qui abbiamo avuto la conferma di un problema a monte: Svetlana Zakharova sembra scegliere per sé solo coreografie che enfatizzano le caratteristiche che tutti conoscono e amano, come le linee infinite, le proporzioni così regali di testa e collo, le braccia che sembrano liquefarsi a contatto con l’aria… La questione della sperimentazione, quella vera e in grado di mostrare un altro volto della ballerina, è sembrata per la maggior parte della serata assente e siamo stati lontani dall’onnivora voglia di mettersi in gioco di Sylvie Guillem o dal raffinato calligrafismo di Alessandra Ferri, giusto per ricordare i recital visti al Teatro Comunale di Modena in anni recenti.

Esempio lampante è stata Francesca da Rimini di Yuri Possokhov, già autore di una pallida Cenerentola realizzata su misura per Svetlana Zakharova al Bolshoi e uscita quasi subito dal repertorio del teatro moscovita. Questa Francesca da Rimini creata per il San Francisco Ballet nel 2012 su musica di Tchaikovsky è di impianto neoclassico, semplice e un poco polverosa nella concezione dei personaggi e del corpo di ballo (tre danzatori erano i guardiani dell’inferno e cinque danzatrici le cortigiane) e sembra affrancarsi da una certa monotonia solo al grande duetto d’amore, costruito in modo molto spettacolare sulla scia del drambalet, tutto lift e prese difficilissime. Quasi un duettone à la Grigorovich. Bello, bellissimo ma tutto già visto. Un po’ poco, se si sommano anche i costumi lineari e le scene sostituite da videoproiezioni. Accanto a Zakharova si sono esibiti Mikhail Lobukhin (Giovanni) e Denis Rodkin (Paolo), ballerini fantastici ma poco importa se così contestualizzati.

Poco da dire anche su Rain Before it Falls di Patrick De Bana su musiche di George Frederick Händel, Ottorino Respighi e Carlos Pino-Quintana. Questo terzetto è rifacimento di Digital Love, duetto creato e danzato da De Bana sempre in coppia con Zakharova nel 2014. Rifacimento un po’ inspiegabile, giacché il terzo danzatore coinvolto (Denis Savin) ha qui un ruolo del tutto marginale. A parte questo, si può osservare come ancora una volta di Zakharova vengano sfruttate soprattutto le linee lunghissime, amplificate da una lunga tunica viola; un ‘pas de deux à trois’ dove il fulcro dell’azione sembra partire e ritornare a un tavolo con una sedia collocati sulla destra del palcoscenico.

Ma per fortuna arriva Marguerite Donlon che ci svela finalmente una Zakharova meno divina e più pepata col suo Strokes through the Tail, creato per la Hubbard Street Dance Company di Chicago nel 2005 sulla Sinfonia n. 40 di Wolfgang Amadeus Mozart. Maestra di ironia sottile e mai smaccata, Marguerite Donlon gioca coi ballerini in scena (oltre a Zakharova, Mikhail Lobukhin, Denis Savin, Karim Abdullin, Aleksej Gajnutdinov, Anton Gajnutdinov) in una continua atmosfera scherzosa, fra cambi di costumi e tic leggeri e divertenti. La coreografia, nata dalla curiosità di Marguerite Donlon per la notazione musicale utilizzata da Mozart, è sempre scorrevole, limpida negli intenti e ben orchestrata, serratissima nel gioco di entrate e uscite. Una ventata di autentica freschezza e che ha colto con uno charme a tinte lievi quello sarebbe dovuto essere lo spirito dell’intera serata.

Dopo le tappe di Modena e Parma, Amore andrà in scena anche al Ravenna Festival il 30 giugno e al Teatro Carlo Felice di Genova il 3 luglio 2016.

Matteo Iemmi

21/05/2016

Foto: Svetlana Zakharova nel trittico Amore, ph. Pierluigi Abbondanza.

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