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Dialoghi e danze dei Dervisci di Konya a Milano

All’Auditorium di Milano i Dervisci di Konya. I danzatori si sono mossi al suono di strumenti antichi secondo una coreografia sempre uguale che ha permesso di condurre l’anima del fedele-danzatore al raggiungimento dell’estasi per ricongiungersi al Signore. Lo spettacolo è in scena il 23 settembre 2014 al Teatro Argentina di Roma e nei giorni successivi in Vaticano e a La Sapienza.

E’ partito da Milano lunedì 22 settembre 2014, il tour italiano dei Dervisci di Konya (Turchia), i quali hanno proposto la loro cerimonia danzante e religiosa dal titolo Invito all’Amato guidati dal XXII discendente diretto del maestro sufi Rumi.

Un gremito Auditorium di Milano ha ospitato questo evento d’eccezione con protagonista il gruppo di venti artisti tra danzatori e musicisti, accompagnati dall’esecuzione di musiche tradizionali.

La serata ha preso l’avvio con una introduzione da parte delle autorità civili e religiose di Milano.

Uno spettacolo, meglio dire rito sacro, alquanto suggestivo e unico al mondo. L’esibizione dei dervisci ha affascinato per il loro comunicare con la divinità attraverso la danza. Durante la cerimonia i dervisci hanno ruotato su se stessi in una danza ipnotica oscillando per periodi variabili sulla punta delle prime due dita del piede sinistro con un movimento a semi cerchio in due tempi. Il primo arco discendente rappresenta la creazione e proviene da Dio, il secondo ascendente raffigura la comunione spirituale. Questa danza viene eseguita rivolgendo il palmo di una mano verso l’alto, a ricevere la parola di Dio e l’altro verso la terra per trasmetterla ai fedeli in una sorta di ballo ipnotico. Dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’umanità perché riconosciuto fonte di arte e forte spiritualità.

I danzatori si sono mossi al suono di strumenti antichi secondo una coreografia sempre uguale che ha permesso di condurre l’anima del fedele-danzatore al raggiungimento dell’estasi per ricongiungersi al Signore.

Si è trattata quindi di un’occasione particolarmente significativa per aprirsi al dialogo con il mondo musulmano e con quella saggezza che oltrepassa i confini delle etnie e dei continenti per riportare il tutto verso l’Amore di Dio e l’amore per il prossimo per mezzo dell’arte e della musica.

Vibrazione, ritmo, cadenza, tempo. La danza dervisci ha la capacità di unire le anime, di avvolgerle, di trasportarle, di avvicinarle, di sollevarle; diventando addirittura strumento essenziale del rito.

Al suono del flauto (l’anima) e dei tamburi (il tempo) i Dervisci hanno iniziato la cerimonia togliendosi la sopravveste nera, simbolo del basso, e con la loro veste candida hanno incominciato a ruotare senza posa. Roteando vorticosamente, le gonne bianche si sono allargate in un turbinio senza fine attraverso il ruolo potente della danza. Quando i dervisci raggiungono l’estasi, la musica degli strumentisti si arresta ma i dervisci continuano a roteare nel silenzio. La voce di un flauto solitario li riporta lentamente alla realtà.

Queste danze, secondo i Dervisci Rotanti di Konya, sono il loro modo per  allontanare la mente da ogni contatto con le cose terrene e per far sì che le loro anime si stacchino dai corpi al fine di potersi ricongiungere a Dio.
L’evento è stato organizzato dal Ministero della Cultura della Repubblica della Turchia, dall’Ambasciata della Turchia presso la Santa Sede, dalla COREIS (Comunità Religiosa Islamica) italiana e dalla International Mevlana Foundation, cui si deve il merito di tramandare il sapere Mevlevi riconosciuto dall’UNESCO come “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’Umanità”.

Lo spettacolo è in scena a Roma martedì 23 settembre al Teatro Argentina, il 24 settembre in Vaticano e il 25 settembre all’Università La Sapienza di Roma.

Michele Olivieri

 

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