La recensione

Nabucco di Giuseppe Verdi alle Terme di Caracalla per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma

Il Teatro dell’Opera di Roma presenta, fino al 9 agosto 2016, Nabucco di Giuseppe Verdi, opera composta secondo tradizione con tutti gli ingredienti di moda all’epoca. Il coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani offre Va’ pensiero, simbolo patriottico della nostra identità nazionale. Nel nuovo allestimento per la regia di Federico Grazzini le sfumature musicali sono domate dal direttore John Fiore. Nel cast Luca Salsi, Csilla Boross, Vitalij Kowaljow, Alisa Kolosova, Antonio Corianò, Alessio Cacciamani, Pietro Picone, Simge Büyükedes.

Il Teatro dell’Opera di Roma si è trasferito anche questa estate alle Terme di Caracalla, monumento dalla bellezza imponente e particolarmente struggente alla luce del tramonto. La stagione lirica estiva sta offrendo 25 serate tra Nabucco, Il Barbiere di Siviglia e Madama Butterfly, ovvero Verdi, Rossini e Puccini: titoli popolari di grande richiamo anche per i turisti. E per chi approda a Roma, ma forse anche per i romani stessi, il Teatro dell’Opera di Roma propone My Caracalla, progetto realizzato dal Dipartimento Didattica e Formazione del Teatro in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma. Si tratta di un pacchetto con visita guidata alle Terme di Caracalla + un aperitivo + uno spettacolo. E se la parola ‘pacchetto’ fa venire in mente gli operatori turistici dico che è un bene aggiungere appeal alla consueta visita romana.

L’11 luglio ho visto Nabucco di Giuseppe Verdi, opera in 4 parti su libretto di Temistocle Solera datata 1842 e composta con tutti gli ingredienti di moda all’epoca.  Ci sono le variegate relazioni tra personaggi del quintetto base: il padre Nabucco e la figlia Abigaille, gli amanti Fenena e Ismaele, il potere politico di Nabucco e quello religioso di Zaccaria. Questo quintetto base si esprime anche nelle gerarchie dei ruoli vocali, visto che al soprano si affida la parte di protagonista e al mezzosoprano la parte rivale, così come il basso è l’autorità e il baritono agita gli animi. Poi c’è la quasi totale aderenza alla “solita Forma”, come la chiamava Verdi, ovvero la suddivisione di ciascun numero per lo più in quattro parti (esempio: scena – cantabile – tempo di mezzo – cabaletta). Infine, stessa concezione di sempre per l’organico orchestrale con strumenti chiave per caratterizzare i personaggi (le arpe per le vergini ebree, il trombone simbolo del potere di Nabucco) e l’uso della banda, tradizionale presenza nei teatri italiani.

In queste 4 parti denominate Gerusalemme, L’empio, La profezia, L’idolo infranto la storia prevede i soliti grovigli dell’opera lirica. Il re di Babilonia Nabuccodonosor (Nabucco) sta per espugnare Gerusalemme. Sua figlia Fenena è prigioniera e il pontefice Zaccaria la fa sorvegliare da Ismaele, nipote del re di Gerusalemme innamorato di lei. Abigaille, altra figlia di Nabucco, è pure lei innamorata di Ismaele oltre che determinata a regnare. I fatti sono intricati: Ismaele riconsegna Fenena al padre, Abigaille scopre di essere in realtà figlia di schiava ma si vuole ugualmente impossessare del trono, Nabucco impazzisce e si autoproclama unico Dio ma poi rinsavisce per salvare Fenena condannata a morte, un segno divino fa sì che Nabucco restituisca la libertà agli ebrei mentre Abigaille si avvelena e si riscatta dalla sua avidità. Il tutto tra preghiere, profezie, rivendicazioni, amore.

L’opera verdiana è notissima soprattutto per il coro Va’ pensiero, simbolo patriottico della nostra identità nazionale. Sembra un’esagerazione, ma non così tanto a giudicare da come alcuni spettatori hanno guadagnato l’uscita dopo l’inno, rumoreggiando sul pavimento di legno o applaudendo senza attendere il momento giusto (cosa veniale, quest’ultima: viva l’entusiasmo dei fan!). Va’ pensiero, però, è un brano incastonato in un preciso momento drammaturgico che precede la profezia di Zaccaria dove il pontefice esorta gli ebrei a non abbattersi perché tutto andrà per il meglio. Eppure, in queste quattro strofe di decasillabi, verso prediletto dagli inni patriottici risorgimentali, c’è una analogia tra la malinconia degli ebrei assoggettati dai babilonesi e la tristezza degli italiani sotto il dominio straniero. Per questo è celeberrimo. Mi piace ricordare il direttore Riccardo Muti quando cita i sostenitori di Va’ pensiero come nuovo inno nazionale italiano: Muti si immagina il momento precedente a una finale di calcio dove, al posto della fanfara di Mameli beneaugurante e incitante, si propone il canto pacato e sofferto di un popolo oppresso. Inimmaginabile. E così, invece di proporvi una delle mille interpretazioni tra cori amatoriali e professionali, esagerazioni pop e arrangiamenti discutibili, guardate le prove di Muti:

 

Il coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani si è concentrato per ottenere un bel timbro, per rendere al meglio i contrasti tra il sommesso pianissimo e l’enfatico fortissimo di questo inno che è cantato quasi tutto all’unisono.  Un tempo piuttosto spedito è stato impresso dal direttore John Fiore, forse per adattarsi alla performance all’aperto, dove molte sfumature si perdono, per non parlare dell’interazione sonora con cicale, sirene spiegate e aerei di passaggio che turbano dinamiche e fraseggi. L’orchestra del Teatro dell’Opera si è adattata al contesto già dalla Sinfonia che contiene i temi musicali del dramma. Ecco il brano nella versione del solito Riccardo Muti:

 

La voce più intrigante di Nabucco è quella di Abigaille, interpretata a Caracalla dal soprano Csilla Boross, corretta e misurata. Tutto il temperamento di Abigaille fatto di contrasti emotivi è rappresentato in versione analogica, quasi una pittura che alterna impeto di guerriera a sdolcinatezza di donna innamorata. Tutti i virtuosismi sono per questo ruolo, i registri tra acuto e grave sono repentinamente affrontati, coesistono densità timbrica e agilità. Qui un assaggio in Prode guerrier.

 

Il finale vede Abigaille morente che si riscatta dalla sua arroganza e viene accompagnata da corno inglese, violoncello, contrabbasso e altri legni. In contrasto con la sua condotta precedente ecco l’aria O chi vegg’io per primadonna come usava all’epoca concludere (altro elemento super tradizionale).

 

Visto che Nabucco è voce ‘che si fa da sola’ per usare parole verdiane, posso dire che il baritono Luca Salsi ha espresso le sfaccettature del ruolo con voce curata, bella dizione, espressività misurata. Non amo molto il tipo di recitazione tradizionale che oggi i cantanti hanno superato, ma chissà che la regia si sia accontentata della bravura vocale di Salsi senza chiedere di più (avete presente il cantante che si muove a gambe divaricate, dondolando secondo lo schema passetto/stop -passetto/passetto/stop – stop?).

Il basso Vitalij Kowaljow ha interpretato Zaccaria con una voce a tratti penetrante, come deve essere per il quasi costante accostamento con il coro, parte importante a sottolineare il timbro e la funzione autorevole del personaggio. In Vieni o levita ascoltate l’introduzione dei violoncelli in dialogo tra loro, questo sì un espediente semplice e diverso dalla “solita forma” eppure così efficace drammaturgicamente e stupendo musicalmente.

 

Nel cast anche il mezzosoprano Alisa Kolosova (Fenena), il tenore Antonio Corianò (Ismaele), il basso  Alessio Cacciamani (Il Gran Sacerdote di Belo), il tenore Pietro Picone (Abdallo), il soprano  Simge Büyükedes (Anna).

La regia di questo Nabucco dell’Opera di Roma profitta delle rovine di Caracalla – che meraviglia! –  per evocare la distruzione che per il regista Federico Grazzini è anche “magnificenza dell’animo umano”. Potete farvi un’idea

 

Mentre l’impatto visivo degli insiemi è potente, alcuni dettagli di recitazione non mi sono sembrati particolarmente efficaci. I movimenti coreografici di Marta Iagatti, per la verità poco convincenti, sono un’alternanza di concitazione e sottolineatura a tempo di passi simil-belligeranti. Più consono qualche “fermo immagine” con la luce livida di Alessandro Carletti. Il nuovo allestimento è di Andrea Belli, i costumi sono di Valeria Donata Bettella, il video di Luca Scarzella completa la scenografia e la rende dinamica nelle scene di distruzione. Repliche fino al 9 agosto 2016.

Arturo Toscanini diceva, così pare, che all’aperto si può solo giocare a bocce. Si tratta di una delle possibili fruizioni: in un teatro all’italiana, in un’arena all’aperto, in piazza in versione ridotta, a casa con le cuffie super-fedeli, al cinema con primi piani coinvolgenti……ovunque, purché si rappresenti quella amatissima fiction chiamata opera lirica.

Ippolita Papale

@salottopapale

29/07/2016

Nabucco di Giuseppe Verdi. Dramma in quattro atti. Libretto di Temistocle Solera. Alle Terme di Caracalla per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma.

  • Direttore:  John Fiore / Carlo Donadio (9 agosto)
  • Regia: Federico Grazzini
  • Maestro del Coro: Roberto Gabbiani
  • Scene: Andrea Belli
  • Costumi:  Valeria Bettella
  • Movimenti Coreografici: Marta Iagatti
  • Luci: Alessandro Carletti
  • Video: Luca Scarzella
  • Nuovo Allestimento

Cast

  • Nabucco: Luca Salsi / Sebastian Catana (30 luglio, 2, 5, 9 agosto)
  • Ismaele: Antonio Corianò
  • Zaccaria: Vitalij Kowaljow
  • Abigaille: Csilla Boross / Raffaella Angeletti (30 luglio, 5 agosto)
  • Fenena: Alisa Kolosova
  • Il Gran Sacerdote di Belo: Alessio Cacciamani
  • Abdallo: Pietro Picone
  • Anna:  Simge Büyükedes
  • Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Recite:

  • sabato 9 luglio 2016
  • lunedì 11 luglio 2016
  • sabato 23 luglio 2016
  • sabato 30 luglio 2016
  • martedì 2 agosto 2016
  • venerdì 5 agosto 2016
  • martedì 9 agosto 2016

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