La recensione

Un Ballo in maschera di Giuseppe Verdi. All’Opera di Roma Re Gustavo prende il posto di Riccardo ed è gioco di travestimenti.

Fino al 30 ottobre 2016, al Teatro dell’Opera di Roma è in scena Un Ballo in maschera di Giuseppe Verdi nella variante con il re Gustavo di Svezia al posto del governatore di Boston Riccardo, la regia di Leo Muscato e la direzione di Jesús López-Cobos. Bella prova del tenore Francesco Meli nonostante l’insieme variegato di regia, interpretazione, resa espressiva che non sempre convince. Luci dark di Alessandro Verazzi, scene come inquadrature cinematografiche di Federica Parolini, costumi ricercati di Silvia Aymonino. Nel cast Hui He, Dolora Zajick, Simone Piazzola, Serena Gamberoni.

Il Preludio di Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi passa in rassegna temi musicali che parlano d’amore, di fedeltà al proprio signore ma anche di cospirazione. È un’alternanza di atmosfere che anticipa le vicende dell’opera. Per motivi diversi, lo stesso Preludio eseguito al Teatro dell’Opera di Roma il 18 ottobre 2016 anticipa pure quanto si vede nella performance, e cioè un insieme variegato di regia, interpretazione, resa espressiva.  Ho visto, infatti, belle idee e stimoli interessanti organizzati con una modalità discontinua, ora convincenti ora inefficaci. Dico subito che la bella prova del tenore Francesco Meli fa eccezione, ma prima di raccontare tutto sintetizzo la vicenda di quest’opera lirica del 1859. Il nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma in coproduzione con Teatro dell’Opera di Malmö, con la regia di Leo Muscato e la direzione di Jesús López-Cobos, racconta dell’omicidio del re svedese Gustavo III. Per il pubblico dell’opera è più popolare la variante che vede protagonista il governatore di Boston, Riccardo, anziché il re: la censura aveva costretto Verdi a modificare il testo ispirato a Gustave III, ou Le Bal masqué di Scribe. Per questo, lì dove i nomi sono diversi, scriverò i doppi ruoli (svedese/bostoniano).

Re Gustavo di Svezia (Riccardo) ama in segreto Amelia, la sposa del fedele Capitano Anckarström (Renato), in un contesto di cortigiani che lo ammirano per le riforme e di cospiratori che lo vogliono destituire, come il Conte Horn (Sam) e il Conte Ribbïng (Tom). Nonostante le affettuose attenzioni del paggio Oscar, che pure senza volerlo gli tenderà una trappola durante un ballo in maschera, Gustavo non riuscirà a sottrarsi al destino prefigurato dalla indovina Arvidson (Ulrica) che gli ha predetto la morte. I tre atti dell’opera si svolgono nel segno del travestimento: quello del re che si reca dall’indovina, quello di Amelia che si deve nascondere dal marito, il ballo in maschera in sé.

In questa produzione la regia di Leo Muscato è appena definita e priva di eccessi, arricchita da bei costumi, belle scene, belle luci. Ingredienti gradevoli, si direbbe. Eppure il tutto si svolge con uno strano equilibrio. Le luci di Alessandro Verazzi sono accurate e dark, ma non sempre rispettano i cambiamenti di climax o le posizioni dei cantanti. Le scene di Federica Parolini sono inquadrate come fossero scene di un film, usano broccati per le pareti dell’appartamento di Gustavo o si rifanno a un’atmosfera post-industriale per l’antro dell’indovina. Non sempre sono comprensibili nel contesto e nell’epoca, anche volendoli considerare in modo alternativo come certe regie “moderne” che adoro. I costumi di Silvia Aymonino sono ricercati: bello il bianco e nero della scena del ballo cui si contrappone il colore dei ballerini circensi, che eseguono balli di gruppo con il coro o piroette varie. Muscato, recentemente premiato agli International Opera Awards “Opera Star”, ha dichiarato di voler raccontare sostanzialmente una favola con i suoi archetipi senza tempo. Non mi ha convinta. Fatevi un’idea con il trailer.

Mi ha convinta assai, invece, il tenore Francesco Mele, Gustavo, per me protagonista assoluto di questa rappresentazione: intonazione, dinamica, comprensibilità delle parole, fraseggio e una recitazione che rende credibile la versione con Gustavo di Svezia. Il tenore Mele è nella parte, evidenzia la sua espressività quasi scavalcando la conduzione musicale. Ascoltatelo in Forse la soglia attinse – Ma se m’è forza perderti nella versione del Teatro Regio Parma, dove – pensate – non dà tutto quello che ha regalato all’Opera di Roma.

 

La direzione di Jesús López-Cobos non sempre mostra slancio e attenzione ai particolari.

Come ho detto prima, questa performance mi è sembrata disomogenea. Tempi lenti, qualche fraintendimento tra orchestra e cantanti, talvolta sonorità grezze. Ma anche improvvise sottolineature espressive per le parti secondarie della partitura. Ascoltate il Preludio nella versione di James Levine.

 

Preciso e incisivo il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani, con un bel colore e una tensione drammatica potente, la giusta leggera recitazione anche nei gesti coreutici minimali.

Continuando con i cantanti, Hui He (Amelia) ha acuti sicuri e si esibisce nonostante una indisposizione. L’indovina Arvidson è Dolora Zajick con un timbro bruno e acuti potenti. Questa caratteristica è fondamentale per la parte. Ascoltate la versione di Mariana Pentcheva.

Simone Piazzola nel ruolo del capitano Anckarström (Renato) ha una voce meno potente dei colleghi ma è corretto, con una buona dinamica e l’espressività misurata del fedele servitore o infuriata del personaggio tradito.

Vivace come Oscar deve essere, il paggio del re Serena Gamberoni si esprime con la vis comica che deve contrastare il tragico dell’opera, un contrappeso cruciale nella drammaturgia musicale.  Nel cast il Conte Horn (Sam) Alessio Cacciamani, il Conte Ribbïng (Tom) Dario Russo, Christian il Marinaio Gianfranco Montresor, il giudice Gianluca Floris.

Con Un ballo in maschera, il 30 ottobre si conclude la stagione 2015-2016 del Teatro dell’Opera di Roma. Abbiamo visto produzioni stimolanti e nuovo pubblico. Pare si continui su questa scia anche nella prossima e imminente stagione.

Ippolita Papale

@salottopapale

 

Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi. Libretto di Antonio Somma basato sul libretto di Eugène Scribe per l’opera di Daniel Auber Gustave III, ou le Bal Masqué. Nuovo allestimento in coproduzione con Teatro dell’Opera di Malmö. Con sovratitoli in italiano e inglese.

  • Direttore: Jesús López-Cobos
  • Regia: Leo Muscato
  • Maestro del Coro: Roberto Gabbiani
  • Scene: Federica Parolini
  • Costumi: Silvia Aymonino
  • Luci: Alessandro Verazzi

Personaggi e interpreti

  • Gustavo III, Re Di Svezia: Francesco Meli / Angelo Villari 23, 27, 30
  • Capitano Anckarström: Simone Piazzola / Juan Jesús Rodríguez 23, 27, 30
  • Amelia: Hui He / Julianna Di Giacomo 23, 27, 30
  • Indovina Ulrica: Dolora Zajick / Sara Murphy 23, 30
  • Oscar, Paggio Del Re: Serena Gamberoni / Lucrezia Drei 23, 30
  • Il Conte Horn: Alessio Cacciamani
  • Il Conte Ribbïng: Dario Russo
  • Christian un marinaio : Gianfranco Montresor
  • Un Giudice: Gianluca Floris
  • Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Foto: 1. Un ballo in maschera di Verdi, Francesco Meli (Gustavo III Re di Svezia), ph.  Yasuko Kageyama, Opera di Roma; 2. allo in maschera di Giuseppe Verdi, con Francesco Meli, Serena Gamberoni, Dolora Zajick,  ph. Yasuko Kageyama, Opera Roma; 3. Ballo in maschera di Verdi, Dolora Zajick (Ulrica), Hui He (Amelia), Francesco Meli(Re), ph. Yasuko Kageyama, Opera Roma; 4. Ballo in maschera di Verdi, Simone Piazzola (Capitano Anckarstrom), ph.  Yasuko Kageyama, Opera Roma; 5. – 10. Ballo in maschera di Giuseppe Verdi,  ph. Yasuko Kageyama, Opera Roma

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