La recensione

Dirty Dancing, The Classic Story On Stage

Dirty Dancing, lo spettacolo firmato da Eleanor Bergstein già autrice del film cult, in scena al Teatro Nazionale di Milano è una ricreazione fedele e curata, fotogramma per fotogramma del celebre film. Mantiene il suo fascino grazie ad una giusta ricetta che unisce ritmo e romanticismo.

C’era tanta attesa a Milano ieri sera per la prima del celebre musical, un’anteprima affollata di gente desiderosa di rivivere dolci momenti nel ricordo del primo amore, narrando il casuale incontro tra la giovane Baby Houseman e l’affascinante maestro di ballo Johnny Castle.

Sicuramente nessuno è rimasto deluso in quanto la trasposizione è una ricreazione fedele e curata, fotogramma per fotogramma, del celebre film, anche se il tentativo di ricreare il remake cinematografico sul palco è risultato, inevitabilmente, un pò sottotono solo nell’aspetto scenografico della messinscena pur godendo di un efficace apparato tecnico.

Una produzione firmata da Eleanor Bergstein già autrice del film cult datato 1987 con la direzione artistica di Federico Ballone e l’attenta regia associata di Simone Leonardi nella traduzione e adattamento di Alice Mistroni.

La parte danzata ha avuto un posto di privilegio rispetto alle parti cantate, le coreografie sono risultate dinamiche e coinvolgenti.

I protagonisti, Sara Santostasi e Gabrio Gentilini, recitano e ballano con la giusta dose di sensualità per scaldare e accendere l’entusiasmo della platea. Da citare la preziosa presenza di Russell Russell e via via di tutto il resto del cast, i quali hanno dato buona prova a livello di presenza, tenuta di palcoscenico e soprattutto hanno infuso allo show lo spirito giovane e frizzante di quegli anni magici nelle sale da ballo americane, grazie anche all’ausilio di un’orchestra dal vivo.

Un musical in grado di trasmettere emozioni forti in cui molti hanno sognato di vestire i panni della non troppo avvenente Baby che riesce a conquistare il cuore dell’irresistibile Johnny.

Dirty Dancing non accenna a perdere il suo fascino ma, al contrario, continua ad appassionare e divertire nuove e vecchie generazioni perché alla base di tutto c’è la giusta ricetta con l’ingrediente base del romanticismo e i contagiosi ritmi travolgenti della “passione”.

Michele Olivieri

10/10/2014

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