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Eduardo artefice magico: un ritratto d’autore pieno di poesia

Accolto con un grande successo, al San Ferdinando di Napoli, Eduardo artefice magico, una nuova e felice produzione firmata da Francesco Nappa per il Corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli.

Rendere omaggio a Eduardo De Filippo con un balletto, nel trentennale della morte, era una vera e propria sfida. Una sfida doppia se si pensa al luogo del debutto di questa nuova creazione: il Teatro San Ferdinando di Napoli, il teatro di Eduardo.  Ebbene, Eduardo artefice magico, nuova creazione per il Corpo di ballo del Teatro San Carlo firmata da Francesco Nappa, è un successo.

Nappa porta in scena, brandelli di poesie, frammenti di commedie, frasi emblematiche che ci parlano di Napoli e di Eduardo. Il balletto è un caleidoscopio di emozioni e colori, rapidi quadri, fulminanti episodi, ora comici e beffardi, ora languidi e nostalgici, ora apparentemente astratti e permeati di pura poesia.

Il balletto sia apre con due Pulcinella in scena legati fra loro da fili. Non c’è nulla di descrittivo. Solo due danzatori, i bravi Ertugrel Gjoni e Alessandro Staiano, qui simboli della città di Napoli e essenza pura di un personaggio molto amato da Eduardo. A fine quadro i Pulcinella non si tolgono la maschera, come ne Il figlio di Pulcinella, ma la indossano. E lo spettacolo ha inizio, traghettandoci nelle commedie, a partire da Sik-Sik, con una moltiplicazione di maghi e magie, un quadro questo decisamente riuscito, divertente e spiritoso, interpretato con ironia da cinque danzatori.

Tra le commedie di Eduardo citate nel balletto, c’è Natale in casa Cupiello, e la solitudine del protagonista nella costruzione del suo presepe: il bravo Edmondo Tucci, nel ruolo di Luca Cupiello,  diventa Giuseppe e dà vita a Maria, al bue, all’asinello e ai tre Re Magi che si presentano in formato pacco regalo. E’ questo un momento di vera poesia.

Nel balletto Nappa porta in scena il caffè, un omaggio alla celebre scena del balcone di Questi fantasmi e ai tanti caffè bevuti, offerti e richiesti nelle commedie eduardiane e onnipresente nella cultura e nella vita napoletana di ieri e di oggi, con i danzatori che si trasformano in tazzine. E c’è Filumena Marturano con un intenso e struggente passo a due che esplora e indaga il non detto, l’immaginario, quello che la commedia sottende senza far vedere esplicitamente. In scena Filumena e Domenico, interpretati con grande sapienza attoriale da Roberta De Intinis e da Ertugrel Gjon,  duettano ripercorrendo in un lungo abbraccio 25 anni di rapporti, dal loro primo incontro, a quello in cui Filumena si dona e abbandona credendo alle parole di Soriano « Filum’, facimm’ avvede’ ca ce vulimmo bene »,  al finale del secondo atto con lo strappo della banconota da cento lire sulla quale Filumena aveva segnato «un conticino moi, nu cunticiello ca me serve», un biglietto conservato in petto perché «‘E figlie non se pàvano». Sempre da Filumena il quadro dei tre figli all’ombra del Munasterio ‘e Santa Chiara, tre classi sociali per Eduardo, tre caratteri per Nappa, interpretati con bravura da Fortunato D’Angelo, Stanislao Capissi e Alessandro Staiano.

Toccanti anche i quadri di gruppo a partire da ’a nuttata sulle note create alla chitarra e cantate dal vivo da Alan Würzburger, un quadro d’insieme che fa sentire l’essenza di Napoli, una Napoli vera, palpitante e assolutamente lontana dai descrittivismi superficiali che la vogliono tutta pizza e mandolino.

Un omaggio all’Eduardo cinematografico compare nel quadro ‘o pernacchio, un quadro di gruppo ispirato al celebre episodio tratto da L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, mentre due diversi quadri rendono omaggio all’Eduardo televisivo. Elegante e raffinato il primo con due coppie in bianco e nero (in scena i bravi Candida Sorrentino e Stanislao Capissi, Sara Sancamillo e Alessandro Staiano). Magistrale il finale che trae spunto dal famoso monologo «e’ cosa ‘e niente», dallo sceneggiato televisivo degli anni Sessanta Peppino Girella, un quadro commuovente in cui compare la voce profonda di Eduardo e che chiude il balletto lasciando allo spettatore la voglia di rimanere incollati alla poltrona.

Nel balletto i danzatori si muovono dentro una scenografia digitale firmata dal francese Gilles Papain, autore capace di creare inediti spazi digitali che dialogano e interagiscono in modo efficace con la danza.

Eduardo artefice magico è una produzione che meriterebbe di girare in tutta Italia e all’estero. Elegante e raffinato, poetico e ironico, potrebbe essere un meraviglioso biglietto da visita di Napoli e della creatività made in Italy nel mondo. Un plauso a Nappa per aver creato un balletto pieno di sentimento e al Corpo di ballo che ha dimostrato un ottimo livello tecnico e magistrali capacità interpretative, un segno tangibile che i nostri corpi di ballo, se ben diretti, come ha fatto Alessandra Panzavolta in questi ultimi quattro anni, è capace di esprimere una grande qualità.

Il balletto è in scena al Teatro San Ferdinando fino a venerdì 16 maggio 2014 e tornerà in scena per la stagione AutunnoDanza il 29 e il 30 ottobre 2014 sul palco del San Carlo. Da non mancare.

Francesca Bernabini

13/05/2014

Nelle foto: Eduardo artefice magico di Francesco Nappa, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia

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