La recensione

Fluido e dinamico lo spettacolo di fine anno della Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli.

Tra tradizione e innovazione si è svolto il primo saggio spettacolo della Scuola di ballo del Teatro San Carlo sotto la direzione di Stephane Fournial. Spettacolare e ricercata la prima parte dedicata alla tecnica classica. Novità sono gli estratti di momenti di ensemble, passi a due e assoli tratti dal repertorio Ottocentesco. Convincente e seducente l’interpretazione del Cigno nero di Denise Letizia.

Al Teatro San Carlo di Napoli è andato in scena lo spettacolo di fine anno degli allievi della Scuola di ballo diretta da Stephane Fournial, il primo del neo direttore subentrato da questo anno scolastico alla storica direttrice Anna Razzi. Uno spettacolo attesissimo dunque sia dalle famiglie dei giovani danzatori che dai critici e giornalisti fedelissimi nel seguire le evoluzioni e i cambiamenti del Massimo.

Stephane Fournial ha proposto un programma nuovo, fitto e dinamico, che lo stesso direttore ha descritto come un format “ripensato per creare un ponte ideale tra la precedente concezione di saggio e uno spettacolo che non solo metta ancor più in luce l’idea del ballet d’étude, inteso come quel repertorio classico, imprescindibile, che ogni allievo deve apprendere nel corso degli studi, ma trasmetta altresì al pubblico la tecnica, la passione, la disciplina necessaria, in una concezione più ampia il senso dello studio, che investe ogni classe e ogni talento che nella scuola trova modo di crescere ed emergere”.

Il sipario aprendosi scopre due pianoforti a coda nel centro del palcoscenico e tre piccoli gruppi di allieve in tutù posizionate alla sbarra. Le luci sono soffuse e l’unico fascio acceso è puntato sulle gambe delle allieve quasi a mettere immediatamente in rilievo lo “strumento” per eccellenza della danza e ancor di più dello studio in sala: le gambe. Gambe che alternano esercizi lenti ad esercizi veloci, movimenti legati a movimenti staccati: la diversità nella contemporaneità dei tre gruppi di allieve che eseguono esercizi differenti laddove il tempo musicale è il medesimo, ma il ritmo diversificato definisce il carattere dell’esercizio.

La prima parte del saggio è dedicata come di consueto, e quindi nel rispetto della tradizione, alla parte tecnica portata in scena in maniera spettacolare e fluida tra continue entrate ed uscite, diagonali e cambi di registro musicale. Il concetto di “parte tecnica” continua nel segno della dinamicità e quindi in un certo qual modo in continuità con il lavoro svolto da Anna Razzi. Si apprezza però un tocco di modernità, che rende fruibile per tutti la messa in scena dello studio, e la ricerca di spettacolarizzazione e raffinatezza di movimenti a canone che poi finiscono per convergere in un ensemble conclusivo.

La parte di tecnica classica si chiude e lascia il posto a due coreografie di modern, la prima di Simone Giancola, forse troppo lyrical e dal carattere commerciale per essere in sintonia non solo con la superba parte classica appena conclusasi, ma anche con la ricercatezza tipica delle coreografie della scuola sancarliana. Ad ogni modo segnaliamo l’ottima l’interpretazione del giovane Filippo Di Crosta in quanto a doti interpretative e sicurezza nei movimenti. Segue la coreografia firmata Dino Verga, autore lo scorso anno di Io non ho paura, lavoro profondo e dalla bellezza indiscussa. Questa volta la sua creazione ha un carattere meno dinamico e, se da un lato risulta molto esigente per sincrono e tecnica, dall’altro lascia poco spazio ad evoluzioni nello spazio e a sorprese del ritmo e del tempo tipiche del modern.

Il secondo tempo dello spettacolo riserva la novità più grande di quest’anno: alcuni stralci di ensemble di repertorio e un susseguirsi di variazioni e pas de deux tra i più celebri del panorama classico prendono il posto del consueto balletto che ogni anno Anna Razzi portava in scena. Si va da Raymonda a La Sylphide, da La Bella Addormentata al Don Quixote fino a Le Corsaire Il Lago dei Cigni. Ecco: in un certo senso forse questa è stata la scelta più azzardata perché, se negli assoli e nei passi a due si è fatto leva sulla scelta degli elementi migliori della scuola di ballo che hanno saputo quindi riportare sulla scena in maniera ottimale la difficoltà tecnica e la profondità emotiva delle più belle coreografie dell’Ottocento, nei pezzi d’insieme, uno per tutti il Valzer da Il Lago dei Cigni, l’azzardo e il rischio nel far eseguire un pezzo di repertorio di quel calibro ad allievi di V, VI, VII e VIII corso hanno inficiato il risultato ovviamente manchevole di quella precisione e di quel sincrono che la coreografia richiede. Il dettaglio curato in maniera impeccabile nella tecnica del primo tempo, la precisione, la pulizia, la capacità di sentire ogni gesto ed averlo “nelle gambe” sono tutti elementi che hanno subito un lieve down proprio laddove avrebbero dovuto toccare l’apice e questo non per mancanza di elementi validi, ma perché a ragazzi tra i 14 e 18 anni probabilmente manca la maturità necessaria affinché l’esecuzione risulti convincente, a meno che non si metta mano al repertorio “semplificandolo” e commettendo un piccolo sacrilegio. Negli assoli e nei passi a due il discorso cambia, perché la scelta cade obbligatoriamente sugli allievi più promettenti e più pronti per l’approccio al repertorio classico.

Spicca su tutti il talento della giovane ballerina Denise Letizia – già lodata nelle pagine di Danzaeffebi in occasione della sua interpretazione di Giglio Tigrato nel Peter Pan di Anna Razzi – che, accompagnata dal prestante Pasquale Caselli, esegue in maniera matura, accattivante e seducente un meraviglioso Cigno Nero preciso e credibile tanto dal profilo tecnico quanto da quello interpretativo.

Nel complesso lo spettacolo mostra l’ottimo lavoro di Stephane Fournial, una regia lodevole per innovazione e cura del dettaglio. A lui vanno i nostri complimenti e i più sentiti auguri per un percorso che ci si augura sia soltanto un inizio. Lo spettacolo della Scuola di ballo del Teatro San Carlo si è svolto all’insegna della dinamicità e fluidità e, tra scelte coraggiose e rischi corsi, centra l’obbiettivo principale della danza di oggi: rivolgersi a tutti uscendo fuori da quella nicchia per pochi a cui spesso la si continua a relegare.

Manuela Barbato

06/07/2016

Foto: Scuola di ballo Teatro San Carlo, ph. Francesco Squeglia.

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