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Fondazioni lirico sinfoniche tra esternalizzazioni di balletti e di opere con balletto. L’indagine di Danza Error System

L’indagine sui Corpi di ballo condotta da Danza Error System evidenzia dati allarmanti sul fronte dell’esternalizzazione delle produzioni di balletto e di opere con balletto. Tra il 2016 e il 2023 il totale delle produzioni esternalizzate dalle 8 fondazioni liriche prive di corpo di ballo stabile è pari a 329 che si traduce in 1.300/1.600 spettacoli esternalizzati se si tiene conto delle repliche di ogni titolo in scena. Questo capitolo dell’indagine che pubblichiamo in questo articolo evidenzia come l’esternalizzazione è un errore economico, lavorativo, normativo e morale.

Per statuto, le 14 Fondazioni lirico sinfoniche italiane dovrebbero produrre spettacoli di opere liriche e di balletto nonché offrire al pubblico una stagione di musica sinfonica. Unica eccezione l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma che, per statuto, può produrre solo concerti di musica sinfonica e da camera con una proprio Coro e Orchestra.

Il “dovrebbero”, riferito alle altre 13 fondazioni liriche, è d’obbligo, almeno per quanto riguarda la produzione di balletti dato che in realtà solo 4 Fondazioni (ossia il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro di San Carlo di Napoli e il Teatro Massimo di Palermo) producono spettacoli di danza propri, con proprio Corpo di ballo. Un Corpo di ballo che viene anche utilizzato per la realizzazione di opere liriche che prevedono coreografie al loro interno.

Tutte le altre Fondazioni che non hanno un corpo di ballo proprio (ossia il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro Regio di Torino, il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste e il Teatro La Fenice di Venezia; un caso a parte è l’Arena di Verona) producono opere liriche con proprio coro e orchestra, ma non producono balletti, a dispetto del loro statuto.  In questi casi la stagione danza è esternalizzata, ossia realizzata con spettacoli prodotti altrove e comprati chiavi in mano già belli che fatti, un escamotage che non si sa bene per quale motivo, è stato da anni accettato dai vari Ministri e Governi che si sono succeduti in questi ultimi 60 anni.

Non solo. Per la produzione di opere liriche che hanno necessità di ballerini, queste Fondazioni liriche, prive di corpi di ballo stabili, sempre più in questi ultimi anni assumono danzatori con contratti di tipo autonomo/occasionale o con prestazioni a partita iva, dunque con modalità e tipologie contrattuali difformi da quanto normato dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro delle stesse Fondazioni che, invece, prevede contratti di tipo subordinato e selezioni pubbliche.

Danza Error System ha analizzato le stagioni dal 2016 al 2023 di queste 8 Fondazioni liriche. I dati che emergono, già presentati alla Settima Commissione della Camera dei Deputati durante l’audizione a dicembre 2021 nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, sono drammatici e sono i seguenti:

Il totale delle produzioni di balletto e di opera con balletto esternalizzate è di 329.
Essendo ogni produzione, di queste 329, rappresentata più volte (in media ogni titolo conta almeno 4/5 recite), i singoli spettacoli esternalizzati sono molti di più. Si stimano circa 1.300/1.600 spettacoli esternalizzati.

Questi dati, estratti dalle programmazioni, nonché dai siti internet e dai bilanci pubblici di ciascuna Fondazione lirico-sinfonica sono, purtroppo, in continua evoluzione e riguardano sia produzioni di balletto esternalizzate a agenzie e compagnie private esterne, italiane ed estere, sia spettacoli di lirica in cui vengono utilizzati danzatori non stabili ma ingaggiati per la singola produzione.  Nel dettaglio questi sono i dati:

  • la Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari, dal 2016 al 2023, ha esternalizzato 33 titoli;
  • la Fondazione Teatro Comunale di Bologna, dal 2016 al 2022, ha esternalizzato 41 titoli;
  • la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, dal 2016 al 2023, ha esternalizzato 33 titoli;
  • la Fondazione Teatro Maggio Musicale Fiorentino, dal 2017 al 2022, ha esternalizzato 45 titoli;
  • la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, dal 2016 al 2022, ha esternalizzato 56 titoli;
  • la Fondazione Teatro Regio di Torino, dal 2016 al 2022, ha esternalizzato 45 titoli;
  • la Fondazione Teatro Verdi di Trieste, dal 2016 al 2023, ha esternalizzato 28 titoli;
  • la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, dal 2016 al 2023, ha esternalizzato 48 titoli.

In questo conteggio sono inserite alle produzioni di balletto e di opera con balletto esternalizzate a terzi. Non sono incluse le produzioni realizzate in tournée, né le opere nelle quali sono stati utilizzati mimi, ossia personale spesso scritturato come mimo, ma poi, di fatto, impiegato come danzatore. Un triste escamotage, anche questo utilizzato ormai da anni con il bene placet ministeriale, che permette alle Fondazioni di pagare i danzatori con una retribuzione inferiore a quella minima sindacale che spetterebbe loro come tersicorei. Se aggiungessimo dunque anche questi spettacoli le produzioni con danzatori sarebbero anche di più di quelle sopracitate.

Per noi di Danza Error System l’esternalizzazione è un errore e non trova valide giustificazioni.

Dal punto di vista economico, l’esternalizzazione ha un costo, che, però, non è così facile da rintracciare nei bilanci pubblici delle singole Fondazioni poiché non specificato in maniera trasparente. Probabilmente si colloca nella voce “costi per servizi”, il cui totale non è assolutamente irrisorio.
Non esiste alcun motivo che impedisce alle Fondazioni di trasformare i costi delle esternalizzazioni in occupazione a tempo determinato e indeterminato, internalizzando l’attività.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, una Fondazione, che spende 500.000 euro annui per esternalizzare la produzione di balletto e di opere con balletto, invece che impiegare queste risorse per le esternalizzazioni, potrebbe utilizzarle per assumere i danzatori e internalizzare l’attività, senza che questo provochi dissesti al bilancio economico, essendo costi già previsti.
Non per forza ogni Fondazione deve avere un organico di 50 o più danzatori. A seconda dei territori e dell’offerta culturale, potrebbero coesistere Fondazioni con organici più ampi ed altre con organici più contenuti, ma comunque tutti interni.

Dal punto di vista lavorativo, l’esternalizzazione predilige la privatizzazione del servizio stesso che, spesso e volentieri, viene affidato alle stesse agenzie o compagnie private, senza che venga bandita alcuna gara pubblica.
Inoltre, l’esternalizzazione è la totale mancanza di tutela dell’occupazione e, dunque, un danno inestimabile per i danzatori italiani, che non potendo partecipare alle audizioni pubbliche poiché inesistenti, non hanno alcuna possibilità di lavorare nelle Fondazioni lirico-sinfoniche, che, ricordiamo, dovrebbero rappresentare l’eccellenza anche del balletto.

Dal punto di vista normativo, l’esternalizzazione è una violazione del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, che, invece, prevede che i danzatori siano assunti con contratti di tipo subordinato, a tempo indeterminato tramite concorsi pubblici e a tempo determinato tramite audizioni pubbliche.
Inoltre, l’esternalizzazione costituisce anche la non osservanza della Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ribadisce l’importanza dell’impiego stabile nelle Fondazioni, nonché la disfatta dei diritti costituzionali sul lavoro.

Dal punto di vista morale, l’esternalizzazione è l’assenza di riconoscimento e di valorizzazione della professione di danzatore e danzatrice, nonché una chiara discriminazione e mortificazione di un’arte, quella del balletto, che viene, di fatto, declassata ad arte di serie B.
Nonostante le normative vigenti e il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro prevedano, per tutti i settori artistici (quindi anche per i corpi di ballo e per i “tersicorei”), selezioni pubbliche e contratti di lavoro tipo subordinato, la maggior parte delle Fondazioni lirico-sinfoniche, esternalizzando l’attività di balletto e di opere con balletto, utilizza i finanziamenti pubblici, ovvero le nostre tasse, non per garantire un livello occupazionale adeguato, ma per acquistare pacchetti di spettacoli dall’esterno (o da compagnie estere o da agenzie private italiane che sottopagano e sfruttano i danzatori).
Quello che sembrava un modello artistico sicuro e consolidato, della diffusione della cultura e dello spettacolo, di tutele previdenziali e contrattuali, di rappresentanza dell’eccellenza, si è trasformato in un sistema instabile, mortificatore delle professionalità e senza una struttura salda.

E ci domandiamo. Che differenza c’è tra le Fondazioni lirico-sinfoniche e gli altri Teatri pubblici e privati, se anche le Fondazioni diventano scatole vuote da riempire all’occorrenza?

Le Fondazioni lirico sinfoniche, a differenza della maggior parte dei Teatri privati, sono finanziate con circa il 50% del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), proprio per avere al loro interno masse artistiche a tempo indeterminato e per produrre spettacoli di opera lirica, musica sinfonica e balletto 12 mesi all’anno. Le Fondazioni non nascono come dei centri di diffusione di spettacoli, ma come dei centri di produzione di cultura, dunque, dovrebbe essere loro compito istituzionale produrre arte con proprie masse artistiche.
Nella realtà di oggi, prendendo atto delle sopracitate esternalizzazioni, cos’è una Fondazione lirico-sinfonica?

Anna Chiara Amirante, Vito Lorusso, Andrea Morelli, Alessandro Staiano

Danza Error System

16/12/2022

 

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