L'intervista

Fredy Franzutti racconta la sua Bella Addormentata in scena al Teatro Olimpico di Roma, un omaggio a Lindsay Kemp

Torna a Roma il Balletto del Sud con La Bella Addormentata di Fredy Franzutti, per la prima volta in scena al Teatro Olimpico in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana 5 al 7 ottobre 2018. Produzione di grande successo replicata in Italia e all’estero, lo spettacolo compie oggi diciotto anni e porta in scena una versione originale della celebre fiaba. Ispirandosi al racconto di Giambattista Basile, Franzutti ambienta la storia nel Sud dell’Italia dove la sua Aurora verrà morsa da una tarantola. Lo spettacolo di Roma è dedicato a Lindsay Kemp, grande artista recentemente scomparso, che proprio in questa versione interpretò il ruolo di Carabosse. Nell’intervista, Fredy Franzutti ci parla della sua coreografia e ricorda Lindsay Kemp. E poi ancora, della sua compagnia, dei giovani e dei progetti imminenti.

Dopo il successo delle scorse stagioni, torna a Roma il Balletto del Sud, compagnia salentina fondata e diretta da Fredy Franzutti. Dal 5 al 7 ottobre 2018, per la prima volta al Teatro Olimpico e in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana, la compagnia presenta La bella addormentata, balletto in due atti su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij nella versione coreografica dello stesso Fredy Franzutti. Lo spettacolo, che compie oggi diciotto anni, conserva intatta l’originalità di un’intuizione che Vittoria Ottolenghi, all’epoca della creazione, non esitò a definire “geniale”.

Nato nel 2000 e replicato in Italia e all’estero tra entusiastici consensi di pubblico e critica (recente il debutto, lo scorso febbraio, al Teatro dell’Opera del Cairo in Egitto), l’allestimento è fra quelli di maggior successo del Balletto del Sud, grazie anche all’ambientazione originale e moderna.

Mentre nell’edizione “classica” di Marius Petipa la trama del balletto deriva da La belle au bois dormant di Charles Perrault, Fredy Franzutti si ispira al campano Giambattista Basile, che in Sole, Luna e Talia (da Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille, raccolta di fiabe edite tra il 1634 e il 1636) narra di una principessa addormentata per un incantesimo nel Mezzogiorno d’Italia. Il coreografo leccese riporta dunque la trama del balletto nel suo luogo d’origine, il Sud, e sceglie di sostituire il fuso, strumento del sonno centenario di Aurora, con il morso della tarantola salentina.

È lo stesso Fredy Franzutti a raccontarci la sua Bella, rivelando i dettagli di un’ispirazione nutrita da istinto, coincidenze e ricerca: «Ho sempre pensato al talento come ad una voce che ti sussurra delle cose all’orecchio, a volte anche in maniera inconsapevole. Ecco, la mia Bella Addormentata è stata il frutto di un’intuizione: è stato come se una lampadina d’un tratto si accendesse. Naturalmente, per arrivare all’idea vera e propria c’è stato bisogno di un percorso, di un ‘circuito’, fatto di conoscenze, esperienze e da un’assimilazione di concetti che la mente ha poi rielaborato. In questo caso, la mia idea è stata quella di ‘meridionalizzare’ la trama del balletto: un’intuizione che ho avuto ancor prima di coglierne l’effettiva credibilità e coerenza filologica».

«Il mio primo istinto è stato quello di avvicinare alla mia terra una favola che è sempre stata tra le mie preferite sin dall’infanzia e che sentivo già mia come storia del sud – confessa Fredy Franzutti – Ero affascinato dalla sua natura ‘stagionale’ e dal suo richiamo a ‘morte e resurrezione’ (come nel mito di Proserpina e fondamento della stessa religione cattolica): una storia legata alla cultura dell’uomo e a quella contadina in particolare, dove ‘morte e resurrezione’ significano anche mangiare, produrre e vivere secondo le leggi della natura. Mi interessava mettere in evidenza come l’uomo legato alla cultura agricola si avvicini in modo spontaneo ad una fiaba come la Bella Addormentata, dove la protagonista si addormenta per lungo tempo e poi si risveglia».

Parte da qui la sorprendente ricerca del coreografo, che scopre tra i risvolti della propria intuizione un legame storico e letterario con l’origine del balletto: «Approfondendo gli studi sulla corrispondenza tra Petipa e Čajkovskij ho scoperto che, per il famoso momento della puntura della protagonista, il coreografo chiese al compositore una musica che suggerisse ‘il morso di un piccolo ragno’. Le note di quella scena, centrate su questa idea, rendono perfettamente coerente la mia sostituzione del fuso con la tarantola. Lo stesso Perrault (e poi i fratelli Grimm), nella versione classica della fiaba, utilizza l’espressione ‘incontrerà una tessitrice e si pungerà con il suo arnese’: sono stato così portato ad immaginare che il fuso stesso potesse essere avvicinato al ragno, per la legnosità, le zampe sottili, la capacità di tessere la tela, per il movimento e naturalmente per la ‘mortale’ puntura».

Trovata l’idea centrale, Franzutti scopre in seguito una serie di corrispondenze con la sua terra, che consolidano la costruzione di una trama articolata: «Diversi aspetti mi hanno portato ad identificare nel Sud dell’Italia lo scenario originale della storia: ad esempio il nome della protagonista Aurora richiama l’alba che noi, paese più ad est del Mezzogiorno, vediamo per primi; e poi il rapporto della principessa con il padre, tipico della cultura meridionale (come sostiene la lettura psicoanalitica di Bruno Bettelheim ne Il mondo incantato: uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe). E naturalmente la lettura del testo di Giambattista Basile, che ambienta la storia nel sud e narra di una principessa alla quale viene predetto un atroce destino».

Come è tipico delle creazioni di Fredy Franzutti, alcuni personaggi assumono qui un’importanza centrale, con il risultato di mettere in luce ulteriori aspetti del racconto: «In Giambattista Basile non si parla di una fata, ma di una chiromante buona: c’è una sibilla che come un oracolo predice un destino e una maga straniera, proveniente da una cultura diversa, che porta alla risoluzione. Il suo nome, Jargavan, tradotto erroneamente nel balletto con ‘lillà’, è in realtà di origine orientale (in lingua turca, ma diffuso anche in Albania) e significa letteralmente ‘glicine’. Questi ulteriori richiami all’Oriente non potevano non farmi pensare alla mia zona, terra di incrocio tra culture e di interazione con il Mediterraneo».

E poi c’è Carabosse, l’autrice della maledizione di Aurora, che nella versione di Franzutti diventa protagonista anche per la partecipazione straordinaria di Lindsay Kemp, celebre artista, tra i più grandi del nostro tempo, scomparso lo scorso 24 agosto: «Il nostro primo incontro avvenne in occasione della serata I Trionfi del Petrarca a cura di Vittoria Ottolenghi; mi disse di aver apprezzato il mio lavoro, cosa che mi emozionò moltissimo. In seguito, quando già avevo creato la Bella Addormentata, Vittoria Ottolenghi stessa mi suggerì di approfondire il personaggio di Carabosse ed io pensai immediatamente di proporlo a Lindsay Kemp. Preparai una nuova versione del ruolo e chiesi un incontro per raccontarglielo: ne rimase affascinato e iniziò subito a cucire su di sé il personaggio. Così nel 2005 andò in scena la nostra nuova versione del balletto: fu un grande successo e un’esperienza indimenticabile, che si è poi ripetuta per moltissime volte negli anni successivi».

Tra l’emozione del ricordo e la malinconia dell’assenza, Franzutti sorride e la sua voce si addolcisce nel parlare di Lindsay Kemp, mito della nostra arte e uomo di rara genialità. A lui il Balletto del Sud dedica le date romane de La Bella Addormentata, così come tutte le date di questo balletto in questa stagione teatrale: «È un omaggio che sento di dover fare perché desidero che il pubblico lo ricordi – sottolinea il coreografo – Sento un profondo rispetto nei suoi confronti al punto da sentirmi quasi indegno di fargli un omaggio, ma ci tengo molto perché è un grandissimo artista che ha dato tanto a me e all’Italia. La mia riconoscenza è il desiderio, in qualche modo, di appartenergli».

Ed eccolo dunque il personaggio di Carabosse, eccentrico, spaventoso e “patetico”, come lo stesso Lindsay Kemp amava definirlo: «La cosa sorprendente è che in Basile non c’è il concetto della maledizione – spiega Franzutti – Basile parla piuttosto di una maga che compie un battesimo ‘pagano’, tipico del Meridione, dove il rito magico seguiva quello religioso: le donne si riunivano e chiamavano la maga del paese per la benedizione del neonato. Un fenomeno ‘femminile’, come del resto lo stesso tarantismo. Carabosse non nasce già come strega, ma come una donna incaricata da Re per predire l’esito della storia. In Perrault viene inserito un nuovo senso: la strega non viene invitata al battesimo e, per vendicarsi, maledice la bambina. Carabosse è l’emarginata, l’esclusa. Un personaggio che, come spiega Bruno Bettelheim, più di altri colpisce l’immaginazione dei bambini, nei quali la paura dell’esclusione è più forte della minaccia di una maledizione».

«Lindsay Kemp fu molto colpito da questa interpretazione – continua Franzutti – e per questo lavorò molto sull’aspetto ‘patetico’ del personaggio: il parente non invitato, ‘dimenticato’, che soffre e per il quale, nel corso del balletto, finisci per tifare. Nel mio prologo, Carabosse è ‘mostruoso’ perché volevo dare l’idea di come noi vediamo l’ospite indesiderato, il diverso, il parente che non ha i modi, l’accento giusto, l’abbigliamento adatto. Nello stesso tempo l’ho immaginato privo di sessualità, né uomo né donna, quasi come un’entità diabolica. Nel primo atto è eccentrico, con scarpe altissime e con un abito fucsia, strappato e ricucito grossolanamente: è la Carabosse che vuole essere integrata e che finisce per fare il suo malefico regalo. Sul finale, per scelta di Lindsay Kemp e mia, Carabosse ricompare, questa volta inserita nella famiglia e accolta dai principi sposi. Nella versione con Lindsay Kemp volevamo che alla fine morisse, simbolicamente, la parte negativa del personaggio, quella che aveva generato la maledizione. Abbiamo così immaginato una vecchia falena, insetto che vive per poco tempo: una farfalla, ma di quelle brutte e marroni della campagna. Lindsay danzava uno dei suoi tipici assoli con le ali, nelle quali nel secondo atto si avvolgeva fino a richiudersi in un bozzolo. Era davvero bellissimo. Quando in seguito lo stesso Lindsay Kemp ha insegnato il ruolo ad un nuovo interprete della compagnia abbiamo deciso di non rifare questo pezzo perché crediamo debba restare legato alla sua immensa arte e interpretazione».

Ad interpretare Carabosse al Teatro Olimpico di Roma sarà l’attore Andrea Sirianni, da noi già ammirato nel balletto Le quattro stagioni con il Balletto del Sud: «È stato lo stesso Lindsay Kemp a scegliere di ricostruire il ruolo con Andrea. Gli piaceva proprio in quanto attore e per la sua musicalità. La mia coreografia del resto segue le note come se ci fosse un dialogo: sui suoni gravi si muove Carabosse e su quelli acuti rispondono le fate spaventate che tremano con i fremiti degli archi. Lindsay Kemp amava molto questo aspetto e ha poi curato personalmente ogni singolo movimento: entrava in scena come un uomo piccolo, minuto, che poi si espandeva nel momento della maledizione».

Da sempre appassionato d’arte, Franzutti riserva una cura particolare ai costumi e alle scene delle sue produzioni, in questo caso affidate a Francesco Palma: «Si tratta di illustrazioni in bianco e nero da un libro di favole per bambini, mentre i costumi, inizialmente anch’essi in bianco e nero per richiamare l’epoca del dopoguerra, diventano in seguito coloratissimi, moda anni ‘50 e ‘60, poi bianchi per ricordare i sogni dei dormienti e infine americanizzanti per la grande festa di matrimonio. Tra le varianti inserite nel balletto c’è la mia reinterpretazione delle danze del secondo atto e naturalmente la figura del principe, che qui si chiama Ernesto (come il celebre De Martino) ed è un antropologo, un principe giramondo che ama dipingere, scrivere e riscoprire antiche tradizioni. Il suo bacio ad Aurora corrisponde al risveglio della fanciulla e del fenomeno del tarantismo».

Al Teatro Olimpico, il ruolo principale di Aurora è affidato alla ballerina spagnola Nuria Salado Fusté, già prima ballerina del balletto di Magdeburg e ospite di diverse compagnie in Spagna e in Germania, dal 2014 nell’organico del Balletto del Sud. Il principe Ernesto sarà Tsetso Ivanov, primo ballerino dell’Opera di Sofia e ospite del Balletto del Sud. E poi, Alessandro De Ceglia (Roberto, il padre di Aurora), storico interprete della compagnia di Franzutti, Beatrice Bartolomei (Silvia, la madre), Carolina Sangalli (Jargavan, la fata), l’attore e mimo Andrea Sirianni nelle vesti della fata Carabosse e i danzatori del Balletto del Sud.

«La compagnia gode oggi di ottima salute – afferma con soddisfazione Fredy Franzutti – la progettualità, l’interazione con il sistema regionale e provinciale, nonché la diffusione capillare sul territorio pugliese è molto forte. Il livello tecnico dei danzatori è eccellente. Un ballerino può trovare da noi una realtà professionale, molto attiva, frequentemente in tournée e attualmente anche in rapporto con il Teatro Apollo di Lecce per la stagione residente. I nostri numeri sono in crescita: 110 recite l’anno, 20 danzatori, 37 produzioni totali (ne riprendiamo circa sei l’anno, quattro di repertorio e due nuove creazioni)».

Chiediamo a Fredy Franzutti che tipo di direttore sia e quale rapporto crei con i suoi danzatori: «Credo di essere autorevole e non autoritario. Urlare è facile, la cosa difficile è essere credibili sussurrando. Da noi c’è un buon clima di lavoro basato sul reciproco rispetto. La quotidianità e naturalmente fatta anche di piccole difficoltà, ma le affrontiamo serenamente senza dare adito a capricci. Penso che la forza sia nella precisione e nel rispetto, da dare e da pretendere. Molti dei miei ballerini si sono formati nella Scuola del Balletto del Sud, della quale vado orgoglioso. Ovviamente, non tutti gli allievi entrano poi nella mia compagnia, che richiede determinati parametri di selezione legati alla creatività e alla varietà dei caratteri necessari al racconto di una storia».

Oggi, nel Balletto del Sud, ci sono ballerini provenienti da tutto il mondo: «Vengono dal Messico, Argentina, Cuba, Russia, Spagna, Corea, Giappone – conferma Franzutti – Posso dire che siamo una compagnia ‘virtuosa’ per diversi aspetti, anche a livello di retribuzione e condizioni lavorative. I motivi ispiratori del nostro lavoro sono naturalmente legati al Meridione, non in senso di rivalsa, ma come riconoscimento del Sud in quanto culla della Magna Grecia, dell’evoluzione barocca e della sua storica importanza economica. Posso dire che il mio rapporto con il territorio è ideale benché consideri ancora innumerevoli le sue potenzialità».

In programma, nella nuova stagione del Balletto del Sud, il tour de La Bella Addormentata fino a marzo 2019, seguita dalla programmazione al Teatro Apollo di Lecce con la presentazione a febbraio di un gala sulle maschere; poi la ripresa ad Aprile de Le ultime parole di Cristo con Luciana Savignano, una produzione su Leonardo Da Vinci a maggio e la ripresa de L’Uccello di fuoco e La Sagra della Primavera, con spettacoli e iniziative dedicate a Lindsay Kemp. Continua inoltre la collaborazione con l’Hungarian International Orchestra e si avvia un nuovo sodalizio con l’Opera di Sofia.

Chiediamo a Fredy Franzutti la sua formula perfetta per far crescere il pubblico del teatro: “In realtà cerco di non pensare esclusivamente allo spettatore della danza: credo che un direttore di una compagnia debba garantire una perfetta esecuzione, ma non cercare solo questo. Sono importanti le scelte musicali, la ricostruzione di costumi storici, la ricerca: sono queste le motivazioni che ti portano a fare un buon lavoro. Bisogna ampliare gli aspetti della creazione, approfondire l’ispirazione. Personalmente credo nella progettualità, nella coerenza e nello studio, scavo fino all’ultima pietra e fondamento, cercando un perché che non sia mai né solo estetico né autobiografico: il coreografo ha il dovere di tradurre emozioni condivise nelle quali tutti possano ritrovarsi».

Fredy Franzutti ci saluta con una riflessione sulla danza italiana: «Credo ci siano tanti artisti e che tutti vadano in una direzione in cui credono. Tutti svolgiamo il nostro lavoro con impegno: non esiste un bugiardo o un disonesto. Rispetto che ognuno senta di dare il massimo in situazioni in cui dobbiamo inventarci i finanziamenti e attirare il nostro pubblico. Personalmente credo di aver fatto una certa strada e sono fiero di avere creato la mia struttura: so quello che ho costruito e lo difendo, conosco i sacrifici e le mie battaglie, quelle vinte e quelle perse. Ho trovato delle porte chiuse, ma ogni cassaforte ha una combinazione, occorre tempo, tentativi e non arrendersi ai pregiudizi. A volte un rifiuto mi rattrista, soprattutto se avviene senza ascolto come una forma di censura. Se accade a me, che sono vicino ai cinquant’anni e che dirigo una compagnia da venticinque, penso a quante volte questo possa accadere ad un giovane e certamente mi dispiace non vedere nascere una nuova generazione di compagnie stabili».

E infine, un messaggio per le nuove generazioni e un augurio a se stesso: «La lamentela sui giovani è storica, accade da sempre che ad un certo punto una generazione diffidi dell’altra. La visione pessimistica deriva da un preconcetto sulla psiche in crescita. Fiducia e amore possono garantire una visione più consona e reale. I giovani vanno accompagnati e supportati, non criticati. Del resto, questo è accaduto anche a me: ho ricevuto il sostegno dei ‘grandi’, come lo stesso Lindsay Kemp e Vittoria Ottolenghi, la loro approvazione è stata gratificante, ma nello stesso tempo mi ha permesso di mettermi in discussione, ascoltandone le lodi ma anche gli appunti e i consigli. Oggi sento di poter realizzare ancora tanto: la prima fase, quella della formazione di una compagnia, è stata portata a termine. Ora si può cominciare a lavorare!».

Appuntamento dunque con il Balletto del Sud di Fredy Franzutti il 5, il 6 (ore 21:00) e il 7 ottobre  2018 (ore 18:00), al Teatro Olimpico di Roma, per La Bella Addormentata.

Lula Abicca

30/09/2018

Foto: 1.-3. Lindsay Kemp ne La bella addormentata di Fredy Franzutti, Balletto del Sud; 4.-11. La bella addormentata di Fredy Franzutti, Balletto del Sud; 12. Fredy Franzutti.

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