La recensione

Giselle al San Carlo: applausi a scena aperta per la Zakharova e per il Corpo di ballo.

Un trionfo di applausi per Svetlana Zakharova e Ruslav Skvorcov e per tutto il corpo di ballo, hanno salutato il ritorno di Giselle sulla scena sancarliana. Nel primo atto spiccano nel pas de deux dei contadini Salvatore Manzo, dalla tecnica virtuosa, e Claudia D'Antonio, leggiadra e precisa dagli aplombe. Ottima l’interpretazione di Edmondo Tucci nel ruolo di Hilarion.Nel secondo atto applausi a scena aperta per il corpo di ballo e per Luisa Ieluzzi, docile e austera nelle vesti di Myrtha. Impalpabili e precise Anna Chiara Amirante e Annalina Nuzzo nelle vesti delle due villi principali.

Lo scorso 14 aprile il Teatro San Carlo ha alzato il sipario sulla prima recita di Giselle, balletto assente dalla scena sancarliana da sei anni. L’attesa ha premiato, il momento propizio non poteva che essere questo, la magia doveva palesarsi nell’istante esatto in cui tutti i componenti del corpo di ballo del Lirico napoletano sarebbero stati pronti a compiere il sortilegio. E così è stato. Che la platea sarebbe stata piena non c’erano dubbi, perché il pubblico del balletto sa essere forse il più fedele e costante, ma che ci sarebbero stati applausi a scena aperta per i giovanissimi ballerini che ricoprivano i ruoli principali, e questo nella stessa serata in cui ad interpretare Giselle c’era Svetlana Zakharava, no, nessuno lo aveva previsto, anche se avevo preannunciato che questa sarebbe stata una rappresentazione da apprezzare senza remore. Ma andiamo a piccoli passi perché di questioni da affrontare ce n’è più di una.

Tra gli interpreti che ho potuto apprezzare di più spicca senza dubbio, ancora una volta, Salvatore Manzo che, aldilà delle doti fisiche quali elevazione delle gambe, collo di piede e en dehors, ha dimostrato una precisione nella tecnica che diviene sempre più affinata e virtuosa. Nel passo a due dei contadini faceva coppia con una graziosissima Claudia D’Antonio leggiadra e precisa dagli aplombe a tal punto sicuri da sospendere il tempo della musica e degli orchestrali. Durante la brillante variazione la dolcezza, e insieme l’adrenalina, sembravano attraversare dapprima il viso e poi tutto il corpo di Manzo dando energia e linfa ad un crescendo tecnico tra la consapevolezza e il rischio: ogni passo e salto e giro era eseguito al massimo delle sue capacità.

Il primo atto, ambientato nel quadro di campagna realizzato dall’arte suprema di Raffaele Del Savio, presentava al pubblico scene campestri e variazioni convincenti di contadine tanto effimere quanto legate alla terra del semplice mondo agricolo. Un insieme armonico e curato nei minimi dettagli che univa tecnica e interpretazione, sincrono e mimica, ottima in quest’ultima la prestazione di Edmondo Tucci nel ruolo di Hilarion.

È nel secondo atto che hanno cominciato a susseguirsi tante piccole scintille in grado di dare fuoco a mani assetate di bellezza e voci trepidanti di gioia: applausi a scena aperta sono arrivati con gli incroci delle file delle Villi in arabesque, un passaggio tecnico e coreografico eseguito in modo impeccabile, che testimonia il grande lavoro fatto in sala prove e l’altissimo livello raggiunto dal corpo di ballo. Applausi a scena aperta anche per Luisa Ieluzzi nelle vesti di Myrtha, regina delle Villi, che è riuscita anche a strappare un forte “brava” dai palchi oramai in fiamme. Docile e austera al medesimo tempo ha padroneggiato con sicurezza il suo ruolo e gli innumerevoli elementi tecnici che lo caratterizzano aggiudicandosi senza dubbio la gloria che merita. Ad affiancarla nelle vesti delle due villi principali Anna Chiara Amirante e Annalina Nuzzo, leggere a tal punto da sembrare impalpabili e caratterizzate entrambe da morbide linee lunghe e da un’esecuzione precisa.

Svetlana Zakharova è stata il collante perfetto  tra i ballerini del San Carlo e il loro pubblico, ha prevedibilmente creato il pretesto irrinunciabile per cui andare a vedere questa Giselle e ha potuto così contribuire alla nuova luce che da oggi illuminerà il lirico napoletano. Cosa dire della Zakharova?  Divina è dir poco. Nella sua persona si concentrano due elementi esplosivi: un corpo nato per la danza e una mente proiettata al sacrificio e al successo. Ecco chi è la Zakharova, la perfezione tecnica che spiazza gli occhi di chi la guarda, l’esecuzione armoniosa e plastica anche del più semplice tra i gesti, il punto più alto di un ideale che in lei trova forma. Avrei voluto di più dalla sua follia e aspettavo di incrociare gli occhi furiosi di chi perde improvvisamente l’amore, volevo la figura scomposta di una donna lacerata e il barcollare ansimante che precede il cedimento finale e invece, ahimè, la sua interpretazione dell’agonia prima della morte è stata forse troppo soft, delicata ed educata al punto da non essere convincente.

Ad affiancare la Zakharova, Ruslav Skvorcov che ha interpretato nel primo atto un Albrecht molto sobrio nella mimica e ha saputo rendere giustizia alle sue doti tecniche soltanto nelle variazioni del secondo atto e nel celebre passo a due finale, momenti questi in cui si sono potuti apprezzare l’ampiezza dei grandi salti, la sicurezza delle gambe e la strepitosa capacità di cogliere e interpretare accenti e modulazioni della musica.

Giselle oggi trova nella Zakharova nuova linfa, grande vitalità e forza nel virtuosismo. C’è però da dire che con lei si è creato un precedente, come direbbero in campo giuridico, in quanto lo stile coreografico romantico del repertorio viene catapultato, in maniera onnipervasiva, in una dimensione moderna e attualissima e chiunque interpreterà Giselle, d’ora in poi, avrà forse l’obbligo di eseguire la sua versione che prevede dèveloppé in  écartée toccare l’orecchio e le attitude sfiorare lo chignon, perché, se così non fosse rischierebbe di essere, sì fedele allo stile richiesto dal repertorio (gambe poco più su dei 90 gradi), ma anche di non spuntarla mai nel paragone con la grande stella ucraina. Dove sarà il giusto? Nella fedeltà al repertorio e allo stile ottocentesco o nell’ostentazione di doti fisiche che risaltino l’unicità dell’interprete?

Manuela Barbato
16/04/2015

1. Svetlana Zakharova e Ruslav Skvorcov, ph. Francesco Squeglia; 2. – 4. Svetlana Zakharova, ph. Luciano Romano; 5. Luisa Ieluzzi, ph. Luciano Romano;  6. Svetlana Zakharova e Ruslav Skvorcov, ph. Luciano Romano; 7. saluti finali, ph. Francesco Squeglia.

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