La recensione

Grande successo per il Saggio Spettacolo della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma

Splendido spettacolo, al Teatro Costanzi di Roma, per il Saggio di fine anno accademico della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera; una serata in tre tempi con quattro brani firmati da autori eccellenti: Imago di Giorgio Mancini, prezioso gioiello coreografico per tutti gli allievi della scuola; Turnpike di Mauro Bigonzetti, bellissima creazione del 1991; l’intenso Geometrie per due quintetti di Eugenio Scigliano e il ricco Schiaccianoci Divertissement di Ofelia Gonzalez e Pablo Moret. Grandi applausi per tutti gli allievi, protagonisti di uno spettacolo elegante e riuscito, il cui successo porta la firma della direttrice Laura Comi e della sua speciale squadra di docenti.

Notte da ricordare, quella dello scorso 7 luglio 2019 al Teatro Costanzi di Roma, dove si è svolto il consueto Saggio Spettacolo di fine anno accademico della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma. Una notte magica dove forse, per la prima volta nella lunga storia della scuola romana, sarebbe stato giusto e meritato cancellare la parola Saggio nella denominazione dell’evento e mantenere solo quella di spettacolo. Perché sì: quello che è andato in scena è stato un bellissimo e folgorante spettacolo, di quelli che riempiono il cuore e l’anima per giorni, un evento scintillante e perfetto, composto da una parure di gioielli dai colori diversi.

A sorprenderci quest’anno, non è stata infatti la platea gremita e l’atmosfera di fremente attesa tipica dell’evento, quanto la ricchezza e la bellezza di un programma estremamente raffinato, curato nei minimi dettagli d’esecuzione e interpretazione. Merito degli allievi, leve di un teatro in crescita costante; merito dei maestri, tenaci guide d’arte e di vita; merito, soprattutto, di Laura Comi, direttrice di lungimirante intelligenza, sostenitrice della tradizione accademica e, nello stesso tempo, sperimentatrice di nuovi percorsi.

Già da qualche anno Laura Comi aveva distillato nei programmi una più ampia visione artistica, inserendovi creazioni originali di coreografi contemporanei: lavori d’autore dagli stili differenti, in grado di approfondire le possibilità di indagine e interpretazione dei giovani allievi. E già da qualche anno ammiravamo di questa scelta non solo la ricaduta virtuosa sulla crescita artistica degli studenti, ma anche l’attivazione di un fruttuoso circolo creativo: dall’incontro tra i coreografi e gli allievi vedevamo nascere un segno ‘caratteristico’ della scuola romana, sempre più in prima linea nella formazione di professionisti completi, pronti ad affrontare il complesso mondo della danza.

Lo spettacolo 2019 è il punto d’arrivo (il primo, ne siamo certi, di molti altri) di una programmazione attenta e accurata, il cui limpido successo porta la firma della direttrice e della sua solida squadra di docenti.

Quattro, quest’anno, i brani in programma, distribuiti in una serata in tre tempi.

L’apertura del sipario ci trasporta d’improvviso in un vortice di movimento che già scorre imperturbabile su un palcoscenico rosso rubino; Giorgio Mancini, con il suo Imago (sulle note di Joseph Haydn e Jean-Philippe Rameau), è magistrale direttore d’orchestra, in grado di armonizzare con sensazionale fantasia e altrettanta precisione il disciplinato e numeroso ensemble. In scena, gli allievi e le allieve di tutti i corsi accademici, fasciati in abiti di velluto rosso: pietre preziose in movimento incessante tra le luci del giorno che fugge.

I gruppi si alternano in palcoscenico e, impercettibilmente, volti e figure si trasformano: i piccolissimi lasciano spazio ai più grandi, i passi si moltiplicano, il gesto si fa più ampio, il salto più vigoroso. Cerchi concentrici in moto opposto generano visioni caleidoscopiche, poco prima che tutto riconfluisca in un’unica spirale: tutto viene ricondotto all’ordine, senza mai frenare lo slancio iniziale. Le forme si ripetono e, ad un attimo dal riconoscerle, mutano ancora seguendo direzioni nuove e sconosciute: è l’immagine del ricordo, quello che ritorna, gioioso e doloroso insieme, tra le curve di un tempo inarrestabile.

Ci affascinano gli incredibili disegni d’insieme di Mancini, la sua maestria musicale ricca di contrappunti, e l’abilità d’esecuzione degli allievi, protagonisti di un quadro assolutamente perfetto, di una coreografia che muta continuamente, che gioca con lo spazio creando inedite forme in grado di generare nel pubblico sonore espressioni di sorpresa. Bravissimi gli interpreti nella gestione dello spazio scenico, del ritmo musicale, ma anche nella cura di dettagli tecnici e stilistici, nelle fitte sequenze di piccoli salti, rapidi passaggi sulle punte e brevi e folgoranti pas de deux. Ad impreziosire la coreografia, anche un potente gioco di luci che trasforma in ombre l’intero ensemble, come un magnifico stormo in volo verso il tramonto.

Bravo Giorgio Mancini, del quale da sempre ammiriamo il segno coreografico e che solo due anni fa ci sorprese proprio al Saggio della Scuola dell’Opera con il bellissimo Danzo su musica di Philip Glass: lo ritroviamo con piacere, oggi, in stato di grazia creativa.

Il secondo brano della serata è a firma Eugenio Scigliano, già memorabile interprete negli anni d’oro del Balletto di Toscana, oggi apprezzato coreografo nonché docente di danza contemporanea nella scuola di danza romana. Il titolo della sua creazione, Geometrie per due quintetti (su musica di Luigi Boccherini), per gli allievi dei corsi intermedi e superiori, anticipa la matematica cornice di un quadro minuziosamente dipinto. In vesti grigio chiaro, comune uniforme di un gruppo serrato, gli interpreti agganciano e sciolgono catene di movimento, conservando nell’intimità dello spazio individuale la puntuale gestione delle ‘sociali’ distanze: è una microcomunità che si autogoverna, tra le inquietudini di un mondo sbiadito, intenta a spezzare le rigide geometrie del tempo.

Lo stile di Scigliano alterna brevi gesti ad improvvise ampiezze; si ancora al suolo senza mai cedere alla caduta, recuperando sistematicamente centro ed equilibrio. Tra sequenze fluide e puntuali, si levano salti inattesi a ricordarci di un cielo costante, lontano da noi eppure onnipresente richiamo di libertà e infinito.

Apprezziamo l’abilità di Scigliano nel trasferire lo stile ai giovani allievi, che troviamo ulteriormente maturati rispetto alla Lezione Aperta dello scorso aprile e a perfetto agio con la scioltezza e l’energia caratteristiche del coreografo. Un bel lavoro di scambio che accende la nostra curiosità sui possibili sviluppi futuri.

Cuore della serata, Turnpike di Mauro Bigonzetti, creazione del 1991 su musica di Johann Sebastian Bach e con disegno luci di Carlo Cerri. Un ritorno a casa festoso per il coreografo romano, autore eccellente del nostro balletto, nato e cresciuto artisticamente proprio al Teatro dell’Opera e volato, dai quei lontani anni Novanta, nei cieli della danza internazionale.

Turnpike, che brilla intatto oltre il tempo, ci regala un Bigonzetti guizzante, già padrone delle forme, scultore di linee e pittore di prospettive. Il lavoro si articola in assoli, pas de deux e piccoli insiemi, lungo gli incastri musical-matematici di Bach, sorprendendo per la sottigliezza dell’inquadratura scenica, la logica degli intrecci, il tempismo delle transizioni, la cattura delle potenzialità dinamiche e ritmiche, individuali e di gruppo.

Al piacere di ritrovare Mauro Bigonzetti al Teatro dell’Opera si aggiunge la soddisfazione di scoprire interpreti giovanissimi (con date di nascita di molto successive al 1991) in grado di onorare alla perfezione lo stile, non certo semplice, del coreografo. Cambi di peso ed equilibri, salti che tagliano l’aria, curve, tensioni e nuovi voli compongono sequenze tecnicamente complesse, affrontate dagli allievi con evidente disciplina e con risultati ottimi, soprattutto nella qualità di movimento e nell’abilità di pas de deux. Dettagli stilistici e tecnici per i quali è stata senza dubbio fondamentale, oltre al lavoro del coreografo, la vicinanza dei maestri Annamaria Galeotti e Alessandro Bigonzetti, nonché la solida preparazione accademica degli interpreti: Joao Victor Gomes, carismatico protagonista di uno degli assoli centrali, e i bravissimi Manuel Giovani, Francesco Cipriani, Francesco Curatolo, Luigi De Gregorio, Alex Gattola, Andrea Marini, Filippo Sartorelli, Massimo Colonna Romano, Leonardo Zanella, Sveva De Meo, Ludovica Lombardi, Annarita Maestri, Erika Mezzapesa, Martina Quintiliani, Emma Fazzi, Flavia Ficele, Giorgia Marchi, Giada Olivieri, Claudia Sacchetti. Lo stupore alla fine della coreografia è grande: si ha qui la netta sensazione di assistere ad uno spettacolo di una grande compagnia di balletto e non certo ad una prova d’autore affidata ad allievi.

Chiusura in grande stile con Schiaccianoci Divertissement a cura dei maestri Ofelia Gonzalez e Pablo Moret, il cui inconfondibile contributo impreziosisce e firma l’eccellenza della scuola romana.

Le atmosfere di Schiaccianoci si colorano d’estate, tra valzer gioiosi, danze dal mondo e grand pas de deux. Amiamo, sempre, dei maestri Gonzalez e Moret la cura del dettaglio, dagli épaulement all’esatta inclinazione dei polsi, dai perfetti disegni d’insieme ai passaggi tecnici più complessi. Tutto accompagnato da quella presenza scenica ed espressività vera e palpitante capace di donare un senso ad ogni gesto.

Molto brava Erika Mezzapesa, diplomata 2019, protagonista di una frizzante Danza Spagnola che ne mette in evidenza la precisione tecnica, insieme ai brillanti Andrea Marini, Leonardo Puccia e Luigi Lamacchia. Sinuosa e puntuale Annarita Maestri nella Danza Araba con i forti Daniele Savo e Lorenzo Torriero.

Molto graziosa la Danza dei Mirlitoni, un passo a tre ben interpretato da Ludovica Lombardi, Gorgia Marchi e Manuel Giovani; così come la Danza Cinese ben eseguita da Sveva De Meo e Leonardo Zanella e la Danza Russa di Alex Gattola e Filippo Sartorelli eseguita con grande potenza. Preciso e puntuale il corpo di ballo sia in apertura con otto coppie impegnate in un Valzer dai colori pastello che sapientemente si rincorrono intrecciandosi nello spazio scenico, sia nella scena dei Cuochi, allegro e festoso intermezzo prima del gran finale.

Luci e merito infine alla coppia di diplomati Martina Quintiliani e Francesco Cipriani, bravi protagonisti del pas de deux finale della Fata Confetto e del Principe. Favorita da naturali e armoniose linee e un carisma speciale, Martina Quintiliani arricchisce il movimento di una caratteristica leggiadria che pare trasformare in musica ogni singolo passaggio. Bene l’accompagna Francesco Cipriani, Principe dalla salda presa e dal salto vigoroso, pulito nella variazione e sicuro nel pas de deux.

Ritroviamo in tutti i ragazzi il segno dei maestri che ne curano il percorso artistico: il rigore, la luce, l’estro, l’intensità e l’appassionata dedizione di Gerardo Porcelluzzi, Silvia Curti, Gaia Straccamore, Alessandro Molin, Ofelia Gonzalez, Pablo Moret, Alessandro Bigonzetti, Eugenio Scigliano, Valentina Canuti, Giuseppe Annese e dei maestri accompagnatori Samuel Tanca, Sergio Di Giacomo, Mario Germani.

Un successo pieno, suggellato dagli applausi scroscianti della platea del Teatro Costanzi: una serata da ricordare, ripetiamo, che ben ci conduce alla fine di questo anno accademico colmi di attenzione e rinnovate speranze per i futuri orizzonti del nostro balletto.

E se pensate che le lodi fin qui espresse possano essere troppe per suggellare uno spettacolo memorabile, vi invitiamo a scorrere le immagini del video di seguito pubblicato. Converrete facilmente con noi che la Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma sta vivendo una splendida stagione.

Francesca Bernabini e Lula Abicca

12/08/2019

Foto: Saggio spettacolo Scuola di danza Teatro Opera Roma, ph. Giulia Guccione.

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