La recensione

Il lago dei cigni del Mariinskij al Ravenna Festival

Accolto da ovazioni del pubblico Il lago dei cigni del Balletto del Teatro Mariinskij a Ravenna. Viktoria Tereshkina è una principessa-cigno tutto fremito e languore, dai timidi bourrée iniziali fino al Grande adagio dove impressiona per i cambré che sembrano rarefarsi al contatto con le braccia del principe. Nel Cigno Nero è un vero tripudio di seduzione e virtuosismo. Ottima la prova del Corpo di ballo.

Assistere ad una rappresentazione de Il lago dei cigni portato in scena dal Balletto del Teatro Mariinskij assume già di per sé i caratteri di un rito: si sa già che tutti i numeri più attesi verranno accolti da ovazioni, che il pubblico applaudirà l’entrata della Prima ballerina o anche il solo aprirsi del sipario all’ultimo atto nell’ammirare lo stuolo di cigni bianchi.

E il ‘rito del Lago’ anche questa volta non è stato disatteso.

Il leggendario Mariinskij arriva al Teatro Alighieri di Ravenna con un programma denso e interessante. Un Trittico ‘900 – in cui sono stati proposti Les Sylphides di Fokine accanto ad Apollo e Rubies di Balanchine – e Giselle; apripista della rassegna è stato Il lago dei cigni, andato in scena per tre recite. L’ensemble di San Pietroburgo arriva in Italia in un momento non certo facile per la danza, la sua cultura e il suo pubblico. Arriva come sempre però in grande stile, anzi, rafforzato da una direzione che ne accresce il prestigio. Sarà forse utile ricordare la recente costruzione di un ‘secondo Teatro Mariinskij’, il cosidetto Mariinskij II, a pochi passi dalla storica sede, oltre alla Sala da concerti di qualche anno addietro. Insomma, un vero e proprio colosso della musica e del balletto. Con il conseguente ampliamento dell’organico, i teatri della città possono funzionare a pieno regime e, parallelamente, le tournée aumentare.

Il lago dei cigni non ebbe vita facile agli inizi: anzi, se non si fosse bagnato lungo i canali della Venezia del nord per limitarsi a lambire le rive della Moscova, il Lago non avrebbe raggiunto la fama che a tutt’oggi lo caratterizza. La partitura commissionata a Pëtr Il’ič Čajkovskij – compito giudicato dal compositore Rimskij-Korsakov indegno del talento del collega -, vide la scena per la prima volta su coreografia di Julius Reisinger sul palcoscenico del Teatro Bol’šoj di Mosca nel 1877. Le sorti del Balletto moscovita apparivano sulla fine dell’ottocento terribilmente compromesse, sia finanziariamente che artisticamente. E il Lago non contribuì certo ad una svolta (che arriverà con Aleksandr Gorskij nei primi anni del novecento): anzi, fu un autentico fiasco. Marius Petipa, giudicando l’insuccesso non attribuibile alla musica ma alla coreografia, chiese alla direzione dei Teatri Imperiali di poter mano alla coreografia. E così fu. Affiancato da Lev Ivanov – il secondo maître a San Pietroburgo, cui vengono attribuiti gli ‘atti bianchi’ nonché la danza ungherese e veneziana -, Petipa nel 1895 condusse il Lago al successo. Da lì, il balletto subì diverse alterazioni (Vaganova, Lopuchov…), inevitabili come lo sono i cambiamenti di gusto nel pubblico, per arrivare alla versione di Konstantin Sergeev del 1950 ancora oggi nel repertorio del Mariinskij.

L’ultima recita presentata al Ravenna Festival ha avuto una grande interprete nel doppio ruolo di Odette / Odile: Viktoria Tereshkina. Occorre rilevare però che la Tereshkina è stata protagonista assoluta della Trilogia d’Autunno a Ravenna, in quanto impegnata in tutti e tre i titoli in cartellone (Rubies, Giselle e, per l’appunto, il Lago): una sfida tecnica e stilistica non indifferente. Diplomatasi all’Accademia Vaganova di San Pietroburgo nel 2001 è entrata immediatamente nel Corpo di ballo del Mariinskij, diventandone Solista nel 2005 e Principal nel 2008. Chi ha avuto modo di seguire la diretta cinematografica de La Bayadère da San Pietroburgo a luglio, ne avrà senz’altro ammirato la magnifica Nikia. E lo stesso è accaduto per Odette / Odile. La principessa – cigno è veramente tutto fremito e languore, dai timidi bourrée iniziali fino al Grande adagio dove impressiona per i cambré che sembrano rarefarsi al contatto con le braccia del principe. La linea è sempre eloquente, nobile e maestosa senza tradire il dettato coreografico. Non manca l’appuntamento con la danza del Cigno Nero, che è un vero tripudio di seduzione e virtuosismo… comme il faut! L’ha affiancata il Siegfried di Kimin Kim, che ha mostrato grande abilità nel salto e nel giro; restano tuttavia un recitato e una mimica un po’ pallidi se confrontati con quelli della partner. Di notevole impatto scenico il Rothbart di Andrey Yemakov. Petulante quanto basta e tecnicamente irreprensibile il Giullare di Yaroslav Baybordin.

Davvero brave Anastasia Asaben, Evgenya Emelyanova, Anastasia Sogrina, Anna Lavrinenko nella Danse des Petits Cygnes. Del Grand divertissement sottolineiamo l’eccellente riuscita: le danze di carattere sono una vera e propria ‘spada di Damocle’ se non praticate assiduamente fin dalla tenera età e qui ne abbiamo avuta un’esecuzione esemplare. Resta da dire del Corpo di ballo. Ottimo. Non solo per la consueta disciplina che ne governa i movimenti e le simmetrie ma soprattutto considerate le dimensioni ridotte del Teatro Alighieri e la conseguente libertà di movimento diminuita. Insomma, il balletto classico non conosce mezze misure e compromessi: e il Balletto del Teatro Mariinskj, ancora oggi, ne è la prova.

Matteo Iemmi

13/10/2014

Nella foto:  Viktoria Tereshkina, ph. N.Razina; 2. -3. Lago dei Cigni, Balletto Mariinsky, ph. V.Baranovsky (17)

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