La recensione

Indaco della RBR Dance Company, le forze della natura in un vortice di sensazioni

Indaco della RBR Dance Company è uno spettacolo che trascina lo spettatore in un vortice di sensazioni fino alla fine. Grazie al supporto di speciali effetti video e proiezioni su originali fondali, vengono creati scenari ora astratti ora carnali. Nello spettacolo, dedicato alle forze della natura, i danzatori si alternano sul palcoscenico apparendo e scomparendo, moltiplicandosi magicamente.

Tutto iniziò dal buio e da un piccolo puntino color indaco, la Madre Terra, che vista dallo spazio sembra ancora più piccola di quello che già non è. Così inizia lo spettacolo della RBR Dance Company, compagnia diretta da Cristiano Fagioli e Cristina Ledri. Indaco, ovvero un progetto dedicato alle forze della Natura, compreso l’uomo, è uno spettacolo che ti trascina in un vortice di sensazioni fino alla fine firmato nella regia da Cristiano Fagioli e Gianluca Giangi Magnoni e nella coreografia da Cristiano Fagioli, Alessandra Odoardi, Ylenia Mendolicchio, Leonardo Cusinato e Daniel Ruzza.

Già dall’improvviso nero di scena iniziale, lo spettatore si ritrova in un attimo coinvolto,  fluttuante nello spazio: due teli – separé messi in diagonale, con i punti di fuga al centro del palcoscenico, ci proiettano immagini dello spazio, come una mostra interattiva, con tanto di voce fuori campo che ci introduce allo spettacolo, con un effetto molto d’impatto.  Da quel momento è un susseguirsi di evocazioni astratte prima, e carnali poi. E a questo ci pensano i danzatori con la loro bella presenza scenica, con la loro plasticità di movimento ma soprattutto con una forte espressività. Praticamente sempre in scena, e con diversi cambi costumi (anche di pettinatura per le donne), sono degli illusionisti della danza molto bravi per apparire e scomparire da un telo ad un altro, da una scena all’altra come se niente fosse, pronti a cambiarsi, in tutti i sensi.

Degni di nota alcuni momenti, interessanti e ben fatti. Come quello della scena degli “specchi”. Un ballerino danza da solo,” imprigionato” fra due specchi. Dal riflesso della sua stessa immagine, che improvvisamente si sdoppia, si materializzano altri due danzatori che escono dallo specchio per un passo a tre forte, di carattere primordiale, terrestre.

Onirico, è invece la parola che viene in mente quando il coreografo Fagioli personifica la pioggia e quindi l’acqua con le ballerine come damine di altri tempi che invece di indossare pesanti abiti in crinolina, sono limitate ad una gonna “impermeabile” trasparente. Un effetto acquario dato dalla seconda parte del pezzo, quando i danzatori si intravedono muoversi lentamente uno sopra l’altro con una luce tenue che rende protagonista ogni minimo movimento della parte superiore del corpo, specialmente delle mani.

Infine si arriva all’incontro naturale tra uomo e donna, con due distinti passi a due: il primo che si basa sull’affetto e la conoscenza dell’altro che si trasforma in amore, il secondo invece rappresenta la passione e l’intensità emotiva  e la violenza con la quale si manifesta il desiderio carnale che termina poi con il mistero della morte, impersonata da una dama nera velata, stile araba.

La guerra e il rappacificamento finale rappresentano una sorta di rinascita della terra, una speranza per un mondo migliore e per una vita che ancora oggi è il più affascinante dei misteri.

Vanessa Bambi

07/11/2015

 

La recensione si riferisce alla recita del 6 novembre 2015 al Teatro Puccini di Firenze. Lo spettacolo è in scena il 7 novembre al Teatro Nuovo di Torino, e poi effettuerà un tour. Queste le date: 20 novembre 2015 al Teatro Astoria Fiorano (MO), 25 novembre 2015 al Teatro Kulturni di Gorizia, 26 novembre 2015 al Teatro Sociale  di Gemona del Friuli (UD), 27 novembre 2015 Auditorium Aldo Moro Cordenons (PN).

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