La recensione

La Fille mal gardée di Frederick Ashton. Al Teatro dell’Opera di Roma splende questo gioiello coreografico dal titolo francese e dallo humor inglese.

Applaude e sorride il pubblico di Roma per il ritorno al Teatro dell’Opera de La fille mal gardée, balletto in due atti di Frederick Ashton, ripreso da Jean-Christophe Lesage per il corpo di ballo diretto da Eleonora Abbagnato. Dopo la Prima di martedì 2 maggio 2023, lo spettacolo dal titolo francese e dallo humour squisitamente inglese è in programma con altre sette recite, al Teatro Costanzi, fino al 9 maggio.

Balletto d’ambientazione agreste, tra i più antichi in repertorio nelle compagnie del mondo, La fille mal gardée ha alle spalle una lunga serie di rimaneggiamenti che ne hanno nel tempo mutato la forma: dal titolo ai nomi dei personaggi, dalle musiche alla coreografia. Nato nel 1789 (data chiave nella storia moderna, ad un passo della Rivoluzione francese) da un’idea del coreografo Jean Dauberval, il balletto coglieva lo spirito del momento e i mutamenti sociali già in atto, pur conservando tratti della letteratura sentimentale del Settecento e dell’opera buffa. La storia semplice, ma frizzante, di due giovani innamorati di diversa estrazione sociale portava al centro inediti protagonisti: non più eroi e divinità di antichi miti o allegorie, ma contadini e piccoli proprietari terrieri, villaggi di lavoro e rivoluzione, tra ideali nascenti e spirito di rivincita. Quel “Terzo Stato”, insomma, che finalmente si rialzava deciso, chiedendo nuova rappresentanza e valore.

La Fille mal gardée potrebbe dirsi il primo balletto d’argomento moderno e “borghese”, andato in scena a Bordeaux il 1° luglio dell’anno rivoluzionario e poi fonte d’ispirazione per innumerevoli versioni successive. La musica stessa, originata da una mescolanza di melodie, canti e balli popolari, trovò nei decenni nuova forma e struttura grazie a Ferdinand Hérold, compositore nel 1828 di una nuova partitura. A cimentarsi nella riscrittura del balletto furono poi numerosissimi coreografi: da Charles Didelot a Filippo e Paolo Taglioni, da Marius Petipa ad Alexander Gorsky, da Oleg Vinogradov a Bronislava Nijinska e Heinz Spoerli.

Tra le versioni, ad emergere fu quella firmata nel 1960 da Frederick Ashton, genio della coreografia inglese, autore di uno stile unico, fatto di ironia ed eleganza, di raffinati e ingegnosi intrecci, di leggerezza e corposità tra estetica e vigore. Una versione dal sapore squisitamente inglese, i cui diritti di rappresentazione vengono concessi ancora oggi solo alle principali compagnie nel mondo.

Finalmente riapprodata all’Opera di Roma dopo oltre un ventennio di assenza grazie all’incessante lavoro della direttrice del Corpo di ballo Eleonora Abbagnato, La Fille è tra le coreografie più virtuosistiche di Ashton, composta da passi a due, assoli e pezzi di insieme piuttosto complessi, sia dal punto di vista tecnico, che stilistico e musicale. Non un virtuosismo appariscente, ma sottile e leggiadro, che perfettamente si amalgama con la pantomima, qui parte integrante della danza. A complicare le danze l’uso di oggetti: nastri, arcolai, falcetti, zangola per il burro, bottiglie e strumenti musicali, oggetti della vita quotidiana contadina perfettamente inseriti nella coreografia.

La trama è la risoluzione dell’amore contrastato, ma già in corso, tra Lise e Colas: lei figlia della vedova Madame Simone, proprietaria di terra, e lui vivace contadino di umili origini. La giovane “mal custodita” non perderà occasione per sfuggire al serrato controllo materno e per cogliere, tra le distrazioni della mietitura e le feste del villaggio, i baci e gli abbracci dell’affascinante Colas.

A rendere spassoso l’intreccio è innanzitutto la rigida vigilanza di Madame Simone – ruolo tradizionalmente en travesti – che, impegnata a dirigere i lavori contadini, si dispera dietro le marachelle dell’astuta figlioletta. Ci sono poi altri personaggi, vere e proprie “caricature”, che contribuiscono in modo essenziale alla freschezza umoristica del balletto: c’è l’impacciatissimo Alain, figlio del ricco possidente Thomas, a cui Madame Simone vorrebbe dare in sposa la giovane Lise, protagonista di assoli esilaranti; c’è il gallo con le galline del pollaio, perfettamente inseriti nella quotidianità contadina e nella sua rappresentazione coreografica attraverso buffissimi passaggi e sequenze di gruppo; e c’è poi la colorata comunità campestre di contadini e fanciulle, che tra musiche e balli incorniciano la vicenda in un’atmosfera di bucolica serenità: una felicità perduta, rievocata con la leggerezza della danza e della commedia.

Inevitabile il lieto epilogo, con Lise e Colas “sorpresi” assieme nella stanza di lei e finalmente accolti come coppia di futuri sposi dalla burbera Madame Simone e dal festoso villaggio. La coreografia di Ashton si conferma deliziosa, piena di verve e dinamismo, tra i risvolti comici e “moralistici” del racconto: un balletto condito di buon umore, in un turbinio di “polli danzanti” e scene di gruppo sapientemente disegnate e inserite nella narrazione. Tanti i riferimenti a celebri danze folcloristiche, a partire dalla clog dance, la “danza degli zoccoli” sviluppatasi in Galles e Inghilterra del nord, interpretata nel balletto da una baldanzosa Madame Simone: una sequenza dai passi veloci e ritmici sui suoni delle caratteristiche calzature in legno (abitualmente utilizzate dai lavoratori in Gran Bretagna fino agli anni Venti). Una danza vivace, stilisticamente complessa, ancora oggi celebrata in festival tradizionali gallesi e inglesi, nonché antica matrice del più diffuso tip-tap. E poi ancora, tra i riferimenti folcloristici ne La Fille: la Maypole dance, ballo di insieme con nastri arcobaleno intorno al palo di maggio, fulcro delle scene coreografiche in ensemble. Le colorate scenografie e costumi di Osbert Lancaster, tra assolati esterni color grano, galli in cortile e rustici interni, donano infine al balletto un carattere “fumettistico”, accentuando le atmosfere ironiche e bucoliche del racconto.

Il corpo di ballo dell’Opera di Roma onora le danze di Ashton con disciplina e caratteristica energia espressiva, ben gestendo il disegno coreografico ed eseguendo con dinamica disinvoltura i complicati passaggi tra nastri, pali, flauti e strumenti di lavoro nei campi.

Meritano un discorso a parte i protagonisti: in forma smagliante, l’étoile Alessio Rezza è un perfetto Colas dall’aria goliardica, abilissimo nel sottrarsi al controllo di Madame Simone e poi romanticamente “intrecciato” all’innamorata giovane Lise. Puntuale in ogni virtuosismo, Rezza si conferma interprete esperto, eccellente per stile, presenza, musicalità e vis comica, oltre che abile porteur. Rebecca Bianchi, étoile dal volto delicato e dal movimento agile e armonioso, è una Lise dolce e accattivante insieme, con tratti di graziosa ed efficace comicità. Salda sulle sue punte arcuate, ben disegna i complessi passaggi tra i nastri annodati, prima nel pas de deux con Rezza e poi nella danza del palo di maggio, in cui perfettamente esegue la promenade in attitude agganciandosi, in equilibrio, ai lunghi tessuti che le danzano intorno.

Nota di merito, senza dubbio, anche al solista Giuseppe Depalo nei panni di Madame Simone: di grande vigore espressivo, divertente e misuratamente “folle”, nonché abile “danzatrice con gli zoccoli” accanto alle brillanti Eugenia Brezzi, Sara Loro, Sara Loro, Silvia Fanfani e Giovanna Pisani. Così come a Walter Maimone, alle prese con il ruolo (per nulla semplice) del timido Alain, il cui passo è caratterizzato per tutto il balletto da rigide movenze e improvvisi slanci, tra scene surreali (come quella in cui viene trasportato via dal temporale a cavallo del suo inseparabile ombrello rosso) e comiche “intrusioni” tra le danze e i pas de deux dei protagonisti. Al suo fianco il tronfio padre Thomas, interpretato dall’esperto Damiano Mongelli. Si distinguono poi: Valerio Marisca, nel simpatico assolo con il flauto in cui si esprime con puntualità tecnica e stilistica, e Giacomo Castellana, irresistibilmente divertente nel ruolo (e nel costume) del Gallo.

Uno spettacolo da vedere e rivedere assolutamente: brioso ma carico di storia, colorato e coinvolgente, ben allestito dall’Opera di Roma e ancora in scena, nelle prossime sere fino al 9 maggio, con gli artisti del Teatro (Rebecca Bianchi e Susanna Salvi nel ruolo di Lise, Alessio Rezza e Michele Satriano in quello di Colas) e con un ospite speciale: la stella Daniil Simkin, virtuoso del balletto internazionale.

Francesca Bernabini e Lula Abicca

06/05/2023

La recensione si riferisce alla Prima del 2 maggio 2023 al Teatro Costanzi.

Foto: La fille mal gardée di Frederick Ashton con Rebecca Bianchi (Lise), Alessio Rezza (Colas), Giuseppe Depalo (Madame Simone), Walter Maimone (Alain), Damiano Mongelli (Thomas). Foto di Fabrizio Sansoni, Opera di Roma.

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