La recensione

Milano Contemporary Ballet: giovane promessa della danza contemporanea italiana.

La Junior Company del Milano Contemporary Ballet, neonata compagnia diretta da Roberto Altamura, è giunta a Napoli lo scorso 4 giugno per una terza tappa italiana del suo spettacolo di debutto. La performance vede in scena i giovani danzatori del Milano City Ballet al termine di un percorso formativo incentrato sul restaging di Entity, visionaria creazione del 2008 firmata Wayne McGregor. Lo spettacolo include TreDiTre e Connections, due pièce inedite per la regia e coreografia di Roberto Altamura e Vittoria Brancadoro.

Dopo la tappa pugliese al Teatro Comunale di Corato, il Milano Contemporary Ballet giunge al Teatro Nuovo di Napoli con Entity excerpt, TreDiTre, Connections, trittico di performance che  il 20 maggio 2016  ha debuttato sul palco del Teatro di Milano.

Lo spettacolo è il risultato di un progetto didattico ideato dal giovane danzatore e coreografo Roberto Altamura, dal 2011 direttore del Milano City Ballet centro di formazione professionale per la danza  sito nel cuore culturale del capoluogo lombardo, il quartiere Bicocca.

In collaborazione col prestigioso Studio Wayne McGregor di Londra, il Milano City Ballet offre a giovani danzatori di età compresa tra i 17 e i 21 anni la possibilità di affacciarsi al mondo lavorativo attraverso training e masterclass tenuti dai ballerini della Random Dance, compagnia di balletto contemporaneo tra le più innovative in Europa per linguaggio e stile. Grazie al lavoro di restaging con Davide Di Pretoro, Jessica Wright e Neil Fleming Brown, la Junior Company porta in scena un estratto di Entity, coreografia in due atti su musiche di Joby Talbot e  Jon Hopkins che Wayne McGregor ha creato nel 2008 per il palcoscenico del Sadler’s Wells.

I dieci interpreti di MCB provengono da background differenti ma questi si annullano all’interno di un intreccio coreografico che, variando costantemente il punto di fuga, accentua di volta in volta le qualità dei singoli elementi. Controllo, velocità, resistenza sono indispensabili capacità richieste ai ballerini, rappresentano vettori di movimento in un processo creativo che il coreografo del Royal Ballet affida totalmente alle energie del corpo, trasformandolo in una dinamo.

La plasticità dei passaggi, la densità muscolare portata all’estremo, fanno di Entity un esperimento dinamico incentrato sul dialogo tra musica e spazio: la punteggiatura elettronica di Hopkins contribuisce ad esplorare le possibilità della danza elevandola a meta-scienza anatomica; il disegno luci e le videoproiezioni pensate da Lucy Carter nella versione integrale, rimandano a principi matematici e geometrici. Questo sperimentalismo fisico e scientifico purtroppo si sacrifica durante la performance della compagnia milanese, soprattutto per l’assenza degli originali espedienti illuminotecnici, lasciando spazio alla sola esecuzione coreografica e stilistica che tuttavia appare più che curata.

Rimanendo fedeli all’elegante stranezza che pervade Entity, spiccano difatti i danzatori Saverio Cifaldi e Alice Pelucchi, rispettivamente interpreti dei ruoli appartenuti a Neil Fleming Brown e Jessica Wright. Gli isolamenti delle spalle, l’atteggiamento angolare del mento e del bacino, l’arco dorsale, così come gli scatti sconnessi ed inquietanti, sono tratti inconfondibili dell’unicità di Wayne McGregor, che nonostante la presenza acerba dei ballerini si riconosce fin da subito in brani come Insides e Vessel.

La seconda pièce proposta è TreDiTre, una creazione inedita firmata dallo stesso Roberto Altamura. Si tratta di un quadro della durata di 20 minuti circa pensato per tre danzatrici atte a giocare con le note di Vivaldi, risvegliandone prima la delicatezza, poi la melanconia ed in ultimo persino l’ironia.

Le sequenze sono adattate in musica secondo una sensibilità ritmica spiazzante, cogliendo i cambi di tonalità e rincorrendo gli accenti più sottili. I corpi delle performer vibrano come corde di violino nell’alternarsi tra equilibri e tensioni; i passaggi al pavimento, fluidi e puliti, così come la tecnica evidenziata da spirali perfettamente in asse, risaltano le potenzialità delle giovani interpreti in gonna nera e maglietta colorata, costumi che accentuano spontaneità e semplicità nell’interazione gestuale.

Si lascia notare lo sguardo vivo e l’atteggiamento frizzante della danzatrice Laura Pina, la quale aggiunge un tocco di interessante teatralità e femminilità ad un lavoro che sostanzialmente intende soffermarsi sulla bellezza e l’estetica del materiale coreografico.

Connections è il titolo della terza ed ultima parte dello spettacolo. Ideato da Roberto Altamura insieme a Vittoria Brancadoro, su musiche di Nils Frahm, Pan Sonic, Terry Riley e Sandro Dandria, la coreografia ripercorre tramite il movimento il potere d’attrazione fra gli individui, la chimica esistente nei rapporti umani.

I danzatori come singoli atomi viaggiano attraverso lo spazio scenico stabilendo legami di contatto e di sincronia; l’atmosfera si carica di corrispondenze empatiche leggibili grazie ad un vocabolario muto decisamente ricercato. I costumi sono minimali,  mise quotidiane che aiutano a costruire nell’immaginazione del pubblico una situazione di incontri casuali fra persone in  un contesto metropolitano indefinito.

Connections inscena la capacità individuale di catturare attraverso gli impulsi del corpo, entrando in un vortice emozionale e connettivo con gli altri, che nella maggior parte dei casi produce, anche in pochi istanti, un cambiamento psichico e fisico della nostra persona.

L’affinità di gruppo in questo terzo atto si rivela in modo più evidente rispetto al brano di repertorio proposto ad inizio serata. L’omogeneità e l’ascolto reciproco svelano il meticoloso lavoro sviluppatosi  nelle sale di prova dell’Edificio 16.

Il percorso di formazione giovani del Milano City Ballet si conferma quindi come una concreta opportunità di crescita artistica, offrendo ai ragazzi neo-professionisti un reale confronto col mondo coreutico professionale. Il programma ideato da Roberto Altamura, forse uno dei pochi in Italia che segue il modello delle realtà accademiche europee, è solo all’inizio di una strada tutta in ascesa e ci auguriamo che la compagnia di questo giovane coreografo di origini mediterranee possa raggiungere i dovuti successi anche all’estero.

Intanto in attesa della prossima stagione che vedrà la rielaborazione di Far, altro capolavoro di McGregor, lo spettacolo andrà in scena nuovamente il prossimo 12 giugno al Teatro Civico di Vercelli.

Andrea Arionte

7/06/2016

Foto: 1.-2. Milano Contemporary Ballet, Tre di Tre di Roberto Altamura; 3. Milano Contemporary Ballet, Entity di Wayne McGregor; 4.-6. Milano Contemporary Ballet, Connections, di Roberto Alatmura e Vittoria Brancadoro.

 

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