La recensione

Now di Carolyn Carlson al Teatro Valli di Reggio Emilia

Andato in scena in prima nazionale al Teatro Valli di Reggio Emilia, Now di Carolyn Carlson è sembrato un lavoro convincente solo a tratti: più sincero nel delineare il particolare che nel risultato complessivo. Coinvolti e pertanto bravi nel rendere la cifra emotiva del lavoro i sette danzatori della Carolyn Carlson Company.

A vederla apparire in scena, al termine della prima nazionale di Now al Teatro Valli di Reggio Emilia, Carolyn Carlson è sempre la stessa diva di sempre: bellissima, dall’aspetto un po’ algido ma dagli occhi dolci e penetranti, sinceramente commossa nel ricevere tanto affetto dal suo pubblico. Insomma, un vero successo.

Eppure, a vedere bene, un costante senso di déjà vu ha costellato tutta la pièce che lo scorso novembre ha debuttato presso il Théâtre National de Chaillot di Parigi: solo alcuni momenti della “confezione” sono sembrati avere qualche parvenza di novità mentre il vocabolario si è placidamente allineato sulla stessa linea di tanti altri lavori della Carlson risultando a tratti poco sincero.

Carolyn Carlson dichiara di trarre ispirazione per Now dalla casa e di scandagliarne sette aspetti: dai cassetti fino alle cantine per arrivare a «armadi che contengono segreti»… e così via. La Carlson ama dividere i suoi lavori per step, e questo si sa: basti pensare a Blue Lady l’assolo simbolo che incantò le platee di tutto il mondo. Invariati rimangono alcuni referenti imprescindibili per la coreografa come il Qi-Gong e il Tai-Chi.

Il linguaggio è però, come già abbiamo accennato, sempre lo stesso che conosciamo fin dai tempi del Teatro Danza La Fenice: dov’è la ricerca nello spazio che dovrebbe presupporre una residenza artistica qual è quella attualmente in corso presso il Théâtre National de Chaillot? Curioso (ma neanche tanto) vedere sempre le stesse danzatrici coi capelli lunghissimi e in scamiciati danzare tanto col corpo… che coi capelli. Non a caso, la Carlson venne scelta per coreografare un assolo di Diana Vishneva che reclamizzava una linea di prodotti per capelli… qualcosa di nuovo, magari?

C’è da aggiungere che la coreografa californiana predilige per i suoi lavori una lunghezza un po’ debordante: più di un’ora. Tranne i primi dieci minuti ben costruiti in cui i danzatori introducono lo spettatore in questo lavoro, il resto si perde tra video proiezioni, foto, rimandi baushiani… È giusto però segnalare quali sono stati i momenti meglio riusciti, come le immagini più oniriche e grottesche: una ragazza che sembra portare la testa ciondoloni, un danzatore che percorre frenetico un piccolo praticabile in pendenza, le danzatrici che con uno sguardo imperturbabile si intravedono attraverso le porte… Forse è nel particolare – come negli esempi che abbiamo riportato poco prima – che Now riesce meglio e colpisce. I sette danzatori della Carolyn Carlson Company (Constantine Baecher, Juha Marsalo, Céline Maufroid, Riccardo Meneghini, Yutaka Nakata, Sara Orselli, Sara Simeoni) sono davvero coinvolti e pertanto bravi nel rendere la cifra emotiva del lavoro. Sotto questo aspetto, è innegabile la qualità della Carlson-demiurgo nel plasmare i propri danzatori.

Carolyn Carlson è stata una delle indiscusse protagoniste della danza europea degli anni Ottanta del Novecento: non solo danzatrice e coreografa ma anche poetessa e pittrice. Dapprima musa di Alwin Nikolais, poi nominata étoile-chorégraphe all’Opéra di Parigi fino alla duplice esperienza veneziana prima come Direttore del Teatro Danza La Fenice e in seguito come Direttore Artistico della sezione Danza della Biennale di Venezia, passando via via per diverse esperienze di residenza artistica. Con Now si avverte un punto di stallo. Sembra di rileggere un bellissimo libro per la decima volta: sai che magari ti piacerà nuovamente, forse scorgendone aspetti che prima ti erano sfuggiti… ma saprai già come andrà a finire.

Matteo Iemmi

20/03/2015

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