La recensione

REf16. Removing di Noé Soulier al Teatro Vascello di Roma per REf16

Il lavoro Removing del coreografo Noé Soulier ha chiuso al Teatro Vascello, lo scorso 9 e 10 novembre, gli appuntamenti con la danza internazionale del Romaeuropa Festival 2016. Prodigio della nuova danza francese, Soulier ha alle spalle gli studi presso la P.A.R.T.S. di Bruxelles ed è oggi artista associato del CND de Paris. Teorico e osservatore del gesto, il coreografo ne analizza in Removing gli aspetti quotidiani e nascosti, riproducendoli in inattese modalità coreografiche: uno spettacolo ricco di movimento e pura coreografia, raffinato nei disegni ed esaltato dall’abilità degli interpreti. Molto buona l’accoglienza del pubblico del REf16 che ha potuto anche assistere all’incontro POST IT tra l’autore e la giornalista Rossella Battisti.

Noè Soulier è un giovane brillante, da più parti riconosciuto come prodigio della nuova danza francese: a ventinove anni è già artista associato al Centre National de la Danse de Paris, ha alle spalle anni di studio al Conservatoire National Supériueur, all’École Nationale de Ballet du Canada e alla P.A.R.T.S. di Bruxelles, oltre ad un master in Filosofia all’Université Paris-Sorbonne e alla pubblicazione di un testo teorico (Actions, Mouvements et Gestes edito dal CND nel 2016). Talenti molteplici di cui Noé Soulier pare aver accettato gli onori e le responsabilità senza timori né frenesie: lo abbiamo visto entusiasta e a tratti emozionato, lo scorso 9 novembre 2016 al Teatro Vascello, al termine della rappresentazione in prima italiana del suo Removing per Romaeuropa Festival.

Durante la conversazione in palcoscenico con la giornalista e critico di danza Rossella Battisti (per il ciclo POST IT in collaborazione con RAI Radio 3), Soulier ha raccontato il proprio lavoro soffermandosi con chiarezza sui passaggi teorici più complessi ed esprimendosi con disinvoltura in un italiano essenziale ed efficace (“Il mio italiano non è perfetto”, ha confessato candidamente; eppure a noi sembra di aver compreso, forse anche grazie all’espressività caratteristica di un danzatore che sa come tramettere il proprio messaggio anche in assenza di parole).

La sua è un’indagine che si relaziona e nello stesso tempo si distacca dalla quotidianità del gesto e dall’istituzionalizzazione nei codici del balletto. Il repertorio classico e contemporaneo, eredità dell’ultima generazione di artisti, è per Soulier la lente colorata da cui ha imparato ad osservare il mondo. Cosa accade se togliamo gli occhiali? “Quando ho iniziato a lavorare con Anne Teresa De Keersmaeker mi sono reso conto che i passi non erano di per sé difficili (c’erano i salti e i tour che già conoscevo per i miei studi di danza classica), ma non riuscivo a trovare la giusta qualità del movimento – ha raccontato Noé Soulier al Teatro Vascello – Questa difficoltà era dovuta al fatto che lavoravo con lo sguardo della danza classica: non mi ero reso conto, fino ad allora, che non si trattava di un modo universale di guardare, ma del tutto ‘particolare’. Per questo ho iniziato a cercare maniere diverse per percepire ed esprimere il movimento”.

Cosa resta dunque del movimento oltre i vizi dello sguardo? Probabilmente il gesto quotidiano, quello che tutti compiamo nelle azioni del giorno e della notte, il moto semplice e pieno della vita che scorre tra i rumori del mondo e il silenzio dei pensieri, tra i tumulti del sentimento e la paura della fine. È qui che Soulier muove se stesso e i suoi interpreti, in una zona di mezzo tra la realtà e il codice, tra la scrittura e l’improvvisazione.

Removing è un quadro affascinante che ci conduce in un luogo dalle atmosfere rarefatte con sei abitanti di un mondo sconosciuto in cui è possibile riconoscersi senza parlare, creare in assenza di materia, continuando ad agire e a trasformare il tempo. Li vediamo comparire dai muri di un palcoscenico spoglio: uomini e donne di una generazione neonata e in movimento. Negli abiti di una quotidianità familiare riempiono l’aria di suoni avvincenti: scarpe da tennis che stridono sul linoleum durante corse e slanci interrotti, braccia tese e rotanti che tagliano il respiro come spade giapponesi, cadute improvvise ed echi di rimbalzi e risalite. Rumori di azioni spezzate, amplificate dal silenzio sottostante e talvolta soffocati da improvvisi cataclismi sonori (boati di strada che percorrono palcoscenico e platea).

 

Vediamo gli interpreti schivare corpi invisibili a pochi attimi dall’impatto, li osserviamo mentre raccolgono e allontanano da sé pesi trasparenti come discoboli superpotenti alle prese con lanci trionfali; e li scorgiamo in gruppo, in coppia e solitari, più in ascolto che alla ricerca dell’altro, osservatori e agenti di una storia presente. Nucleo dello spettacolo, un intreccio a due in cui gli uomini sembrano lottare tra gli incastri di una relazione inquieta; ci chiediamo incuriositi se i due stiano cercando di sciogliersi o di restare allacciati per sempre, nell’ambiguità di un contatto desiderato e respinto, faticoso ed impellente.

Pur dichiaratamente assente nelle intenzioni dell’autore, l’effetto emotivo sullo spettatore è inevitabile e Soulier sembra giocare proprio con l’esito perturbante delle sue costruzioni, nello stesso tempo familiari ed estranee, conosciute eppure non riconoscibili. Le più comuni azioni quotidiane vengono non tanto ‘svuotate’ (come potrebbe lasciar intendere il verbo del titolo to remove, rimuovere), quanto riempite di nuove intenzioni, non declassate nell’efficacia, ma potenziate nella densità del loro ‘essere agite e vissute’. Quello che viene dopo, ovvero il coinvolgimento dello spettatore, è una conseguenza inintenzionale che tuttavia si trasforma in parte integrante della ricerca di Soulier, osservatore acuto della scena e maestro della comunicazione coreografica.

Removing è uno spettacolo vivo, ricco di movimento e pura coreografia, raffinato nei disegni ed esaltato dall’abilità degli interpreti José Paulo Dos Santos, Yumiko Funaya, Anna Massoni, Norbert Pape, Nans Pierson e lo stesso Noé Soulier; un piccolo gioiello della nuova danza francese di cui attendiamo con curiosità l’evoluzione e l’ulteriore crescita. Molto buona l’accoglienza del Teatro Vascello per l’ultimo appuntamento con la danza contemporanea internazionale del Romaeuropa Festival 2016.

Lula Abicca

25/11/2016

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Un Commento

  1. ericabravini

    Rimuovere ogni emotività, superflua e non, dal movimento, spogliare la danza degli abbellimenti e delle narrazioni; è questo l’obiettivo che si pone Noè Soulier, nella sua ricerca volta all’analisi del movimento puro, attraverso un approccio sia pratico che teorico.
    Removing, lo spettacolo di cui è autore, andato in scena presso il Teatro Vascello in occasione del Romaeuropa Festival 2016, è la dimostrazione del suo studio scientifico sui rapporti tra gesto, danza e quotidianità.

    Noè Soulier studia al Conservatoire National Superiueur, all’Ecole Nationale du Ballet du Canada, si laurea alla P.A.R.T.S di Bruxelles, la scuola di Anne Theresa de Keersmaeker, consegue un master in Filosofia presso l’Université de la Sorbonne, è attualmente artista associato al CND (Centre National de la Danse, Parigi), fino al 2017, e ha di recente pubblicato il libro Actions, mouvements et gestes, un testo di ricerca coreografica pubblicato dal CND. Inizia la sua attività di coreografo nel 2010 con Little Perceptions, poi con il solo Movement on Movement (2013) si fa conoscere al livello internazionale (ospite anche al Romaeuropa Festival 2014). In Removing continua a sviluppare la sua ricerca sulla percezione e l’interpretazione del movimento. Il giovane artista parigino ha solo 29 anni, eppure dimostra una maturità artistica rara e sbalorditiva; il ballerino-filosofo crea coreografie, di cui è anche interprete, in cui la teoria, il pensiero filosofico, e la pratica del movimento sono due aspetti indispensabili l’un l’altro, due istanze necessarie per la ricerca da lui portata avanti.

    In Removing il protagonista è il gesto quotidiano privato di ogni suo senso o fine pratico, un gesto quotidiano però irriconoscibile e volutamente tale, per concentrare l’attenzione del pubblico sulla qualità di un determinato movimento piuttosto che sulla sua drammaticità. Sarebbe stato quasi impossibile infatti comprendere il significato dei vari movimenti che i cinque danzatori compiono senza una spiegazione a priori o a posteriori, ed era esattamente questo l’obiettivo del giovane coreografo. Durante l’incontro Post it con Rossella Battisti svoltosi successivamente alla performance, Soulier spiega, in un italiano quasi perfetto, che i danzatori sono impegnati in gesti come prendere, lanciare, colpire, una parte del proprio corpo o un oggetto immaginario. Quello che vede il pubblico è una composizione di movimenti decisi e dinamici, che alternano momenti di salto e velocità a pause e riflessioni.
    Non c’è alcuna musica, essa viene invece prodotta dal corpo del ballerino, dai respiri e dalle cadute. Sarebbe stata superflua, spiega il coreografo, che inizialmente aveva provato ad inserire un accompagnamento musicale che si è poi rivelato non in linea con quello che voleva dimostrare: il movimento puro, senza alcuno sfondo.

    Noè Soulier si sente erede della generazione di artisti concettuali come Xavier Leroy, Jerome Bel e Tino Sehgal, e senza dubbio incarna la tendenza attuale e dominante di rappresentare la danza attraverso un processo di astrazione. Una danza senza emotività, svuotata di patetismi, una danza rivolta al movimento puro e a tutte le infinite possibilità di esso; la strada che intraprese, forse per primo, negli anni ’70, Merce Cunningham, padre del formalismo, proseguita poi da molti altri, come la stessa Keersmaeker, maestra e probabilmente grande ispirazione del giovane coreografo.

    Removing si interroga sulla natura del movimento, sul senso e sul non-senso di esso; è una grande domanda senza risposta, una questione aperta sul senso della danza e dell’arte.

    Erica Bravini
    Danzaeffebi meets #REf16

    Nov 28, 2016 @ 23:15:32

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