La recensione

Scuola di ballo del Teatro San Carlo: meritati applausi a scena aperta per una scuola in netta ascesa

Meritati applausi, anche a scena aperta, hanno accolto lo spettacolo di fine anno degli allievi della Scuola di ballo del Teatro San Carlo. Elegante e curato nel dettaglio dal direttore Stéphane Fournial e dai docenti della Scuola, lo spettacolo conferma una netta crescita nel livello tecnico degli allievi che con grande rigore, precisione e ottimo assieme hanno affrontato un programma molto impegnativo. Sfavillante la parte tecnica articolata in veloci quadri. Rigoroso nello stile e nel gioco delle linee l’atto del Regno delle Ombre da Bayadére. Ben eseguito il passo a tre da Paquita dai diplomandi Giorgia Cervone, Gennaro Maffettone e Martina Prefetto, vera rivelazione della serata. Ottima la prova del giovane corpo di ballo nel Lago dei cigni con la diplomanda Sara Gison accompagnata da Raffaele Vasto. Diplomato per merito e a sorpresa anche Emanuele Ferrentino, un vero talento.

Per qualsiasi scuola di danza il saggio di fine anno è un appuntamento importante. Anzi: è l’appuntamento per antonomasia. Atteso con trepidazione da allievi e genitori è l’evento a cui i docenti lavorano per mesi non solo per la valenza educativa che racchiude (si studia danza per salire sul palcoscenico e non solo per imparare passi e combinazioni) ma anche perché porge al giudizio del pubblico il lavoro svolto.

In Campania, non so bene perché, questo appuntamento viene vissuto con maggiore enfasi rispetto ad altri luoghi del nostro bel Paese . Le aspettative si amplificano dando vita, fin troppo spesso, a spettacoli sfarzosi in un tripudio di tulle e tutù. Se attesi sono tutti i saggi, attesissimo è l’appuntamento di fine anno della Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, uno spettacolo che richiama non solo parenti e genitori ma anche una nutrita schiera di professionisti del settore e un folto pubblico di appassionati componendo una colorata platea in abito da sera. L’attesa qui è ben maggiore rispetto a qualsiasi altra scuola italiana blasonata anche perché – ed è bello dirlo – l’attaccamento dei napoletani per il Teatro Carlo è forte e viscerale. Il San Carlo è un Teatro amato da tutta la città e non c’è napoletano che non ripeta con grande orgoglio (e a ragione) che è il teatro più antico e più bello del mondo.

Lo scorso 24 giugno le aspettative rispetto all’appuntamento di fine anno della Scuola del San Carlo hanno soddisfatto tutte le attese confermando un’impressione maturata sempre più in questi ultimi mesi: la Scuola, con la nuova direzione di Stéphane Fournial, è in netta crescita. Una crescita soprattutto qualitativa nella preparazione tecnica degli allievi che con grande rigore, precisione e ottimo assieme hanno affrontato un programma molto impegnativo dando vita a un vero e proprio spettacolo, che si è aperto con un Défilé con tutti gli allievi della Scuola  sulle note della Marcia dei Troiani di Hector Berlioz. Già in questa sfilata gli allievi – compresi i più piccini – hanno mostrato ordine assoluto nella tenuta dello spazio, presenza scenica e grande rigore nell’assieme, un assieme valorizzato da Stéphane Fournial, da un delicato gioco di luci color pastello.

Questa sapienza nell’uso delle luci permea e valorizza tutta la prima parte dello spettacolo, una meravigliosa coreografia che, annunciata come Parte Tecnica, si rivela come uno sfavillante balletto  che trae spunto da Études del danese Harald Lander di cui  di seguito nel video vi mostriamo un estratto con gli allievi dell’Opéra di Parigi.

Come nell’originale, il balletto si apre con le allieve alla sbarra e si sviluppa in veloci e folgoranti quadri, ben inanellati fra loro, in un crescendo musicale e tecnico tra momenti di gruppo, assoli e passi a due che valorizzano tutti gli allievi della Scuola del Teatro San Carlo più che le singole classi o i singoli elementi. Unica eccezione degna di nota un assolo strepitoso di Emanuele Ferrentino, allievo del VII corso dotato di grande presenza e grande elevazione, che a fine serata verrà meritatamente diplomato sul campo e a sorpresa dal direttore Stéphane Fournial.

Nel complesso pur prendendo spunto da Études, Stéphane Fournial e le docenti della scuola Antonina Randazzo, Rossella Lo Sapio e Soimita Lupu, costruiscono con sapienza e originalità una variazione su tema che sembra voler rendere omaggio alle grandi scuole di balletto classico: ci sono le morbidezza nelle braccia e gli épaulement di matrice russa, l’essenzialità e la naturalezza di stampo francese, la forza nelle punte e nei salti della scuola italiana come anche alcune linee di balletto contemporaneo che strizzano l’occhio a Balanchine e a Forsythe. E non è un caso. Stéphane Fournial fin dal suo insediamento ha sempre affermato di non voler seguire solo questa o quella scuola ma di voler abituare gli allievi tanto alla scuola francese, quanto a quella italiana e a quella russa riferendosi alla tecnica Vaganova che nasce dalla fusione delle prime due. “I miei allievi devono essere in grado di fare tutto. Solo così saranno pronti ad affrontare in modo competitivo il mondo del lavoro”.

E si può a ragione affermare che questo pensiero si è trasformato in danza. Le allieve con i loro tutù bianchi o neri corti che bene evidenziavano le linee delle gambe lunghe e affusolate, hanno sfoggiato sicuri equilibri, giri sempre ben conclusi, salti volati e uno sfavillio di virtuosismi tecnici in inusuali giochi coreografici che non hanno lasciato vuoti di emozione negli spettatori che gremivano il Teatro San Carlo. Anche gli allievi maschi non sono stati da meno in questa coreografia caratterizzata da continue entrate e uscite, diagonali, veloci movimenti a canone, inattesi virtuosismi, repentini cambi di registro musicale e di dinamiche.

Ottimo l’assieme anche negli articolati e mai banali disegni coreografici, anche nei più piccini, compresi i piccolissimi della propedeutica che, con garbo e eleganza, hanno mostrato di essere perfettamente padroni delle basi della tecnica accademica.

La seconda parte dello spettacolo, con estratti da La Bayadère, Paquita e Il lago dei cigni, tre pietre miliari del balletto Ottocentesco, poteva essere un azzardo tenendo conto che si sta parlando pur sempre di una Scuola. Che anche questa era una sfida vinta si è evidenziato subito, dal lungo teorema di ballerine nella celebre entrata del Regno delle Ombre, certamente il momento più magico de La Bayadère. Omogenee nello stile, perfette nel respiro all’unisono con braccia e gambe tutte alla stessa altezza, rigorosamente ordinate nella gestione degli spazi, le allieve dal 4° all’8° corso ci hanno regalato un momento di vera magia. Altrettanto rigorose, garbate e graziose le piccole allieve del 2° corso nella Danza dei ventagli e le allieve del 3° corso nell’allegro sempre da La Bayadère.

Ben eseguito il Pas de trois da Paquita che ha messo in luce tre diplomandi: Giorgia Cervone, lunga nelle linee e sufficientemente sicura dalla tecnica, Gennaro Maffettone affidabile partner, e Martina Prefetto, vera rivelazione della serata, una ballerina deliziosa e dotata di grazia, sicura nei giri e negli equilibri, morbida il giusto nelle braccia, flessuosa nelle linee, ineccepibile della tecnica, certamente una danzatrice che ha tutte le carte in regola per un radioso futuro.

Nell’estratto dal terzo atto de Il lago dei cigni che ha concluso lo spettacolo, ottima, veramente, la prova dei 32 cigni del corpo di ballo, allieve dal 4° al 7° corso che nulla hanno a che invidiare a un vero e proprio corpo di ballo per la morbidezza nelle braccia, l’eleganza dell’assieme e la capacità di eseguire in modo impeccabile i complessi giochi coreografici. All’unisono anche i quattro cignetti, bene la prova dei grandi cigni, ottima la prova di Sara Gison, altra diplomanda 2017, sia sul piano tecnico che sul fronte interpretativo: è certamente una danzatrice che spicca per personalità. Sara Gison ha infuso regalità alla sua interpretazione  accompagnata con sapienza da Raffaele Vasto, allievo del 7° corso, convincente nel ruolo del principe.

Accolto con esplosioni di applausi, anche a scena aperta, lo spettacolo si è concluso in modo inedito con la consegna dei diplomi in scena da parte del Direttore Stéphan Fournial ai quattro allievi dell’8° corso Giorgia Cervone, Sara Gison, Gennaro Maffettone e Martina Prefetto, e, a sorpresa, a Emanuele Ferrentino, allievo del 7° corso, che con merito e giudizio unanime della Commissione d’esame ha ottenuto il diploma con un anno di anticipo. E’ questa una delle rivoluzioni di Stéphan Fournial, una direzione che permette agli allievi più meritevoli di passare al corso successivo così come di studiare con i corsi inferiori in caso di bisogno. Nuove sfide attendono la Scuola del Teatro San Carlo, una scuola che vuole crescere. Crescere numericamente dando opportunità di studio a un numero ancora più grande di allievi (“gli allievi in scena sono 150 ma diventeranno 220 il prossimo anno” ha annunciato Fournial), crescere come numero di docenti (nuove forze sono in arrivo il prossimo anno) e crescere qualitativamente per diventare “punto di riferimento formativo per la danza classica non solo per il Sud Italia ma nel contesto europeo”.  Le premesse per una rapida crescita ci sono tutte.

Francesca Bernabini

13/08/2017

Foto: 1.-4. Spettacolo Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli diretta da Stéphan Fournial, Parte Tecnica, ph. Francesco Squeglia; 5. Emanuele Ferrentino, Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, Parte Tecnica, ph. Francesco Squeglia; 6. Spettacolo Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, Parte Tecnica, ph. Francesco Squeglia;  7. Martina Prefetto, Gennaro Maffettone e Giorgia Cervone, Paquita, Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 8. Martina Prefetto, Paquita, Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 9. Gennaro Maffettone, Paquita, Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 10.-15. Sara Gison, Raffaele Vasto, Lago dei Cigni, Scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli diretta da Stéphan Fournial, ph. Francesco Squeglia; 16. Stéphan Fournial, ph. Francesco Squeglia; 16. i diplomati 2017 della Scuola del Teatro San Carlo: Sara Gison, Martina Prefetto, Giorgia Cervone, Gennaro Maffettone e Emanuele Ferrentino, ph. Francesco Squeglia.

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