La recensione

Serata d’autore a Trapani con My Way Out di Betty Lo Sciuto

Carlomauro Maggiore e Silvia Giuffrè sono stati protagonisti dello spettacolo My Way Out di Betty Lo Sciuto andato in scena al Teatro Tonino Pardo di Trapani. In scena coreografie nate tra il 2005 e il 2015. Calorosa l’accoglienza del pubblico.

Serata d’autore, in equilibrio tra narrazione e astrazione, nei giorni scorsi al Teatro Tonino Pardo di Trapani, una struttura interna al Conservatorio, da poco restituita alla cittadina siciliana dopo decenni di abbandono. My Way Out il titolo dello spettacolo, in scena per gli Amici della Musica del luogo, una raccolta di coreografie nate tra il 2005 e il 2015, a firma di Betty Lo Sciuto, artista di collaudata e coerente cifra stilistica, riconoscibile, senza cedimenti alle mode del momento, per una originale ricerca sul movimento, specificità del suo metodo di studio e di composizione.

Nell’epoca della coreografia cosiddetta d’autore, l’artista trapanese vanta un percorso che ha prodotto numerosi spettacoli con riconoscimenti anche all’estero, alimentati dall’attività della Compagnia Moto Armonico, fondata nel 1995.

Sulla ribalta due raffinati interpreti di stampo contemporaneo, Carlomauro Maggiore e Silvia Giuffrè, quest’ultima musa di molte coreografie improntate alla sua sensibilità, unica, nella felice combinazione di una fisicità possente, capace tuttavia di trascolorare in forme sublimate.

Lo spettacolo si apre e si conclude con due momenti di grande intensità, L’Adagietto di Mahler dalla Sinfonia n.5 in prima battuta e Molto Adagio dal Quartetto n.15 in la minore op. 32 di Beethoven, dopo. Protagonista di entrambe le coreografie Silvia Giuffrè, avvolta in un drappeggio nero, immersa in una penombra sapientemente dosata dalle luci di Salvo Altese, impegnata nel difficile equilibro tra la tensione di una primordialità che imprigiona, e l’affacciarsi di una “pelle” emozionale spogliata, fino ad esporre la nudità del corpo, vulnerabile nella sovraesposizione e nella corruttibile perfezione della carne.

In mezzo un duo, partner Carlomauro Maggiore, centrato sull’oscillazione tra la crisi della presenza dell’alterità e la solitudine estrema, accompagnato da una trama sonora che integra Handel, Britten, Arvo Part. La drammaturgia alterna, in un flusso continuo, momenti in cui il gesto è preso all’amo da tracce di memoria, ad atmosfere oniriche violate dall’irruzione del reale, mentre il finale sembra alludere al mistero magmatico della coesistenza di forze vitali e spinte disgregatrici. Sospendendo in un inevitabile “non luogo”, senza tempo e senza confine, l’esile filo di senso della condizione umana.

Successo e consenso del caloroso  pubblico.

Daniela Cecchini

11/03/2017

Foto: 1. Silvia Giuffré in My Way Out di Betty Lo Sciuto, ph. Giuseppe Di Salvo; 2. Silvia Giuffré in My Way Out di Betty Lo Sciuto, ph. Lorenzo Gatto.

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