La recensione

Serata Philip Glass: grande successo per il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma

È andata in scena al Teatro Costanzi di Roma la Serata Philip Glass, omaggio al grande compositore statunitense, le cui celebri note hanno ispirato i brani di grandi coreografi internazionali. In questo trittico d’autore, il capolavoro di Jerome Robbins Glass Pieces, insieme ai più recenti Hearts and Arrows di Benjamin Millepied e, in prima assoluta, Nuit Blanche di Sébastien Bertaud con i costumi firmati da Maria Grazia Chiuri, Christian Dior Couture, e la presenza straordinaria delle stelle Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel. Grande successo per una serata elegante e intensa che porta in scena grande danza, musica e alta moda. Applausi per i protagonisti Abbagnato e Vogel, insieme agli ottimi danzatori della compagnia: le étoile Alessandra Amato e Rebecca Bianchi, i primi ballerini Susanna Salvi, Claudio Cocino e Alessio Rezza, i solisti Giacomo Castellana e Michele Satriano, e il corpo di ballo dell’Opera di Roma.

Genio musicale, grande danza e alta moda: sono le componenti vincenti della Serata Philip Glass, terzo titolo della Stagione di Balletto del Teatro dell’Opera di Roma, andato in scena al Teatro Costanzi dal 29 marzo al 2 aprile 2019 (con anteprima il 28 marzo, per un totale di sei recite).

Un vero e proprio evento, fortemente voluto dalla direttrice del corpo di ballo Eleonora Abbagnato, in omaggio al grande compositore statunitense Philip Glass, padre del ‘minimalismo’ (di cui però non amò mai il nome) e autore di gioielli musicali che hanno segnato il nostro tempo, passando da opere e sinfonie a colonne sonore per il cinema e composizioni per il teatro sperimentale, fino alle collaborazioni con le star del rock e del pop. Note di grande ispirazione, da sempre, per i coreografi di tutto il mondo: pensiamo a Twyla Tharp, a Lucinda Childs e allo stesso Jerome Robbins, il cui capolavoro del 1983, Glass Pieces, risplende al centro del trittico dell’Opera di Roma accanto alle più recenti creazioni Hearts and Arrows di Benjamin Millepied e, in prima assoluta, Nuit Blanche di Sébastien Bertaud.

Le biografie dei protagonisti si intrecciano in una curiosa catena di creatività, che trova in Jerome Robbins l’ispirazione originale e poi attraversa le generazioni in un virtuoso passaggio di genialità ed esperienza: è proprio accanto all’immenso coreografo americano che cresce il talento di Benjamin Millepied, nato a Bordeaux e poi principal, nei primi anni Duemila, del New York City Ballet; nasce qui il suo istinto creativo, che lo porta in pochi anni a collaborare con le grandi compagnie del mondo, fino al successo di Black Swan (film di Darren Aronofsky, per il quale Millepied cura le coreografie), nonché alla direzione del Ballet de l’Opéra de Paris e alla fondazione, a Los Angeles, della sua compagnia L.A. Dance Poject. Di Bordeaux è anche il giovane Sébastien Bertaud, sujet all’Opéra de Paris, dove ha interpretato le grandi creazioni di Nureyev, Balanchine, Bausch, Robbins, e dello stesso Benjamin Millepied, che lo ha scelto per entrare a far parte dell’Académie Chorégraphique sotto la direzione di William Forsythe (è stato poi quest’ultimo a volere Bertaud come suo assistente all’Opéra).

Non solo. Ad impreziosire la Serata Philip Glass dell’Opera di Roma, anche la collaborazione con la Maison Dior, simbolo di stile ed eleganza in tutto il mondo; è stata infatti Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa delle collezioni haute couture Dior, a firmare i costumi per Nuit Blanche di Sébastien Bertaud: meravigliose creazioni danzanti, nate sui tratti e i contorni degli interpreti dell’Opera di Roma e per l’eccezionale coppia di stelle, Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel.

L’apertura della serata è stata affidata ad Hearts and Arrows di Benjamin Millepied, pezzo del 2014, seconda tappa di un trittico dal titolo Gems, ispirato al celebre Jewels di George Balanchine e commissionato dalla maison di gioielli Van Cleef & Arpels. Conserva, Millepied, il riferimento ai ‘Diamonds’ di Balanchine, focalizzando tuttavia lo sguardo (da sapiente regista) sulle suggestive forme generate dal contatto tra la luce e la pietra preziosa (‘cuori e frecce’, per l’appunto, caratteristiche di un taglio dalle proporzioni ideali per i diamanti più brillanti al mondo). La nuova prospettiva apre a Millepied innumerevoli possibilità di evoluzione in un disegno coreografico avvincente, la cui dinamica incalzante perfettamente avvolge i moduli reiterati di Philip Glass.

Sulle note di Mishima (musiche per il film di Paul Schrader del 1985), i danzatori percorrono il palcoscenico indietreggiando a passi ampi e poi rapidissimi: è l’inizio di una serie, minuziosamente elaborata, di incontri e di fughe, brevi contatti e nuovi intrecci. Cinque uomini e tre donne, in magliette colorate e pantaloni leggeri, si scambiano posizioni e gesti; condotti da forze centripete, assecondano l’impulso ad avvicinarsi tra loro, formando cerchi e diagonali che si intersecano secondo canoni e sincronie. Poi nuovamente si separano, come strumenti solisti di un unico ensemble che respira, si espande, tace e ricomincia a suonare.

Amiamo di questo brano l’assoluta fedeltà alle note di Glass che, in un sublime e circolare ritorno, finiscono per avvolgere il passo di Millepied. Il gruppo, padrone di un moto compatto, percorre la scena con la leggerezza di un soffio per poi esplodere d’improvviso in grandi salti e sospensioni. Appare come un unico corpo pulsante, trascinato da un interno equilibrio di forze; un solido, ingegnosissimo meccanismo, che funziona anche nei silenzi di Glass: pause tra le note che, come profondi respiri, si preparano al più intimo accordo.

Eccelle nello stile del coreografo francese il solista dell’Opera di Roma Giacomo Castellana, protagonista di passaggi solitari e pas de deux, che impreziosisce di una caratteristica ampiezza di movimento tra splendidi archi di braccia, collo e schiena: un ballerino di grande talento, da noi più volte segnalato, che conferma anche in questa prova una versatilità interpretativa in continua crescita. Alessio Rezza, carismatico primo ballerino, rimodula lo stile di Millepied secondo il proprio movimento energico e puntuale, associato ad una non comune sensibilità ritmica. Molto bravo Alessandro Vinci, interprete centrale nei passaggi finali del pezzo, in cui rivela tecnica nitida ed estrema eleganza nei salti. Con loro, lo scultoreo Valerio Marisca e la scattante Sara Loro, insieme ai bravi Walter Maimone, Susanna Salvi e Giorgia Calenda, dal passo agile e accurato.

La seconda parte della serata è tutta per Glass Pieces, pezzo di straordinaria ricchezza compositiva di Jerome Robbins. Creato sugli estratti da Glassworks (Rubric e Façades, 1982) e dall’opera Akhnaten (1983), il brano è a sua volta diviso in tre quadri, immersi nelle atmosfere metropolitane di una moderna comunità in movimento.

Il sipario si apre, tra i colori dell’alba, su una scena dominata da un imponente fondale reticolato. Sulle note concatenate di Glass, il palcoscenico si popola di danzatori in tenute accademiche dalle tinte vivaci: seguono strade diverse, diagonali e rette, apparentemente casuali eppure assolutamente disciplinate. Tra gli spazi di vita brulicante, si intrecciano volti e piccoli gesti, mentre i passaggi si articolano progressivamente in disegni complessi. Nelle intersezioni tra le rette ci sono tre coppie, in aderenti mise dai toni chiari, che danzano leggere tra linee classiche e rapidi tour. Gli incroci si ripetono, sempre più fitti e movimentati, esaltando prima il perfetto ordine dell’insieme e poi la limpida essenzialità dei pas de deux centrali. Emerge l’ottimo Simone Agrò, dal movimento vibrante e musicale, accanto alla brillante Eugenia Brezzi (Coppia Verde); Federica Maine è leggiadra e sinuosa accanto al partner d’eccezione Alessio Rezza (Coppia Gialla), insieme agli eleganti Elena Bidini e Giuseppe Depalo (Coppia Salmone).

Nel secondo quadro, il fondale si tinge di blu: è il cielo di una città che non dorme, percorsa, sullo sfondo, dalle ombre sottili di creature notturne. In primo piano, una coppia fasciata d’azzurro: Rebecca Bianchi e Claudio Cocino, étoile e primo ballerino del Teatro, danzano un lungo pas de deux che ne esalta le linee meravigliose. Rebecca Bianchi, di ritorno quest’anno dopo un periodo d’assenza per maternità, sembra oggi brillare di una nuova luce che ne potenzia il gesto per intensità e bellezza. Dotata di naturale candore, rivela qui nuove sfumature espressive grazie ad una sapiente gestione di ampiezze e respiri. Claudio Cocino, ballerino dall’autorevole aplomb, l’accompagna con assoluta precisione, supportato da tecnica forte e presenza scenica decisa. Insieme li troviamo splendidi: immagine chiara di un incontro argenteo di grazia e virtù.

L’ultimo quadro di Glass Pieces, sulle note di Akhnaten, è anche quello ritmicamente più impegnativo: all’inizio sono gli uomini a dominare la scena, in piccoli gruppi serrati, con passi cadenzati lungo tutte le direzioni del palcoscenico. Poi entrano le donne, su cinguettii musicali che suggeriscono brevi passi vezzosi e inchini accennati. Sul finale, i due gruppi si incontrano: ne nascono ulteriori scambi e direzioni, tra le espressioni sorridenti di una comunità che gioca con lo spazio e con il tempo; un’esplosione di vitalità e colore che compie, con straordinario slancio, l’ideale disegno del mondo.

Ottima prova per tutti gli interpreti, alle prese con una coreografia rigorosamente articolata, vero capolavoro senza tempo.

In chiusura, l’attesa prima assoluta di Nuit Blanche di Sébastien Bertaud con gli abiti danzanti di Maria Grazia Chiuri. Tra i raggi lunari di una notte bianca, si muovono sette coppie vestite di tulle e di fiori scuri: le donne, sulle punte, indossano ampie gonne setose e maglie sottili che rivelano in trasparenza petali e foglie romanticamente intrecciati e sospesi. Gli stessi motivi floreali, sfumati dal tessuto leggero, si ritrovano nelle aderenti tute maschili che lasciano nude le braccia dei ballerini.

Lo stile di Bertaud si aggancia alle linee della tecnica classica e le modella secondo una peculiare continuità che morbidamente si abbandona alle note del Tirol Concerto (2000) di Philip Glass.

Il punto forte del brano è certamente il lungo passo a due centrale con le stelle Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, i cui volti e corpi dai colori chiari risplendono tra i raggi di un’invisibile luna. Troviamo nel pezzo di Bertaud alcuni riferimenti al celebre Le Spectre de la Rose (1911) di Michel Fokine, esplicitamente citato in alcuni passaggi del protagonista Friedemann Vogel (ad esempio, nel famoso port de bras, simbolo del leggendario balletto) e, tra le righe, nell’atmosfera sognante del brano che ci pare, essenzialmente, un omaggio allo spirito eterno della danza. La coppia Abbagnato/Vogel risplende in abiti color madreperla, adornati dai fiori cari a Christian Dior, immagine di una bellezza immortale che rinasce in nuove anime e forme. Il pas de deux si articola in stretti contatti ed abbandoni, prese in volo e intrecci inattesi, in un’evoluzione continua di linee e sentimenti.

Eleonora Abbagnato, étoile luminosa e interprete appassionata dalla tecnica cristallina, incontra qui la potenza romantica di Friedemann Vogel, magnifico nei dettagli stilistici, porteur amorevole e solista carismatico, perfetto nei virtuosismi classici e intenso nelle curve del movimento. Già applaudite dal pubblico di Roma, nella scorsa stagione, in una memorabile Manon di Kenneth MacMillan, le due stelle travolgono il Teatro Costanzi regalando attimi di poesia e bellezza.

Tornano infine le coppie del corpo di ballo per una chiusura vivace che, se da un lato spezza la magia del pas de deux di Abbagnato e Vogel, dall’altra assicura un finale di grande impatto dai raffinati contrasti cromatici. Ad emergere nel gruppo, le coppie Alessandra Amato, étoile del teatro, e Domenico Gibaldo, insieme a Susanna Salvi, prima ballerina, e Giacomo Castellana: agili ed eleganti, affrontano con classe i numerosi passaggi coreografici di Bertaud, mostrando rigore tecnico individuale e d’insieme. Eccellente Michele Satriano (solista più volte apprezzato, nelle ultime stagioni, in ruoli da protagonista), che si fa notare nel gruppo maschile per puntualità tecnica, vigore espressivo e presenza scenica. Con loro, le giovani e delicate Virginia Giovanetti, Marianna Suriano, Giorgia Calenda e Sara Loro, insieme all’armoniosa Annalisa Cianci e agli atletici Valerio Marisca, Alessandro Vinci, Andrea D’Ottavio, Walter Maimone.

Una serata di grande classe, accolta con entusiasmo dal pubblico di Roma che ha affollato il Teatro Costanzi in tutte le recite in programma e ha salutato i protagonisti con calorosi applausi e ovazioni. Meritato successo per il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma e per la direttrice Eleonora Abbagnato.

Lula Abicca

13/04/2019

La recensione si riferisce alla rappresentazione del 2 aprile 2019.

Foto: 1.-7. Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, Nuit Blanche di Sébastien Bertaud, costumi Dior, ph. Yasuko Kageyama, Opera Roma; 8.- 13. Nuit Blanche di Sébastien Bertaud, costumi Dior, ph. Yasuko Kageyama, Opera Roma; 14. -23. Hearts and Arrows di Benjamin Millepied, ph. Yasuko Kageyama, Opera Roma; 24.

 

 

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