La recensione

Victor Ullate Ballet a Verona con una Carmen top model ad alto potere seduttivo

Top model ad alto potere seduttivo di giorno, prostituta di lusso di notte, Carmen è per Victor Ullate una femme fatale, bella e spregiudicata. Nella rilettura del racconto di Mérimée proposta dal Victor Ullate Ballet al Teatro Romano di Verona emerge Marlen Fuerte, ballerina cubana dal fascino superbo nel ruolo della protagonista, Josué Ullate, un magnifico Don José, Ksenia Abbazova, Cristian Oliveri e Dorian Acosta. Eccellente la compagnia oggi guidata da Eduardo Lao, formata da giovanissimi ballerini, tra cui sette italiani. Li rivedremo ad aprile con El Amor Brujo a Pordenone e Vicenza.

Dopo gli appuntamenti alla Corte Mercato Vecchio, l’Estate Teatrale Veronese ha inaugurato la Stagione dedicata alla danza al Teatro Romano portando in scena, in prima nazionale a Verona, Carmen nell’esecuzione del Victor Ullate Ballet, per la coreografia dello stesso Victor Ullate. Già ospite nel 2004 a Verona con alcuni capolavori applauditissimi in tutto il mondo quali De Triana a Sevilla e Jaleos la compagnia, che vanta giovanissimi e splendidi danzatori, ha oggi la direzione artistica di Eduardo Lao, ex danzatore del gruppo e anche coreografo, che lega il suo nome a quello del codirettore e fondatore Victor Ullate, formatosi con la grande Maria de Ávila e successivamente importante interprete, dal 1964 al 1980, in seno al Ballet du XXe Siècle di Maurice Béjart.

Gli appassionati di danza che colmavano il teatro prima dello spettacolo, descrivevano piacevolezze rievocative in rimembranze luminose di tempi passati. Qualcuno ricordava, lodandole con entusiasmo, alcune piéces già viste, qualcun altro rammentava un’indimenticabile IXe Symphonie di Béjart (era il 1975 e tra i primi ballerini illustri del tempo c’era anche Victor Ullate) che ha continuato a essere danzata in un’Arena esaurita all’inverosimile nonostante il comparire di una pioggia scrosciante. Quella sera il pubblico, rapito dalla bellezza di ciò che accadeva sulla scena, non voleva lasciare gli spalti dell’anfiteatro mentre i danzatori, inebriati dalla sacralità della loro danza, continuavano lo spettacolo sotto gli scrosci d’acqua battente con la musica registrata dopo che l’orchestra, per forza di cose, aveva dovuto abbandonare il golfo mistico.

Sulle gradinate del bellissimo Teatro Romano, con in sottofondo il gorgoglio soave delle acque dell’Adige che scorre ai suoi piedi, si respirava emozione…

Poi le luci di sala si sono abbassate e sulla scena lentamente ha preso forma la figura di un uomo prostrato al suolo da una sofferenza intima e atroce dell’anima: l’azione comincia a delineare la storia di Carmen e del suo immenso desiderio di libertà.

Partendo dalla conclusione tragica del racconto di Mérimée e cioè da quando Don José piange la fine di Carmen, da lui stesso uccisa per gelosia, la vicenda prende l’incipit sulla celebre musica di Bizet rivisitata da Pedro Navarrete in una nuova interpretazione modellata su frammenti della partitura meno conosciuti, valorizzata anche da strumenti diversi quali percussioni etniche e tamburi giapponesi e orchestrata per produrre istanti di forte intensità drammatica necessaria allo svolgimento dell’azione.

Victor Ullate, attraverso la sua intenzione di rilettura del testo, immagina, al posto della bella e seducente sigaraia ottocentesca, una charmante top model di oggi, una femme fatale ad alto potere seduttivo che, con grandi doti di bellezza e di fascino, primeggia sulle altre sue colleghe, talvolta umiliandole e deridendole solo per il piacere di primeggiare, conformemente alle liti di gelosia tra le sigaraie descritte nel testo ottocentesco.

Evocando una tensione di doppia vita, molto simile a quella voluta da Buñuel in Belle de jour, il coreografo immagina poi una Carmen che la notte diventa prostituta di lusso a fianco di altre donne e di transessuali sovente rinchiusi in prigione dove, come vuole il racconto, conoscerà, ammaliandolo perdutamente, Don José.

Dopo l’inizio di disperazione, evidenziato con grande intensità interpretativa dal magnifico Josué Ullate sorretto e accompagnato dalla Morte, sublimata in un personaggio che condurrà il filo di tutta la vicenda, il racconto prende l’incipit su una scintillante sfilata di moda, all’interno di un fastoso palazzo liberty, rivelata al pubblico attraverso un filmato proiettato sul fondale e girato con gli stessi ballerini.

Lentamente poi i personaggi del film si materializzano sulla scena.

Top models belle e affascinanti, annoiate e seducenti si contendono l’attenzione dello stilista e degli astanti in una circostanza di chiaroscuri enigmatici, divertenti, violenti e trasgressivi. Tra loro primeggia Carmen, la bellissima Marlen Fuerte, ballerina cubana dal fascino superbo: Carmen femme fatale, Carmen bella e spregiudicata, Carmen che promette amore, ma che l’amore ama farlo con tutti quelli che le piacciono in un vortice ebbro di avidità erotica e di piacere.

L’azione si dipana in uno spazio scenico libero da qualsiasi forma di genere letterario o di epoca storica, manifestandosi in un non-luogo che, con un insieme di elementi mobili, ricrea i differenti perimetri dell’azione e non necessariamente gli stessi di Bizet. Paco Azorín, che firma le scenografie avvalorate anche dai bei costumi di Anna Güell, vuole in questa sua sfida ricreare uno spettacolo dove protagonisti, scenografia, luci, video e musica entrano in comunione indissolubile con un’estetica contemporanea, rivelando così al pubblico un’azione re-immaginata dell’opera.

In questa atmosfera sospesa nel sogno più crudo, Don José, impazzito d’amore, uccide la sua Carmen, strangolandola con un drappo bianco, simbolo di purezza dissimulata.

Il Victor Ullate Ballet è un’eccellente compagnia formata da giovanissimi ballerini, tra cui sette italiani, tutti straordinari per tecnica e capacità interpretative. Tra loro è evidente un profondo legame di intesa e di gioco nell’impersonare la vicenda che coinvolge differenti ruoli tra cui emergono la deliziosa e bellissima Marlen Fuerte, Carmen; Josué Ullate (figlio del coreografo), un magnifico Don José; Ksenia Abbazova, dalle gambe e piedi sublimi, nel ruolo di Micaela che Ullate ha voluto trasformare in un’avvocatessa capace nel finale di sostenere il suo amato Don José, l’Escamillo di Cristian Oliveri, e la Morte, sempre presente e docente, interpretata da Dorian Acosta.

La compagnia tornerà in Italia ad aprile 2018 portando in scena al Teatro Verdi di Pordenone e al Teatro Comunale di Vicenza El Amor Brujo di Victor Ullate.

Mariolina Giaretta

09/08/2017

 

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