La recensione

Words and space di Jirí Pokorný e Bliss di Johan Inger: i nuovi volti di Aterballetto.

Words and space, il nuovo lavoro creato da Jirí Pokorný per Aterballetto, è interamente giocato in controluce e i corpi dei danzatori vengono scandagliati ora in un’apparente naturalezza, ora in duetti in cui è possibile intravedere qualche reminiscenza della formazione accademica dell’autore, ora in insiemi liquidi e magmatici. Un lavoro di grande sintesi e musicalità. All’interno della stessa serata è stato poi riproposto Bliss di Johan Inger, dove emergono soprattutto una spontaneità e una freschezza che si vorrebbe vedere più spesso negli spettacoli di danza contemporanea.

In Words and space, ultimo lavoro di Jirí Pokorný per Aterballetto, c’è un continuo e incessante riacciuffarsi di forme. La pièce inizia con i danzatori schierati in un triangolo che inizia a sfaldarsi lentamente: assoli, duetti, insiemi quasi liquidi e magmatici giocati sulle braccia dei ballerini che tentano di riprendere chi esce da questo ‘cordone umano’. Il brano è interamente giocato in controluce mentre lo spazio scenico è scandito da piccole quinte nere. Anche i danzatori sono vestiti di nero, talvolta cambia solo la foggia di alcuni costumi. In questo contesto è proprio il corpo ad essere scandagliato a più riprese: ora in un’apparente naturalezza, ora in qualche duetto in cui è possibile intravedere qualche reminiscenza della formazione schiettamente accademica di Pokorný, ora in tic e stilemi che l’autore ha maturato dalle esperienze lavorative a fianco di alcuni grandi autori (Mats Ek, Crystal Pyte, Jiří Kylián fra i tanti).

Oltre al debutto, avvenuto lo scorso 6 ottobre 2016 al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, abbiamo avuto modo di assistere anche alla prova generale aperta al pubblico, tuttora visibile sulla pagina Facebook di Aterballetto: una delle caratteristiche che subito saltano all’occhio del modus operandi di Pokorný è quella di avere un’idea chiarissima di un movimento o un gesto, calibrato ed esatto nella dinamica, da far ripetere e ripetere fintanto che non lo si è riprodotto. Altra dote di questo giovane autore, purtroppo sempre più rara nei coreografi contemporanei, è quello della sintesi. Non c’è mai un duetto che risulti prolisso o accessorio, mai un insieme debordante: tutto ha una conclusione necessaria, chiara, sincera. Pokorný ha scelto di creare su musica barocca (arie di Georg Friedrich Händel mentre il sound design si deve a Yukari Sawaki), cosa particolarmente in voga oggigiorno. Ma lavora con grande limpidezza di modo che la frase musicale e quella coreografica trovino il loro naturale compimento. Il lavoro termina con un lungo assolo, sempre sbalzato in controluce, quasi a mettere sotto la lente d’ingrandimento quest’ultimo corpo che lentamente si spoglia del proprio costume.

A Reggio Emilia, a questa prima assoluta è poi seguita la ripresa di Bliss di Johan Inger su musica di Keith Jarrett il cui debutto risale a marzo 2016. È indubbiamente un brano bellissimo, uno di quei pezzi da ‘serie A’ che Aterballetto dovrebbe sempre scegliere per sé. Il tutto ha un avvio molto casuale, con le luci in sala ancora accese e i tecnici che srotolano un tappeto a terra. Ed è proprio questa spontaneità iniziale che si protrae a tutta la pièce a rendere la danza sempre immediata, fruibile, giocosa. Duetti e insiemi sono permeati da una leggerezza cangiante dove i danzatori – in costumi molto semplici come camice, gonnelline, pantaloni in jeans – si esprimono in movimenti che strizzano l’occhio alla danza jazz mentre altre volte sono semplici corse e rincorse. Non esistono momenti di ‘ristagno’ o stanchezza: priva di orpelli, intellettualismi e sovrastrutture, questa danza sorride sempre e lo spettatore ne è consapevole e avvinto. Semplicemente quando cala il sipario vien subito da pensare: «Ho visto un bello spettacolo». I danzatori di Aterballetto sono eccellenti e qui danno veramente il massimo: testa, pancia e corpo viaggiano in un’unica direzione. C’è una sensazione sana e fresca in questo balletto dai colori primaverili: quella spontaneità che si vorrebbe vedere più spesso negli spettacoli di danza contemporanea.

Matteo Iemmi

18/10/2016

Foto: 1.-9. Aterballetto, Words and space di Jirí Pokorný,  ph. Nadir Bonazzi; 10.-15. Aterballetto, Bliss di Johan Inger, ph. Nadir Bonazzi.

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