La recensione

Accolto con commozione il ritorno della IXe Symphonie di Maurice Béjart a Bruxelles

Capolavoro immenso, la IXe Symphonie di Béjart, composta sulla partitura di Beethoven, è tornata dopo 46 anni nell’anfiteatro della Forest National di Bruxelles. Più di 200 tra ballerini, cantanti e musicisti hanno realizzato l’idea che Maurice aveva nella mente: incarnare la musica di Beethoven nella profondità dell’azione danzata, esprimendola attraverso i quattro movimenti che, evolvendo dalla sofferenza e dalla paura ancestrale, accompagnano l’uomo verso la speranza e la gioia. Un’opera titanica che ha visto la collaborazione del Béjart Ballet Lausanne con il Tokio Ballet uniti in una danza che è preghiera collettiva e laica trionfante, un’esortazione alla fratellanza, all’amore e all’abbraccio universale.

Béjart, il cui spirito sicuramente aleggiava, sarebbe stato felice di vedere come la sua danza, oggi come ieri, ha il potere di riempire i teatri, i palazzetti dello sport e le arene facendo convergere masse enormi di persone desiderose di assistere al rito dionisiaco che si andrà a celebrare.

Centinaia di spettatori, infatti, anche questa volta sono confluiti verso la grande entrata de La Forest National a Bruxelles, grande costruzione che arriva a contenere fino a 5.000 spettatori nel suo spazio predisposto ad anfiteatro.
A vedere tale moltitudine si ha la piacevole sensazione di partecipare a un grande avvenimento. Entrando la gente discute in diverse lingue di arte, di musica, di danza.

La IXe Symphonie di Béjart, composta sulla partitura di Beethoven, rivive dopo 46 anni nello spazio della Forest National.

Fu con questa creazione, una delle più grandiose del suo repertorio, che il coreografo francese volle inaugurare quell’enorme sala, celebrando con lo stesso fervore di corpo e di spirito la fraternità degli uomini: un’opera titanica, che ha fatto uscire la danza classica dai teatri per gremire gli spazi immensi ed essere celebrata nel mondo intero.

Più di 200 tra ballerini, cantanti e musicisti realizzano l’idea che Maurice aveva nella mente: incarnare la musica di Beethoven nella profondità dell’azione danzata, esprimendola attraverso i quattro movimenti che, evolvendo dalla sofferenza e dalla paura ancestrale, accompagnano l’uomo verso la speranza e la gioia.

Una geniale Sinfonia Danzata che, grazie a Gil Roman, direttore artistico del Béjart Ballet Lausanne ed erede di Maurice, e con l’aiuto di Piotr Nardelli, danzatore al tempo in cui Béjart componeva la coreografia, ha rivisto nuovamente la luce.

Dopo un’esperienza intensa di tre anni di preparazione artistica, tecnica, logistica e con quindici settimane di prove in due continenti differenti, perché presenti nell’organico anche alcuni danzatori del Tokyo Ballet, questo balletto straordinario è ritornato a Bruxelles, la sua città natale, commuovendo profondamente il pubblico.

Nel comporre la coreografia con la volontà di segnare un atto di fede culminante nell’Ode alla Gioia di Schiller e di fondere i suoi intenti con quelli di Beethoven, Maurice Béjart afferma la sua scelta di danza quale preghiera collettiva e laica trionfante nell’esortazione alla fratellanza, all’amore e all’abbraccio universale.

Comincia così lo studio profondo della partitura da parte del coreografo che analizza l’architettura complessa dell’opera di Beethoven.

Béjart concede un tema a ciascun movimento: il primo sarà la Terra, ovvero il combattimento per giungere a un ideale; il secondo il Fuoco, con la gioia dionisiaca della danza; il terzo l’Acqua, da cui nascono l’armonia e l’amore; infine l’Aria, simbolo di libertà.

I costumi, magnificamente sobri, sottolineano e contengono la presenza e il trascendere del corpo che si incarna in musica.

E il rito comincia.

Gil Roman e Paul Dinneweth, il direttore d’orchestra, si manifestano dal buio in un percorso di luce che traccia un corridoio luminoso sull’immenso palcoscenico sopra il quale è disegnato un enorme cerchio suddiviso in differenti spazi, delineati da linee rette e circolari. Dopo essersi donati la mano reciprocamente, prendono il loro posto, il primo in proscenio con ai lati due percussionisti, jB Meier etnico e Thierry Hochastätter  contemporaneo, l’altro verso l’orchestra e il coro collocati sul fondo della scena.

Gil Roman declama con il microfono alla mano brani estratti da La nascita della Tragedia e da Così parlò Zarathoustra di Nietzsche, sottolineati e commentati nei silenzi dalle pulsazioni dei percussionisti.

“Danziamo! Come i trovatori tra i santi e le puttane, tra il mondo e Dio. Danziamo la nostra danza! E che l’ebbrezza del dionisiaco possa liberarci dalla schiavitù!”

E i danzatori compaiono dalla penombra, per abbracciare la scena: dispiegano i segmenti del loro corpo, corrono, vorticano, saltano, cercano il respiro comune, quel soffio vitale che permette loro di vivere nell’espressione della propria anima.

Intersecando il pensiero nietzschiano con l’espressione fisica di un sentimento che sorge da intime profondità, Béjart ricerca il punto di unione tra il reale e il trascendente, tra l’apollineo e il dionisiaco. Per il coreografo solo la danza può costruire un linguaggio universale capace di stabilire un contatto tra le diverse forme di pensiero e tra le differenti culture. La danza possiede un carattere sacro che si appella alle forze occulte.

Quando, dopo la rituale danza di sfida del primo movimento e quella gioiosamente dionisiaca del secondo, subentra l’adagio del terzo movimento, l’artista diviene allora opera d’arte.

La scena rifulge di armonia e di bellezza, stati luminosi che sono di presagio al quarto movimento in cui, richiamati dai gesti solenni e sacri di un officiante, si riuniscono, uno per volta, i protagonisti dei movimenti precedenti.

Ecco allora che il coro si toglie i soprabiti neri e appare radioso nel colore solare aranciato delle sue vesti per intonare le note magnifiche dell’Inno alla Gioia.

I ballerini con le calzamaglie dello stesso colore, attraverso una danza di equilibrio e di luce, diventano espressione della musica e del coro; proiettati nella bellezza della dialettica coreutica partecipano il loro canto di fisicità al rito collettivo della Gioia.

Tutto è trasceso: la Musica, la Danza, l’Uomo.

“Hanno scritto che è stata una rivoluzione, ma non ho fatto altro che ritornare alle origini – ha sostenuto Béjart –  E’ una partecipazione umana e profonda a un’opera che appartiene all’umanità intera e che, in questo caso, non è solamente suonata e cantata, ma anche danzata. Così com’era la tragedia greca o tutte le manifestazioni religiose primitive e collettive.”

La sensazione emozionale è di trovarsi di fronte a un capolavoro immenso. Il pubblico è ammaliato, i brividi scorrono sulla pelle e la commozione è fortissima.

I danzatori si rivelano nella loro sorprendente bellezza, nel soffio vibrante di un’interpretazione che pervade la perfezione della loro danza.

Tra loro, ma bisognerebbe citarli tutti ottanta, Elisabet Ros, Julien Favreau, Connor Barlow, Hideo Kishimoto, Mizuka Ueno, Kanako Oki, Dan Tsukamoto, Kateryna Shalkina, Kathleen Thielhelm, Svetlana Siplatova, Chiara Posca, Alanna Archibald, Lawrence Rigg, Misayoshi Onuki.

Anche l’orchestra, il coro e i solisti, tutti di nazionalità belga, si sono rivelati eccellenti.

La Danza è così, come voleva Maurice Béjart, palpito universale di umanità, respiro di libertà, accordo armonioso di fratellanza.

Mariolina Giaretta

20/01/2017

Di seguito degli estratti dei quattro movimenti della IXe Symphonie di Béjart tratti dal documentario dancing Beethoven di Arantxa Aguire con il Béjart Ballet Lausanne che uscirà al cinema in Svizzera e Germania l’11 marzo 2017 con un’anteprima a Ginevra il 23 gennaio 2017 e il 24 gennaio 2017 a Losanna.

1° movimento: Terra

2° movimento: Fuoco

3° movimento: Acqua

4° movimento: Aria

 

Foto:Béjart Ballet Lausanne, IXe Symphonie di Maurice Béjart. Credit: 1. ph. Kiyonori Hasegawa; 2. ph. Gregory Batardon; 3. – 4. ph. Kiyonori Hasegawa; 5.-6. ph. Francette Levieux; 7. ph. GM-Press; 8. ph. Kiyonori Hasegawa; 9. ph. Gregory Batardon; 10. ph. BBL Lauren Pasche; 11. ph. Gregory Batardon; 12. ph. Kiyonori Hasegawa; 13. ph. Philippe Pache; 14. -18. ph. BBL Lauren Pasche.

Scrivi il tuo commento

design THE CLOCKSMITHS . development DEHLIC . cookie policy