In Emilia Romagna

Ammutinamenti – festival di danza urbana e d’autore 2019

Torna a Ravenna, dal 7 al 15 settembre 2019, Ammutinamenti - festival di danza urbana e d’autore. In programma le performance firmate da Silvia Gribaudi, Nicola Galli, Hisashi Watanabe, Ginevra Panzetti/Enrico Ticconi, gruppo nanou, Fabrizio Favale, Dewey Dell, Marco D’Agostin, Francesca Foscarini, Moreno Solinas & Igor Urzelai. Per la Vetrina della giovane danza d’autore selezionati i lavori di Adriano Bolognino, Ottavia Catenacci, Maria Vittoria Feltre e Luca Zanni, Roberta Ferrara, Maria Focaraccio e Maria Giulia Serantoni, Greta Francolini, Claudia Gesmundo e Vera Sticchi, Pablo Girolami, Nicolas Grimaldi Capitello, Giovanni Napoli, Fabio Novembrini, Giselda Ranieri, Sara Sguotti, Giada Vailati.

Dal 07 . 09 . 2019 al 15 . 09 . 2019

Ravenna

Dal 7 al 15 settembre 2019 Ravenna ospita la 21° edizione di Ammutinamenti festival di danza urbana e d’autore a cura dell’Associazione Cantieri Danza, realtà culturale che da più di 20 anni promuove la parte più giovane e innovativa delle arti performative.

Protagonista del festival è la nuova danza emergente attraverso i lavori di giovani talenti, che si intersecano con le performance e gli spettacoli di compagnie e coreografi già affermati.

Il centro gravitazionale del festival è da sempre la Vetrina della giovane danza d’autore (12 – 14 settembre), dove i protagonisti sono selezionati dai più importanti operatori della danza nazionale che fanno parte del network Anticorpi XL, la rete che dal 2007 ha come focus principale la giovane danza d’autore italiana e che attualmente coinvolge 37 operatori di 15 regioni. I giovani coreografi e coreografe protagonisti di questa edizione e provenienti da tutta Italia sono: Adriano Bolognino, Ottavia Catenacci, Maria Vittoria Feltre e Luca Zanni, Roberta Ferrara, Maria Focaraccio e Maria Giulia Serantoni, Greta Francolini, Claudia Gesmundo e Vera Sticchi, Pablo Girolami, Nicolas Grimaldi Capitello, Giovanni Napoli, Fabio Novembrini, Giselda Ranieri, Sara Sguotti, Giada Vailati. La Vetrina della giovane danza d’autore 2019 presenta due sezioni IN e OUT, con creazioni di formato short e, in via sperimentale per l’edizione 2019, di formato lungo con una durata superiore ai 20 minuti.

Novità di questa edizione, oltre agli spazi dell’Almagià, le sale di Palazzo Rasponi dalle Teste e della Biblioteca classense, la Vetrina trova un nuovo spazio al Socjale di Piangipane, storico e glorioso teatro nel forese ravennate. Il teatro, costruito nel 1920 dai braccianti della locale cooperativa, è strettamente legato al territorio che affonda le sue radici nella concezione collettivistica della produzione dei primi del ‘900 e dalla ricerca di migliori condizioni di vita per il paese attraverso la realizzazione di spazi che permettessero l’elevazione culturale delle masse bracciantili.

Come di consueto il programma del festival è ricco di eventi, tra questi si segnalano spettacoli e performance di coreografi già affermati nel panorama nazionale come Silvia Gribaudi, Nicola Galli, Hisashi Watanabe, Ginevra Panzetti/Enrico Ticconi, gruppo nanou, Fabrizio Favale, Dewey Dell, Marco D’Agostin, Francesca Foscarini, Moreno Solinas & Igor Urzelai.

Il coreografo Nicola Galli presenta De rerum natura un lavoro che si ispira all’opera di Lucrezio; questa immagine di eterno movimento alimenta nella creazione coreografica il desiderio di muoversi di sei corpi, legati da un pensiero sotterraneo che scorre sanguigno sotto la superficie della pelle (9 settembre, Artificerie Almagià, ore 21.00). Nicola Galli porta al festival anche Genoma scenico teens, una performance danzata basata sulla relazione interattiva tra spettatore e danzatore che nasce dal lavoro svolto nel laboratorio intensivo per giovani danzatrici in formazione (8 settembre, Artificerie Almagià, ore 15.30 e 17.00).

Silvia Gribaudi presenta Graces (10 settembre, Artificerie Almagià, ore 21.00), spettacolo vincitore del Premio di produzione CollaborAction #4 2018/2019, azione del Network Anticorpi XL. Il lavoro, che si ispira ad una scultura del Canova, vede in scena tre corpi maschili dentro un’opera scultorea, che simboleggia la bellezza e dove maschile e femminile si incontrano. In scena anche la stessa Gribaudi “autrice del corpo”, perché con la sua poetica trasforma, in modo costruttivo, le imperfezioni. (10 settembre, Artificerie Almagià, ore 21.00).

Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, giovane e talentuosa compagnia emergente, presentano un lavoro di grande suggestione dal titolo Harleking, il nome di un demone dall’identità ambigua e multipla, una sorta di Arlecchino della Commedia dell’arte. Il linguaggio di Harleking ha una specifica qualità ipnotica in cui i contenuti, spesso estremi ed opposti, si fondono in un sistema metamorfico fluido in cui tutto può accadere, ma che tutto confonde (11 settembre, Artificerie Almagià, ore 21.00).

Il coreografo giapponese Hisashi Watanabe è in scena negli spazi degli antichi chiostri francescani con Inverted tree, creazione dedicato all’esplorazione del nostro corpo e di come nasconde in sé le possibilità di proprie forme di vita. Questo lavoro fa parte della ricerca artistica del coreografo, che si basa sulla libertà del corpo umano dai vincoli della società (7 settembre, ore 16.00).

In programma ad Ammutinamenti negli spazi urbani della città: Fabrizio Favale con Argon creazione che, partendo dall’esplorazione dei concetti di stato della materia e dalla costruzione di paesaggi dell’immaginario, presenta un universo molto variabile e alterabile, agito da un piccolo gruppo di giovani uomini, che attraverso la danza rivelano momento dopo momento suggestioni molto diverse (7 settembre, Piazza Kennedy, ore 17.30); Dewey Dell/Teodora Castellucci con lo spettacolo Deriva traversa porta in scena la condizione di solitudine della figura del pastore, aspetto caratteristico di questo mestiere che permette un’immersione interiore totale, un lieve allontanamento dal visibile (7 settembre, Palazzo Rasponi dalle Teste, ore 18.00).

Attesa per il progetto Sedimenti che, dopo il recente debutto Matera e il percorso in Giovani artisti per Dante a Ravenna dove il progetto ha preso forma, approda ad Ammutinamenti, in piazza San Francesco. In scena li coreografo libanese Bassam Abou Diab, lo spagnolo originario del Nicaragua Yeinner Chicas e gli italiani Olimpia Fortuni e Leonardo Maietto in Who cares? Ecologia del dialogo (13 settembre, ore 17.00). Sedimenti è un percorso creativo che si è sviluppato in quattro tappe e che ha portato alla realizzazione di uno spettacolo di danza nato dalla collaborazione fra quattro artisti provenienti da differenti paesi del Mediterraneo. Una danza che sa fondere esperienze, visioni ed estetiche individuali in un’opera collettiva con l’intento di disegnare mappe di relazione uomo-ambiente tra le diverse sponde del Mediterraneo.

Si conferma il crescente interesse per Prove d’autore, che dà a coreografi emergenti della scena coreutica contemporanea italiana la possibilità di misurare le proprie capacità autoriali confrontandosi con l’ideazione e la scrittura coreografica per ensemble numerosi. Anche quest’anno tre sono le compagnie che hanno lavorato con i coreografi selezionati dai partner della rete: Marco D’Agostin con Balletto di Roma, Francesca Foscarini con Balletto di Toscana, Moreno Solinas & Igor Urzelai con MM Contemporary Dance Company (sabato 14 settembre ore 21.00 Biblioteca Classense).

Appuntamento per le famiglie è CorpoGiochi OFF, laboratorio di movimento per adulti e bambini dai 5 anni (8 settembre dalle ore 10 alle ore 13 – Artificerie Almagià) e Invito alla danza per il quale, quest’anno, le scuole di danza e i gruppi informali della città in apertura del festival presentano il progetto Re:Rosas: danzatori, danzatrici, coreografe e insegnanti coinvolti ripropongono la celebre scena delle sedie della creazione Rosas danst Rosas della coreografa belga Anne Terese de Keersmaker, rispondendo all’invito della compagnia belga di imparare la coreografia e riproporla in diversi contesti per mantenere viva la storia dello spettacolo (7 settembre ore 17 – Piazza San Francesco). Sempre nella giornata di apertura il progetto Device, esito finale del laboratorio condotto da Monica Francia nell’ambito di CorpoGiochi dedicato a giovani del territorio tra i 12 e i 22 anni.

Novità di questa edizione lo spettacolo di danza contemporanea pieno di magia e acrobazie dedicato ai bambini: Simposio del silenzio (studio) di Lucrezia Maimone/Zerogrammi, spettacolo vincitore di CollaborAction Kids 2018/19 (15 settembre, Artificerie Almagià, ore 12.00).

La compagnia ravennate gruppo nanou presenta Alphabet et Ultra – esito del percorso di formazione rivolto a danzatori e danzatrici. gruppo nanou nasce a Ravenna nel luglio del 2004 come luogo di incontro dei diversi linguaggi e sensibilità che caratterizzano la ricerca artistica di Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura (apertura pubblica del progetto 15 settembre, ore 15 e in replica ore 16, Artificerie Almagià).

Tra gli incontri si segnala Le danze delle residenze – racconti e visioni dai percorsi di residenza dei coreografi selezionati per il progetto Residance XL 2019, dialoghi a cura di Francesca Giuliani (14 settembre, ore 15 – Teatro Rasi).

Attraversa il Festival il progetto Nuove Traiettorie (7 – 15 settembre), una comunità artistica di formazione di coreografi emergenti caratterizzato da incontri, confronti, allenamenti e visioni di spettacoli. Saranno in dialogo con i giovani danzautori del corso di formazione della Regione Emilia Romagna Danzautore Contemporaneo, ospiti anche loro al festival per lo stage previsto dal progetto.

Da segnalare, l’ormai tradizionale appuntamento con GARAGE SALE, cantiere creativo in cui si incontrano hand made, second hand, vintage, musica e fotografia. La giornata si completa con i “dialoghi” curati da Sabina Ghinassi per il progetto Appunti per un terzo paesaggio, in collaborazione con Rete Almagià. (8 settembre dalle ore 10 alle 19 –area urbana Artificerie Almagià &Darsena di città).

www.cantieridanza.it/festivalammutinamenti

Programma Vetrina Giovane Danza d’Autore 2019 

Queste le coreografie in scena per l’edizione 2019 della Vetrina della giovane danza d’autore, azione di Anticorpi XL – Network Giovane danza d’autore. Le coreografie sono state selezionate a seguito di una open call.

12 settembre 2019

Sara Sguotti, Space Oddity –  Palazzo Rasponi, ore 17.00 e 18.00 Space Oddity è una performance che nasce per il pubblico. Vive della relazione con lo spazio, il tempo e le persone che decidono di esporsi. È danza, puro movimento, e si ispira a tutto quello che è l’ambiente creando infinite relazioni, partendo dall’estetica del luogo e arrivando all’intimo dell’individuo, legando ciò che è lontano con ciò che è vicino, dando vita a connessioni invisibili che vivono soltanto dell’immaginazione dell’io. La performance è resa possibile grazie allo studio del luogo ed è limitata da un tempo che l’autrice ama definire “i 5 minuti di gloria della solitudine”, tempo dettato da una clessidra che determinerà il crearsi e lo svanire delle relazioni. L’atteggiamento necessario alla sua realizzazione è la sincerità.

Claudia Gesmundo e Vera Sticchi, Atmos –  Artificerie Almagià ore 21.00 – «La ricerca coreografica trae ispirazione dal concetto di modernità liquida elaborato da Bauman. La scena è sottoposta a un processo di scioglimento e diventa progressivamente ‘liquida’ perdendo i suoi contorni chiari e definiti. I due corpi appaiono come immersi in una grande bolla d’acqua in continuo e inevitabile mutamento e si comportano come fluidi che, non avendo forma propria, assumono quella del contenitore. Ma anch’essa è destinata a mutare. ’Punti instabili’ in uno spazio di oggetti in movimento e di forze in grado di spingerli, modellarli e governarli, cercano di rimanere a galla, ma ne vengono continuamente trasformati: progressivamente affondano senza riuscire a riemergere».

Maria Focaraccio e Maria Giulia Serantoni, Storie brevi-Nulla di troppo intimo – Artificerie Almagià ore 21.00 – «La performance genera forme dialogiche che compongono frammenti coreografici dove la sempre diversa relazione tra le interpreti mappa un’invisibile costellazione nello spazio, definendo codici di possibili nuovi lessici. Attraverso la sincronia, il contatto, il confronto, sovrapposizioni e incastri, i due corpi diventano territori in cui tracciare connessioni. Il duo si confronta con il tentativo di andare al di là del senso più comune di antinomia e contrapposizione. L’etimologia della parola dialogo (dal greco dia -in mezzo a/fra- e logos -nella sua accezione più ampia ragione/significato/parola) supporta la natura della ricerca; l’aspetto che emerge come caratteristico del dialogo, infatti, è la sua medietà, il suo stare in mezzo, il suo dividere unendo. Lo spettacolo apre volutamente spazio ai dubbi, alle esitazioni e ai malfunzionamenti; negli spazi mancanti, nei silenzi, nei non-detti si celano i fragili meccanismi che dispiegano la successione degli eventi, dove il pensiero e l’azione vengono sospesi per lasciare riverberare l’eco di ciò che è appena stato.»

Ottavia Catenacci, Glory was at the fingertips – Artificerie Almagià ore 21.00Glory was at the fingertips rende omaggio alla manifestazione avvenuta il 23 agosto 1989 in Estonia, Lettonia e Lituania, passata alla storia come Linea Baltica. Si tratta della più grande manifestazione organizzata nell’Unione Sovietica e consiste in una catena umana di 600 km a cui parteciparono due milioni di persone.
L’interesse nei confronti del processo di indipendenza lituano è nato durante un periodo di studi dell’artista a Vilnius e l’ha portata a studiare la Rivoluzione Cantata, in particolare la Linea Baltica, come forma di performance collettiva. La determinazione del gesto diventa il punto di svolta per i popoli baltici. La consapevolezza del singolo di essere parte di una comunità viene attuata concedendo il potere della singolarità del corpo all’affermazione della comunità stessa. «Lo sapevo per certo, se fossi riuscita a toccare le loro dita tutto sarebbe stato possibile», è ciò che si legge in una testimonianza. Toccare la punta delle dita del vicino diventa la conditio sine qua non, l’espressione semplice e completa di questa unione. Il pezzo si sviluppa in tre movimenti. La prima parte rappresenta la repressione durante l’occupazione sovietica: una ninna nanna folcloristica culla la danzatrice in una realtà onirica, la canzone cantata dalla mamma per far addormentare il figlio è una metafora dell’oppressione del regime che vuole il sopimento dei cittadini. La seconda parte riguarda la consapevolezza, l’affermazione del gesto e la Linea Baltica. La parte conclusiva dà spazio all’individualità che, mentre in precedenza permette lo svolgersi dell’azione collettiva, ora si afferma come un’unità consapevole del proprio ruolo storico.

Adriano Bolognino, RM94978 from Paris to Tenerife, interpreti Rosaria Di Maro e Giorgia Longo – Artificerie Almagià ore 21.00 – Storia dell’imprevedibilità. Routine di due assistenti di volo che si trovano alle prese con passeggeri, indicazioni e imprevisti. Esplorare i comportamenti e le azioni di questo mestiere. Esplorare soprattutto i rischi e le diverse reazioni quando si deve affrontare una caduta inevitabile e dunque andare incontro alla morte. Mantenere la calma per i passeggeri o lasciare andare il proprio ruolo rivestito di una fasulla freddezza? Un’estetica ed un linguaggio iper precisi, immersi in un’atmosfera di continua tensione e totale assurdità.

13 settembre 2019

Giada Vailati, La madre folle, Teatro Socjale di Piangipane ore 18.30 – La Natura esiste come sistema perfetto di cicli eterni di nascita, vita e morte. Ogni creatura viene al mondo come membro inconsapevole di questo grande progetto, compreso l’uomo: tuttavia, quest’ultimo non si limita ad esistere senza volontà, ma osserva il disegno cercando di coglierne l’origine, l’archetipo.
L’evoluzione del pensiero nel corso dei secoli ha portato a plasmare una vera e propria immagine dell’origine dell’uomo, nota come la Grande Madre: generosa e accogliente quando dona la vita ai propri figli, crudele e terribile quando si riprende il principio creatore attraverso l’uccisione degli stessi. In un poemetto grottesco del XIII secolo l’autore, anonimo, dipinge la Grande Madre come una strega che cattura ed ingerisce un giovane cavaliere per poi rimetterlo al mondo una volta avvenuta la digestione in forma nuova e consapevole, munito di volontà e coscienza necessarie per muoversi nel mondo adulto. La generosità della Madre Folle è estremamente corporea, passa attraverso le sue viscere. La Madre Folle trae spunto dall’anonima chanson de geste e ne interpreta due momenti, due istanti di questo rituale di consapevolezza: una danza prima grottesca, istintiva e radicalmente naturale evolve in un linguaggio estremamente nitido e ripetitivo, una corsa verso la conquista della consapevolezza, della capacità di scegliere, della volontà.

Giovanni Napoli, You deserve a lover, interpreti Martina Piacentino e Cosmo Sancilio – Teatro Socjale di Piangipane ore 18.30 – Un viaggio attraverso corpi, tra tensioni e smarrimenti, tra illusioni e disincanto, dolci carezze ad asciugare le lacrime.Un’ordinaria necessità di bisogno. L’amore forse salva, ferisce, tradisce e lenisce. A pensare all’amore la mente evoca immagini ridenti, di ballate notturne in riva al mare. Ma la mente spesso mente e l’amore spesso tradisce le nostre aspettative. E con questo, cosa vorremmo dire? Che l’amore è sofferenza, che dovremmo evitare di amare per il timore di soffrire, che solo per pochi eletti esiste l’amore eterno? E se scoprissimo che l’amore altro non è che la sintesi perfetta tra ciò che siamo, ciò che vorremmo essere, ciò che saremo e ciò che non saremo mai? Nell’intimità di un duetto, i due amanti riescono a superare le paure, le frustrazioni, le incertezze insite nell’uomo. L’intento del coreografo è quello di comunicare emozioni senza andare oltre nella drammatizzazione e nella narrazione. Nel creare la coreografia, Giovanni Napoli contrappone alle dolci note di un pianoforte e un movimento contemporaneo viscerale.
La coreografia parla di una storia d’amore ma anche di solitudine, voglia di allontanarsi e di ritornare. Sguardi intensi, il calore di un abbraccio, il significato di un piccolo gesto, accompagnati da dolci note, portano i due danzatori a manifestare le loro reali emozioni.

Greta Francolini, Annunciazione, interpreti Chiara Bollettino, Greta Francolini – Teatro Socjale di Piangipane ore 18.30Annunciazione è un meccanismo drammaturgico che permette allo spettacolo di avere un inizio, un andamento e una fine. Un video, la danza, una voce che canta, il suono che pervade lo spazio e la stessa architettura dello spazio, sono le componenti dello spettacolo. Esse si susseguono in una logica non gerarchica, ma orizzontale. La musica che avvolge il lavoro, conferendogli un colore e un’atmosfera, è l’elemento di pathos che apre lo sguardo espandendo gli orizzonti della scena oltre il tempo e lo spazio scenico. La natura dello spettacolo è esteriore e per questo non deve essere scoperta, decifrata, ma solo guardata.

Nicolas Grimaldi Capitello, Lost in this (un)stable life, interpreti Nicolas Grimaldi Capitello e Francesco Russo – Teatro Socjale di Piangipane ore 18.30 – Un ‘solo’ a due corpi che si muovono in uno spazio circoscritto: una piscina. Essi sono l’uno di fronte all’altro in un equilibrio stabile compromesso da elementi interni ed esterni allo spazio performativo. Tutta l’azione scenica può essere intesa come una continua inversione di ruoli, invasione di spazi, capovolgimento di condizioni, per far comprendere quanto tutto sia precario e come gli uomini siano molto diversi o addirittura uguali se immersi in situazioni identiche. La pièce diventa un rito magico, un processo di liberazione da esperienze traumatizzanti o da situazioni conflittuali, una vera e propria catarsi. Ed è proprio quando tutto è dipinto di nero che dobbiamo trovare le forze per rialzarci e ripulirci l’anima, trovando il modo di stare bene con i molteplici noi stessi e con gli altri, dando il via a nuovi percorsi.
Nella rappresentazione teatrale questo ciclo di errare e di ricostruire verrà riproposto infinite volte, in infiniti modi, portandoci ad una fine che fine non è. Due facce della stessa medaglia impegnate nell’affermazione del proprio essere di fronte all’altro, a se stessi e al pubblico. Lost in this (un)stable life è il primo duetto del trittico The Art (of never getting angry).

Giselda Ranieri , T.I.N.A. (There Is No Alternative) – Artificerie Almagià ore 21.00 – «In questa produzione proseguo la mia ricerca sulla connessione ritmico-musicale tra voce, gesto e movimento.T.I.N.A. è un lavoro di confine. È un dialogo giocato sul filo tra reale e visionario, un confronto tra personale e sociale con sconfinamenti ironici e onirici: una donna che prova a districarsi tra mille puntini di sospensione ansiogena. Un lavoro breve, non serio e non faceto, fra parola e gesto, epico e ordinario, ordine e caos. Traendo ispirazione dal famoso acronimo coniato da M. Thatcher, T.I.N.A. riflette su una situazione contemporanea che ha portato le premesse di allora quasi agli estremi opposti: dal ‘There Is No Alternative’ all’odierno essere sommersi da una miriade di possibilità di azione, informazioni, dati, indici, likes. Reclamiamo il silenzio, ma allo stesso tempo ne siamo terrorizzati. Una condizione esistenziale estrema che può porre l’individuo in una paralisi psicologica. Un mare magnum di occasioni, un ipotetico sogno felice che si trasforma in un incubo. Una realtà che provoca ansia. T.I.N.A. rende omaggio a quanti condividono questo stato esistenziale ed emotivo. Un tributo offerto con spirito critico e ironia per suggerire un distacco ponderato che possa schiarire la visione d’insieme e riportare il soggetto al sé.»

Fabio Novembrini, When I was in Stoccolma – Artificerie Almagià ore 21.00 – «When I was in Stoccolma è cambiato e si è delineato nella sua forma attuale parallelamente all’evoluzione della mia ricerca artistica. È cambiato con me nell’arco di un anno di lavoro, una serie di residenze e collaborazioni artistiche mi hanno portato a dargli una nuova veste. When I Was in Stoccolma è un solo nato dalla mia esperienza personale. Il focus della mia ricerca è la trasformazione, intesa come cambiamento di stato sia emotivo che fisico. Precisione, trasformazione e libertà sono le parole chiave per introdurre il pubblico nel lavoro. Partendo da alcuni quesiti sul mio senso di inadeguatezza, ho riflettuto su come questo derivasse dalle tacite pressioni esercitate da un mondo esterno che ci vuole sempre più veloci, perfetti, performanti. Ho tradotto questo in una pratica somatica nell’ambito della quale ritualisticamente metto in atto una trasformazione e affermo la mia identità e la mia libertà di singolo e di individuo nella collettività.
Immaginate un corpo che per sopravvivere si adatti all’ambiente circostante, segua le sue regole, ne prenda la forma, dimenticando quasi completamente la sua. Immaginate un tempo senza tempo, immaginate una forza intima, una resistenza solitaria e silenziosa. Vi sembrerà di vedere un animale avvolto nel suo mimetismo batesiano che, lentamente, al susseguirsi degli eventi, cambia pelle fino a trovare il suo colore.»

Maria Vittoria Feltre e Luca Zanni, DOYOUWANNAJUDGEME, interpreti Maria Vittoria Feltre, Luca Zanni e Nicola Simone Cisternino – Artificerie Almagià ore 21.00 – «DOYOUWANNAJUDGEME concretizza in performance quelli che sono i ‘frammenti coreografici’ derivati da un’analisi visiva e puramente personale dell’affresco Giudizio universale di Michelangelo Buonarroti. Partendo dauna serie di sperimentazioni suggerite dalla varietà di forme e dettagli che caratterizzano l’opera pittorica, il lavoro si sviluppa attraverso la costruzione di una partitura coreografica suddivisa in ‘frame’ e basata sulla pluralità deglielementi a disposizione con particolare interesse verso il punto di vista, il ‘complementarsi’ delle forme e la frammentazione spaziale. La linea guida seguita, verte a formalizzarsi in una serie di getti estetici che si adattano ai diversi corpi e alle diverse sensibilità degli artisti. Durante la performance dal vivo tre danzatori condividono lo spazio scenico sia confrontando le loro personali rielaborazioni dell’opera pittorica, che relazionandosi con altrettanti ‘avatar’ in movimento trasmessi per mezzo di un televisore presente sulla scena, dando così vita ad una serie di scambi, intrecci coreografici e ritmi tra performer reali e performer ‘su schermo’. Il progetto quindi, oltre a voler indagare sulle infinite possibilità di fruizione di un’opera d’arte di qualsiasi natura, si focalizza sulla relazione tra due differenti modalità di proporre una partitura coreografica ad un pubblico: la concretezza della performance dal vivo e le possibili risposte emotive di una performance trasmessa all’interno di uno schermo piatto».

14 settembre 2019

Pablo Girolami, Manbuhsa, interpreti Giacomo Todeschi e Pablo Girolami – Biblioteca Classense, ore 16.30 e 17.30 – «Manbuhsa è stato creato immaginando due ragazzini che giocano in una risaia. Incentivata dal fascino per le civiltà estere e forgiata sui ritmi della musica, una relazione si crea tra i danzatori. Attraverso i movimenti, uno spinge l’altro alla scoperta del suo istinto naturale.  Un cammino vibrante di inconsapevoli emozioni, innocenza e giocosità. La prima immagine che ho avuto è stata quella di un esodo urbano. Ho visto un treno stracolmo di gente in viaggio verso il proprio paese di origine. Esploro la sensazione di insicurezza e di quel sentirsi ingabbiati dalla negatività latente dell’urbanizzazione. La seconda immagine su cui mi sono basato riguarda invece il corteggiamento animale, in particolar modo quello degli uccelli. Osservando il loro comportamento durante la parata nuziale, mi sono lasciato influenzare sotto diversi aspetti. Mentre la fisicità di Manbuhsa ci rimanda alle gru, i cui corpi reagiscono simultaneamente agli impulsi reciproci, l’agitazione e la precisione ci possono far pensare al ragno pavone. Manbuhsa è in qualche modo uno studio e una trasposizione sul corpo umano di queste peculiari danze animali.»

Roberta Ferrara, Equal to men, interprete Tonia Laterza – Biblioteca Classense, ore 16.30 e 17.30 Le loro donne cavalcano, tirano con l’arco, usano le lance in galoppo e combattono contro il nemico finché sono vergini. Anzi, non compromettono la loro verginità sino anche non hanno ucciso almeno tre nemici (…) Gli manca il seno destro. Quando sono ancora bambine, le madri premono loro contro quella parte del corpo uno speciale apparecchio di bronzo rovente e questa bruciatura inibisce la crescita della mammella. La forza va così ad alimentare la spalla destra e il braccio destro.” «Le Amazzoni. Il mito eterno delle donne guerriere in groppa a un focoso cavallo, l’arco nel pugno, le gambe muscolose nella burrasca, lo sguardo truce sui volti delicati. Belle, giovani, determinate, pronte a difendere la propria indipendenza a colpi di spada o tiri di freccia. Omero le definì ‘uguali agli uomini’ e questo, nella società greca patriarcale, era un segno di rispetto.»

Foto: 1. De rerum natura di Nicola Galli; 2. Argon di Fabrizio Favale, ph. Andrea Macchia; 3.  Deriva Traversa – Dewey Dell ph. by Eva Castellucci; 4. Graces di Silvia Gribaudi, ph. Giovanni Chiarot-Zeroidee; 5. Harleking di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, ph. Ettore Spezza; 6. Harleking di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, ph. Andrea Macchia; 7. Hisashi Watanabe, ph. Bozzo; 8. Hisashi Watanabe ; 9. Hisashi Watanabe ph. Shinya; 10. Sedimenti, Bassam Abou Diab, Yeinner Chicas, Olimpia Fortuni e Leonardo Maietto; 11. Sara Sguotti, Space Oddity; 12. Claudia Gesmundo e Vera Sticchi, Atmos; 13.-14. Maria Focaraccio e Maria Giulia Serantoni, Storie brevi-Nulla di troppo intimo; 15. Ottavia Catenacci, Glory was at the fingertips; 16. Adriano Bolognino, RM94978 from Paris to Tenerife; 17. Giada Vailati, La madre folle; 18. Giovanni Napoli, You deserve a lover; 19. Greta Francolini, Annunciazione; 20. Nicolas Grimaldi Capitello, Lost in this (un)stable life; 21. Giselda Ranieri, T.I.N.A. (There Is No Alternative); 22. Fabio Novembrini, When I was in Stoccolma; 23. Maria Vittoria Feltre e Luca Zanni, DOYOUWANNAJUDGEME; 24. Pablo Girolami, Manbuhsa; 25. Roberta Ferrara, Equal to men.

 

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