Glen Çaçi a Fabbrica Europa con KK // I’m a kommunist kid
Dal 15 . 05 . 2015 al 16 . 05 . 2015
Firenze - Teatro Cantiere Florida, Via Pisana 111/R
Al Teatro Cantiere Florida di Firenze, venerdì 15 maggio 2015 alle ore 19 e sabato 16 maggio alle ore 21, il Festival Fabbrica Europa ospita il debutto italiano di KK // I’m a kommunist kid, nuovo lavoro di Glen Çaçi, autore e performer albanese attivo in Italia, Belgio e Francia dal 2005.
In questo duetto che Glen Çaçi interpreta assieme al fratello Olger Çaçi, il coreografo parte da alcuni interrogativi: La bellezza è condizionata dal proprio background storico, dalle proprie radici d’infanzia? In quali termini possiamo parlare d’identità, appartenenza e radici oggi, negli anni 10 del ventunesimo secolo? Cosa ci differenzia, se ci differenzia, dai secoli precedenti e dalla modernità? E in che misura possiamo giocare oggi con la nostra identità, entità ontologicamente complessa e frattale, farla dialogare col passato e col futuro prossimo, reinventandola a nostro piacimento? Ci sono dei privilegi che ci permettono di farlo con più o meno libertà? Quali sono? Come cittadino europeo sono forse più libero rispetto a mio fratello? Qual è il legame tra cittadinanza, libertà e immaginazione?
Glen Çaçi affronta queste e altre questioni attraversando da neo-cittadino europeo le sue radici albanesi assieme al fratello, anche lui emigrato in Europa negli anni ’90, da oltre sedici anni assente dall’Albania ma tuttora in attesa della cittadinanza spagnola. Entrambi, da punti di vista e condizioni differenti, si confrontano in scena con i propri ricordi dell’Albania, un’Albania prima della globalizzazione, vissuta durante l’infanzia e l’adolescenza; un’Albania che per necessità re-inventano a livello mnemonico-immaginativo con lo sguardo di oggi.
KK inizia con un’intervista del coreografo al fratello: tracciato il territorio del discorso, Glen propone a Olger una serie di pratiche ed esercizi di immaginazione per tentare di ri-costruire assieme una fantomatica identità albanese. Interrogano così il loro senso di appartenenza ripescando nella memoria stereotipi, luoghi comuni ed episodi storici: tra karaoke e canzoni italiane retrò (da Toto Cutugno ad Adriano Celentano), tra danze tradizionali (apprese imitando video da youtube) e attitudini fisiche secondo un immaginario stereotipato di mascolinità albanese; e poi ancora la caduta del comunismo e la rincorsa al capitalismo, evocazioni di una lontana discendenza sufi da parte di padre e una lingua di emigrati, che conserva il sapore degli anni ’90.
KK è una riflessione politico-performativa sulla proprietà territoriale e sull’identità culturale, filtrata da un’ironia cruda e pungente; una traduzione coreografico-contemporanea dell’estetica di un’infanzia post-comunista.