In tournée

Spellbound Contemporary Ballet festeggia con il tour di Spellbound 25. In scena le coreografie di Marco Goecke, Marcos Morau e Mauro Astolfi

La Spellbound Contemporary Ballet, compagnia diretta da Mauro Astolfi e Valentina Marini, festeggia i suoi primi 25 anni di attività con il tour di Spellbound 25. Quattro le coreografie in scena: Marte di Marcos Morau, Äffi di Marco Goecke, Unknown Woman e Wonder Bazaar di Mauro Astolfi. Spettacoli a Catania, Pergine, Rovereto, Napoli e Roma.

Dal 13 . 11 . 2020 al 13 . 12 . 2020

13 e 15 novembre 2020 Scenario Pubblico di Catania; 18 novembre 2020 Teatro Comunale di Pergine; 20 novembre 2020 Teatro Melotti di Rovereto; 22 novembre 2020 Teatro Bellini di Napoli; dall’8 al 13 dicembre 2020 Teatro Vascello Roma

Dopo il debutto a Milano, al Teatro Elfo Puccini nell’ambito di Milano Oltre lo scorso 10 ottobre 2020, la compagnia Spellbound Contemporary Ballet prosegue il suo tour italiano con Spellbound 25, spettacolo con cui festeggia i suoi primi 25 anni di attività. Lo spettacolo si compone di quattro coreografie firmate da Marco Goecke, Marcos Morau e Mauro Astolfi.

Queste le date italiane del tour

Apre Marte, coreografia Marcos Morau in collaborazione con i danzatori Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi e Aurora Stretti.
Nonostante i suoi 37 anni, Marcos Morau pensa a tutto ciò che ha lasciato e a tutto ciò che non potrà mai più essere. Oggi ricorda il momento in cui tutto era possibile, quel momento in cui la realizzazione e il fallimento sono raggiunti in tutto il loro splendore e tutto è vissuto come se il mondo si scontrasse domani.
Marte oltre al Dio della guerra, lo è della passione, della sessualità, della perfezione e della bellezza e dà titolo al nuovo lavoro dell’autore con sede a Barcellona per Spellbound Contemporary Ballet.
Marte rappresenta quel pianeta vuoto e ostile che attende di essere colonizzato da un gruppo di giovani in una sorta di celebrazione nell’Europa del XXI secolo, con tutta la forza della sua gioventù e del suo desiderio come forza motrice. Un luogo dove nessuno vuole essere lasciato indietro e il futuro è visto come un labirinto confuso, pieno di rassegnazioni, delusioni e nuovi conflitti, e dove l’unica guerra che si combatte è quella che li mette di fronte a un mondo che avanza così velocemente da non poter continuare.
Piacere, desiderio e tensione sono gli elementi centrali di questo progetto. Un conflitto tra l’individuo e la collettività, tra il presente e un futuro incerto, tra la materia organica e la tecnologia, dove si rivela una nuova concezione della forma astratta.

Segue Äffi, coreografie, set e costumi di Marco Goecke, una delle creazioni di maggior successo internazionale di Marco Goecke, un assolo interpretato da Mario La Terza basato sulla grammatica della tecnica classica ma fortemente contaminato dalle espressioni del tanztheater tedesco. «Il motore del mio lavoro è l’angoscia, può diventare una fonte di speranza. Rendere l’angoscia visibile e palpabile per trasformarla in bellezza», dice Goecke nel documentario rivelatorio A fleur de peau, realizzato da Manon Lichtveld e Bas Westerhof, nel quale l’artista ci porta dentro la passione per il teatro scoperta a 14 anni, gli attacchi di panico, iniziati da giovane, la meraviglia della creazione. «Sfuggire dal corpo, scappare dai propri limiti è quello che cerco di fare con i movimenti veloci del mio vocabolario», spiega l’artista.

Chiudono lo spettacolo due coreografie di Mauro Astolfi: Unknown Woman, un assolo interpretato da Maria Cossu, danzatrice storica dello Spellbound Contemporary Ballet, e Wonder Bazaar che vede in scena Lorenzo Capozzi, Riccardo Ciarpella, Linda Cordero, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Caterina Politi e Aurora Stretti.

«Unknown Woman è un racconto serio ed immaginario allo stesso tempo, è un raccoglitore di memorie e di pensieri di quello che è accaduto con un’artista importante in 20 anni di collaborazione e di condivisione – scrive Mauro Astolfi – Io e lei abituati in questi 20 anni a raccontarci alcune cose segrete attraverso dei movimenti, dei portatori sani di verità, una rubrica disordinata dove ho dovuto leggere e rileggere appunti per capire la donna e l’artista.
Forse ci siamo capiti solo in una sala prove e sul palcoscenico di un teatro, ma come si fa a capire un’artista? inseguirla è stato possibile solo con gli occhi e con il cuore, ogni altro modo ti confonde ancora di più e ogni volta devi quasi ricominciare dall’inizio, come ci ripresentassimo e ci chiedessimo per la prima volta il nome. Non so dove finisce l’immaginazione e quanto invece ho imparato da lei in questi 20 anni.
Da sconosciuti siamo ancora in sala, ci osserviamo, ci regaliamo e ci rubiamo cose, ma ci conosciamo bene e per questo camminiamo ancora insieme».

«Wonder bazaar è un avamposto di una umanità servo assistita da una tecnologia desueta, un emporio a buon mercato dove cercare di riparare i danni di una vita che non si riesce a capire e a controllare – scrive sempre Mauro Astolfi – Ognuno accartocciato su sé stesso, dove i rapporti umani ormai ridotti al minimo lasciano spazio ad una fiducia cieca e priva di senso nei confronti di una macchina che, anche se spenta e non funzionante, dà sicurezza.
Ma tra i macchinari e gli scaffali c’è chi trova un rimedio per gli afflitti da angoscia esistenziale e lavora ad un progetto misterioso, forse un azzardo, ma per tentare di ribaltare l’alienante mondo contemporaneo. Un sistema ormai perfetto di produttività meccanica, scaffali pieni di testimonianze di felicità mia raggiunte.
Wonder Bazaar è uno studio ibrido tra passato e futuro dove smettere di girare in tondo in una fitta matrice di abitudini, dove si verifica l’incapacità di condividere emozioni reali con gli altri. La meraviglia di questo bazaar è che proprio in questo cimitero di macchinari non più funzionanti o semi funzionanti si ritrova un senso di fede non più verso qualcosa o qualcuno all’esterno di noi: proprio qui paradossalmente si risolvono teoremi importanti sul senso della vita al di fuori della connessione con le macchine e ci si ricorda che le macchine sono state costruite da noi».

Foto: 1.-8. Wonder Bazaar di Mauro Astolfi, Spellbound Contemporary Ballet, ph Sara Meliti;

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